In questo periodo dell’anno, diversi ospedali registrano un sensibile incremento delle nascite imputabile al desiderio di molte famiglie di far coincidere il lieto evento con le vacanze pianificate o eventuali sgravi fiscali. Secondo il comune buonsenso, un’anticipata induzione del parto così come il ricorso al cesareo pretermine potrebbero comportare alcuni rischi, dal momento che, dalla 34. settimana di gestazione in poi l’unica cosa che resta da fare al bambino è crescere.
Secondo recenti studi, però, queste ultime settimane sarebbero più importanti di quanto si pensasse per lo sviluppo cerebrale, polmonare ed epatico. Inoltre, i bambini nati tra la 34. e la 36. settimana – ora definiti “late preterm” [neonati quasi a termine, ndt] potrebbero risentire di conseguenze durature.
In uno studio pubblicato sul numero di ottobre dell’American Journal of Obstetrics and Gynecology si calcola che per ogni settimana, tra la 32. e la 39., di permanenza del feto in utero, si registrerebbe una riduzione del 23% di disturbi quali difficoltà respiratorie, ittero, crisi apoplettiche, instabilità termica ed emorragie cerebrali.
Alla luce di un secondo studio condotto su circa 15.000 bambini e pubblicato sul numero di luglio del Journal of Pediatrics, i neonati partoriti tra la 32. e la 36. settimana otterrebbero voti più bassi in lettura e matematica rispetto a quelli nati a termine. Questi studi indicano inoltre che i neonati late preterm sarebbero più esposti al rischio di lievi disturbi cognitivo-comportamentali, e dotati di un Q.I. inferiore a quello dei nati a termine.
In più, gli esperti ci tengono a sottolineare come l’età presunta del feto potrebbe risultare pre o post-datata di due settimane. Ciò significherebbe che un bambino di 36. settimane potrebbe averne solo 34
L’American College of Obstetricians and Gynecologists, l’American Academy of Pediatrics e il March of Dimes esortano le ostetriche a non praticare parti prima della 39. settimana se non per necessità strettamente mediche.
“E’ fondamentale comprendere come ogni settimana conti”. E’ quanto afferma Lucky E. Jain, Docente di Pediatria presso la Emory University School of Medicine.
Non è chiaro il perché un gran numero di parti venga anticipato per ragioni non strettamente mediche. Dal 1981, negli Stati Uniti si è registrato un incremento del 31% delle nascite pretermine (prima della 37. settimana) – una ogni 8 nascite. E’ nei neonati più piccoli che si riscontrano i maggiori problemi. In realtà il 75% dei pretermine viene al mondo tra la 34. e la 36. settimana, e l’incremento si registra in particolare nel numero di cesarei, che oggi rappresentano un terzo dei parti negli Stati Uniti. Un ulteriore 25% delle nascite avviene per induzione, +125% dal 1989.
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Molti di questi parti programmati sono dovuti a ragioni strettamente mediche quali sofferenza fetale o pre-eclampsia, l’improvviso innalzamento della pressione nella madre. Più difficile individuare gli interventi ingiustificati. “Le ostetriche conoscono bene il protocollo” – riferisce Alan Fleischman, Direttore medico del March of Dimes – “e sanno essere particolarmente creative nell’esprimere talune indicazioni, tipo “rischio di pre-eclampsia”, aggiunge.
Per quale motivo molti dottori accettano di effettuare parti anticipati in assenza di motivazioni mediche? Alcuni citano le pressioni esercitate dai genitori: “Sono stufa di essere incinta. Mi si sono gonfiate le dita. Deve arrivare mia suocera”. “Ecco cosa ci si sente ripetere di continuo”, riferisce Laura E. Riley, Primario di Ostetricia e Ginecologia presso il Massachusetts General Hospital, “ma se ci sono altri 25 pazienti ad aspettare e un ‘no’ potrebbe comportare un’ulteriore attesa di 45 minuti, è chiaro che spesso si finisce col capitolare”.
C’è pure la percezione che il ricorso al cesareo anticipato possa essere più sicuro per il neonato, nonostante implichi un intervento chirurgico per la madre. “Il principio è che se, in qualche modo, si ha il totale controllo del parto, tutto andrà sicuramente bene. Nulla di più sbagliato. Utero e bambino sanno bene cosa fare”, afferma F. Sessions Cole, Primario di Medicina neonatale al St. Louis Children’s Hospital.
Come spiega Cole, nelle ultime settimane di gravidanza interviene una complessa serie di fattori che mirano a preparare il feto alla sopravvivenza extra-uterina: il bambino accumula il grasso necessario al mantenimento della temperatura corporea; il fegato raggiunge la maturazione che gli consente di eliminare dall’organismo una tossina chiamata bilirubina; i polmoni, infine, si preparano allo scambio di ossigeno che segue il taglio del cordone ombelicale. L’interruzione di una di queste fasi potrebbe comportare danni cerebrali e una serie di altri disturbi. Per di più, la contrazione dell’utero durante il travaglio stimolerebbe il bambino e la placenta alla produzione di ormoni steroidei determinanti nell’ultima fase di maturazione polmonare – fase che risulterebbe persa nel caso in cui la madre non affrontasse il travaglio.
Grande è meglio: il cervello di un bambino di 35 settimane raggiunge solo i due-terzi del peso che viene raggiunto alla 39. settimana
“Non abbiamo la sfera di cristallo a mostrarci quali saranno i bambini ad avere problemi”, aggiunge Cole, “Ma possiamo affermare che, quanto prima della 39. settimana si affronta il parto, tanto più probabili saranno le eventuali complicazioni”.
Nei casi in cui ragioni di ordine medico inducono ad anticipare il parto, la maturazione polmonare può essere determinata tramite l’amniocentesi – l’utilizzo di un lungo ago col quale si preleva del liquido contenuto nell’utero. Questa pratica potrebbe causare infezioni, sanguinamenti o perdite e sofferenza fetale che renderebbero necessario il ricorso a un cesareo d’urgenza.
La valutazione della maturità del feto in base alle misure rilevate potrebbe essere altrettanto problematica. I figli di madri affette da diabete gestazionale sono spesso molto più grossi rispetto all’età presunta, ma a volte meno sviluppati dei bambini con misure nella norma.
Anche il protrarsi della gestazione oltre la 42. settimana comporta alcuni rischi dovuti al deterioramento della placenta, che non è più in grado di nutrire il feto.
Aiutare le famiglie a prendere coscienza dei rischi legati a un parto anticipato può fare la differenza. In Utah, dove nel 1999 si registrava il 27% di parti programmati prima della 39.settimana, la campagna di promozione per una maggior consapevolezza ha contribuito a ridurre il dato a meno del 5%. Oggi, presso due ospedali di St. Louis, dove i nati prematuri vengono affidati all’unità di terapia intensiva neonatale gestita dal dott. Cole, le ostetriche richiedono alle coppie che intendono programmare il parto entro la 39. settimana di firmare un modulo di consenso in cui vengono informate degli eventuali rischi. A quel punto – riferisce Cole – sono in molti ad attendere che la natura faccia il suo corso.
Articolo tratto da Wall Street Journal On-line, 23 dicembre 2008 (http://online.wsj.com/article/SB122999215427128537.html) – Traduzione di Beatrice Cerrai
Nadia
Sono alla 35+4 settimana di gestazione e la mia bimba è ancora in posizione podalica. L”ostetrica della struttura ospedaliera mi ha già prospettato un parto cesareo programmato 15 giorni prima la mia data presunta del parto che è il 31 agosto 2009.
Sto sottoponendomi all”agopuntura nel tentativo di agevolare il capovolgimento del feto, perché proprio non sono dell”idea di partorire con così largo anticipo, e l”articolo letto conferma le mie remore. Come posso fare per arrivare almeno al compimento della 39^ settimana senza dover cambiare struttura ospedaliera, posso oppormi, possono negarmi l”intervento nel periodo che io desidero? Loro sostengono che difficilmente il bambino può girarsi nelle ultime due settimane di gestazione, perché lo spazio si riduce, bè che vuol dire, io ritengo che il feto debba arrivare a completa maturazione e vi posso giurare che questa è la politica di tanti ospedali per evitare che giunga una portoriente con le contrazioni o il travaglio in corso e dover fare un parto cesareo, mi dicono perché avrebbero maggiori difficoltà ad effettuare la spinale. Mi potete consigliare? Grazie
giulia
In gravidanza ogni settimana conta.
Sono d’accordo con il 95×100 delle cose descritte.Vorrei solo sapere se chi traduce i testi è un tecnico del settore o meno. perchè alcune imprecisioni mi fanno pensare che non lo sia, per il resto sono tutte verità condivise.Grazie.Giulia
redazione
Il traduttore è un traduttore tecnico/editoriale professionista. Traduce testi, il testo nello specifico è tradotto da una fonte menzionata. La invitiamo, se vuole, a indicarci cosa non la convince