LA PRIMA ORA DOPO LA NASCITA: NON SVEGLIATE LA MADRE!
L’ora seguente la nascita è senza dubbio una delle fasi più critiche nella vita degli esseri umani. Non è un caso che tutti i gruppi umani abbiano sistematicamente disturbato i processi fisiologici in questo breve periodo di tempo, attraverso credenze e rituali. I nostri background culturali sono in gran parte determinati dall’inizio della interazione madre-bambino.
La prima ora dopo la nascita può essere vista da una moltitudine di prospettive complementari. Il mio obiettivo è quello di catalogare dodici diverse prospettive per illustrare la reale dimensione di questo complesso argomento.
Prospettiva 1: L’improvviso bisogno di respirare
Non abbiamo bisogno di sviluppare questa prospettiva, ampiamente documentata. E ‘ ben inteso che durante la prima ora dopo la nascita il bambino deve usare i suoi polmoni in modo improvviso. Ciò implica, in particolare, che il cuore debba urgentemente pompare il sangue per la circolazione polmonare. Il prerequisito è che la circolazione polmonare e sistemica sono separati dalla chiusura delle connessioni che esistono tra di loro (breve dotto arterioso e forame ovale).
Prospettiva 2: Gli effetti comportamentali degli ormoni
Le informazioni disponibili sono così recenti che abbiamo bisogno di sviluppare questa prospettiva.
Oggi siamo in grado di spiegare che tutti gli ormoni rilasciati da madre e feto durante la prima e la seconda fase del travaglio debbano ancora essere eliminati nella ora successiva alla nascita. Tutti hanno un ruolo specifico da svolgere nella interazione madre-neonato. Fino a poco tempo fa non si aveva nemmeno il sospetto degli effetti comportamentali di questi ormoni.
L’ormone chiave coinvolto nella fisiologia della nascita è senza dubbio l’ossitocina. I suoi effetti meccanici sono noti da molto tempo (effetti sulle contrazioni uterine per la nascita del bambino e l’espulsione della placenta, effetti nelle contrazioni delle cellule mio-epiteliali del seno per il riflesso di emissione del latte).
Prange e Pedersen hanno mostrato gli effetti comportamentali dell’ossitocina per la prima volta nel 1979 attraverso esperimenti con i topi: una iniezione di ossitocina direttamente nel cervello delle femmine vergini induceva ad un comportamento materno. Questo esperimento ha gettato le basi per una nuova generazione di studi. I risultati di centinaia di tali studi possono essere riassunti in una o due frasi:
l’ormone ossitocina è tipico dell’altruismo, ed è implicato in qualunque delle sfaccettature dell’amore che si desideri contemplare.
Questa informazione appare molto importante quando si sa che, secondo studi svedesi, è subito dopo la nascita del bambino e prima dell’espulsione della placenta che le donne hanno la capacità di raggiungere la vetta più alta possibile di ossitocina. Come in altre circostanze (per esempio, rapporti sessuali o allattamento) il rilascio dell’ossitocina è altamente dipendente dai fattori ambientali. E’ più facile se l’ambiente è molto caldo (così che il livello degli ormoni della famiglia della adrenalina sia il più basso possibile).
È anche più facile se la madre non ha niente altro da fare che guardare negli occhi del bambino e sentire il contatto con la sua pelle, senza alcuna distrazione. Il modo in cui l’ossitocina è rilasciata rappresenta una nuova strada per la ricerca. Per essere efficace, questa liberazione deve essere pulsatile: maggiore è la frequenza degli impulsi, di maggiore efficacia è l’ormone.
L’ ossitocina non è mai rilasciata in maniera isolata. E’ sempre parte di un complesso equilibrio ormonale. È per questo che l’amore ha molte sfaccettature. Nel caso particolare delle ore che seguono la nascita, in condizioni fisiologiche, il livello più alto di ossitocina è associato ad un alto livello di prolattina, che è anche noto come “l’ormone maternità”. Questa è la situazione più tipica per indurre l’amore dei bambini. Ossitocina e prolattina si completano a vicenda. Inoltre, gli estrogeni attivano i recettori dell’ ossitocina e della prolattina. Dobbiamo sempre pensare in termini di equilibrio ormonale.
E’ stato anche nel 1979 che il rilascio da parte della madre di un ormone simile alla morfina durante il travaglio e il parto è stato dimostrato. Il rilascio di queste endorfine è ora ben documentato. Nei primi anni 80 abbiamo appreso che anche il bambino rilascia le proprie endorfine nel processo di nascita, e oggi non vi è dubbio che, per un certo tempo dopo la nascita, sia la madre che il bambino sono impregnati di oppiacei. La proprietà degli oppiacei di indurre stati di dipendenza è ben nota, per cui è facile prevedere come l’inizio di “dipendenza” – o di vincolo – sarà probabilmente sviluppato.
Anche gli ormoni della famiglia dell’adrenalina (spesso considerati come gli ormoni dell’aggressività) hanno un ruolo evidente nella interazione tra la madre e il bambino subito dopo la nascita. Nel corso delle ultime contrazioni prima della nascita del bambino, questi ormoni sono al loro massimo livello nella madre. È per questo che, in condizioni fisiologiche, quando inizia il “riflesso di espulsione fetale”, le donne tendono ad essere in posizione verticale, piene di energia, con un improvviso bisogno di afferrare qualcosa o qualcuno. Hanno spesso bisogno di bere un bicchiere d’acqua, proprio come un oratore può fare di fronte a un vasto pubblico. Uno degli effetti di questa liberazione di adrenalina è che la madre è in uno stato di allerta quando il bambino è nato.
Pensiamo ai mammiferi in natura e possiamo più chiaramente comprendere quanto benefico sia per le madri avere sufficiente energia – e aggressività – per proteggere il loro bambino appena nato, se necessario. L’aggressività è un aspetto dell’amore materno.
E’ anche noto che il bambino possiede i propri meccanismi di sopravvivenza durante le forti contrazioni finali di espulsione e libera i propri ormoni della famiglia dell’adrenalina. Un torrente di noradrenalina consente di adattare il feto alla privazione fisiologica d’ossigeno specifica di questa fase di consegna. L’effetto visibile del rilascio di questo ormone è che il bambino è in stato di allerta al momento della nascita, con gli occhi ben aperti e le pupille dilatate. Le madri sono incantate e deliziate dallo sguardo dei loro neonati. E ‘come se il bambino avesse dato un segnale, e certamente risulta che tra gli umani il contatto visuale è un aspetto importante per l’inizio del rapporto madre-bambino.
L’estremamente complesso ruolo svolto dalla famiglia degli ormoni adrenalina- noradrenalina nell’ interazione madre-bambino non è stato ancora studiato approfonditamente.
Un piccolo numero di esperimenti su animali apre la strada ad ulteriori ricerche. Topi che mancano del gene responsabile per la produzione di noradrenalina lasciano incustoditi la loro prole, sporca e senza nutrimento a meno che non si inietti loro, durante il parto, un farmaco produttore di noradrenalina.
Dal punto di vista ormonale, sembra chiaro che la sessualità torna al punto di partenza. In tutti i diversi episodi della nostra vita sessuale, gli stessi ormoni sono rilasciati e scenari simili vengono riprodotti. Per esempio, durante il rapporto sessuale, entrambi i partner – maschio e femmina – liberano le endorfine e l’ ossitocina. E’ l’inizio di un legame emotivo che segue lo stesso modello madre-bambino durante l’ora seguente la nascita.
Le nostre attuali conoscenze degli effetti comportamentali dei diversi ormoni coinvolti nel processo del parto ci aiutano ad interpretare il concetto di un periodo sensibile introdotto dagli etologi. E’ chiaro che tutti gli ormoni rilasciati dalla madre e dal bambino durante il parto e le contrazioni non vengono eliminati immediatamente. E’ anche chiaro che tutti hanno un ruolo specifico da svolgere nelle future interazioni tra madre e bambino.
Prospettiva 3: La prospettiva degli etologi.
Gli etologi sono quegli scienziati che osservano il comportamento degli animali e degli esseri umani. Spesso studiano un comportamento specifico in un numero di specie non collegate. Questi sono stati i primi scienziati ad affermare che, dal punto di vista del legame tra la madre ed il neonato negli uccelli e nei mammiferi, c’è un periodo breve, ma cruciale, immediatamente dopo il parto che non si ripeterà mai più. Harlow ha studiato in particolare il processo di legame tra i primati.
L’importanza del punto di vista etologico sta sorgendo gradualmente dopo la scoperta recente degli effetti comportamentali degli ormoni coinvolti nel processo del parto.
Uno studio etologico sulla prima ora dopo il parto è difficile poiché i processi fisiologici si interrompono in modo sistematico. Nonostante questo, sarebbe possibile farlo in circostanze diverse dal solito. Immaginate una donna che dia alla luce il figlio nella sua vasca da bagno mentre il marito è a fare spese. E’ in un posto molto caldo e abbastanza scuro. Non si sente osservata da nessuno. Ciononostante, attraverso una fessura nella porta, di tanto in tanto si può adocchiare qualche immagine della scena.
Combinando quello che abbiamo imparato da storie diverse simili a questa, potremo descrivere un comportamento stereotipato. Per prima cosa, la madre guarda il neonato mentre si trova tra le sue gambe. Dopo un momento, si azzarda a toccarlo con la punta delle dita. Presto osa un po’ di più ogni volta e vuole prendere in braccio il suo bebè. In questo momento, la maggior parte delle donne resta affascinata dagli occhi del bambino.
Prospettiva 4: La prima ora come l’inizio dell’allattamento.
C’è stato un tempo, non molto tempo fa, in cui non si considerava l’importanza della prima ora successiva alla nascita come il momento in cui si suppone che inizi l’allattamento. Si immagini un bambino nato in casa un secolo fa. Il cordone ombelicale veniva tagliato subito, poi si lavava e si vestiva il bambino e veniva mostrato alla madre prima di essere messo in una culla. Un aneddoto può aiutarci a capire come sia recente questa prospettiva. .
Nel 1977, a Roma, durante il congresso sulla Psicosomatica, Ginecologia e Ostetricia, presentai un documento sull’espressione del riflesso di suzione di rapida comparsa. Descrivevo semplicemente le condizioni ideali che permettono al bambino di trovare il seno durante la prima ora dopo il parto. Nessuno degli ostetrici e pediatri presenti in quella sessione poteva credere che un neonato umano potesse essere capace di trovare il seno, da solo, nella ora successiva alla nascita.
Oggi la maggior parte delle ostetriche sanno che il neonato umano è “programmato” naturalmente per trovare da solo il seno nella sua prima ora di vita.
Anzi, si può capire che in condizioni fisiologiche, quando il bebè appena nato è pronto per trovare il capezzolo, la madre consegue un equilibrio ormonale speciale.
Lei si trova ancora in “un altro pianeta”, è molto istintiva. Sa come prendere il suo bebè.
Negli umani, l’allattamento è principalmente istintivo nella prima ora dopo la nascita.
Dopo c’è tempo per l’educazione, l’imitazione e anche la tecnica.
Prospettiva 5: Prima ora e adattamento metabolico
Mentre il bebè è nell’utero, le sostanze nutritive e in particolar modo il nostro combustibile vitale, il glucosio, vengono somministrati continuamente mediante il cordone ombelicale. Immediatamente dopo il parto, il bebè deve abituarsi ad una somministrazione discontinua di alimenti. La capacità straordinaria del neonato di rispondere a livelli abbastanza bassi di glucosio è stata studiata in profondità da M. Cornblath negli Stati Uniti, e da Jane Hawdon, Laura Derooy e Suzanne Colson nel Regno Unito (vedesi “Dall’utero al mondo” di Suzanne Colson, Miwifery Today, nº 61, pag. 12).
Prospettiva 6: Il punto di vista batteriologico
Alla nascita, il bebè è privo di germi. Un’ora più tardi, milioni di essi coprono le membrane mucose del neonato. Nascere significa entrare in un mondo di microbi. La questione è: quali germi saranno i primi a colonizzare il corpo del bebè? I batteriologi sanno che i vincitori della competizione saranno i governanti del “territorio”. L’insieme dei germi della madre è già familiare e amichevole dal punto di vista del neonato perchè la madre e il bebè condividono gli stessi anticorpi (IgG).
In altre parole, da un punto di vista batteriologico, il neonato umano ha bisogno urgentemente di essere in contatto con una persona soltanto, sua madre. Se aggiungiamo che l’ingestione fatta per tempo di colostro aiuta a stabilire una flora intestinale ideale, non c’è dubbio che, batteriologicamente, l’ora successiva al parto sia un momento critico con conseguenze per tutta la vita.
La nostra flora intestinale si può presentare come un aspetto della nostra personalità che non si può più modificare successivamente nella vita.
Prospettiva 7: Inizio del processo di termoregolazione
Mentre nell’utero il bebè non ha mai avuto la possibilità di sperimentare differenze di temperatura (a parte i possibili episodi di febbre materna), ancora una volta i primi minuti seguenti al parto appaiono come una interruzione di continuità. Poichè i meccanismi di termoregolazione non sono ancora maturi alla nascita, ci sono ragioni teoriche per essere preoccupati per i casi di ipertermia materna durante il travaglio effettuato con anestesia epidurale o bagno troppo caldo.
Queste situazioni potrebbero presupporre una sfida pericolosa alla termoregolazione del neonato per le differenze esagerate di temperatura tra gli ambienti intra ed extra uterino.
Prospettiva 8: Adattamento alla gravità
Durante la prima ora si stabilisce una nuova relazione con la gravità. Improvvisamente, il nervo vestibolare che serve all’equilibrio porta al cervello un flusso senza precedenti di impulsi attraverso i canali semicircolari, otricolari e sacculi.
Prospettiva 9: L’approccio etnologico
La etnologia si è consolidata come scienza attraverso pubblicazioni di banche dati. Oggi tutto il materiale sulla gravidanza, la nascita ed i primi giorni dopo il parto è facilmente reperibile.
La maggioranza delle culture disturba il primo contatto tra la madre e il neonato. Il modo più universale e intrigante di farlo è semplicemente promuovendo la credenza che il colostro sia contaminato o dannoso per il bebè; addirittura si pensa che sia una sostanza da estrarre e scartare.
Questa idea richiede che il bebè immediatamente dopo la nascita non debba stare tra le braccia della madre, ciò implica consuetudini come il taglio immediato del cordone ombelicale.
Il primo contatto tra la madre e il bambino può esser disturbato attraverso molte altri rituali come il bagno, il massaggio, la fasciatura in panni stretti, il legare i piedi, “affumicare” il bambino, forare le orecchie delle femminucce, aprire la porta nei paesi freddi, ecc.
Ci vorrebbero interi libri per presentare uno studio esaustivo delle caratteristiche di un gran numero di culture in relazione a come queste sfidano l’istinto materno protettivo durante il sensibile periodo successivo al parto.
Tuttavia, dopo aver gettato una rapida occhiata alle informazioni che abbiamo a disposizione, possiamo trarre una semplice conclusione: quanto maggiore è la necessità sociale di aggressione e la capacità di annientare la vita, tanto più intrusivi sono i rituali e le credenze relativi al periodo successivo al parto.
Se disturbare il primo contatto tra la madre e il bebè e proclamare scuse, come la credenza che il colostro sia cattivo, sono pratiche così universali, ciò significa che tali pratiche hanno presupposto vantaggi evolutivi.
Dopo aver preso in considerazione e unito tutte le prospettive che indicano l’importanza dell’ora successiva al parto e dopo aver fatto riferimento ai rituali e alle credenze perinatali, siamo in grado di affermare che l’ambiente culturale si forma in grande misura durante la prima ora dopo la nascita. Ora possiamo contemplare la prima ora dopo il parto nel contesto delle nostre società moderne.
Prospettiva 10: L’ approccio ostetrico
Tutte queste considerazioni erano necessarie prima di analizzare l’ora successiva alla nascita nel contesto delle nostre società moderne, nelle quali il controllo culturale della nascita è prevalentemente un controllo di tipo medico.
Da una analisi della letteratura medica e dai libri di testo sembra che, nei circoli ostetrici la domanda sia: “Come fai a gestire la cosiddetta terza fase?”. Le riviste mediche pubblicano periodicamente studi randomizzati e controllati comparando i differenti modi di “gestire” la terza fase.
L’unico obiettivo è valutare i rischi dell’emorragia post-parto. Questi studi vengono realizzati nel contesto delle grandi unità ostetriche. Tutti i protocolli di indagine utilizzano una definizione negativa di “gestione dell’attesa” (ad esempio, il mancato utilizzo di sostanze utero-toniche o la mancata pinzatura del cordone ombelicale).
I fattori che possono favorire positivamente il rilascio di ossitocina non sono inclusi nei protocolli. I risultati di tali prove hanno condotto alla pratica di iniettare a tutte le madri, nel momento del parto, come consuetudine, sostanze ossitociche. Tali sostanze bloccano la liberazione in circolo degli ormoni naturali; senza presentare conseguenze. Gli effetti di queste consuetudini ostetriche si devono considerare in termini di civilizzazione.
Prospettiva 11: L’approccio delle levatrici
Alcune levatrici possono ancora praticare la vera assistenza nella nascita dei bambini, ciò significa non essere prigioniere delle rigorose norme e dei protocolli. Possono svolgere il loro ruolo di protettrici dei processi fisiologici.
Immediatamente dopo la nascita del bebè, la preoccupazione principale di queste levatrici è la produzione da parte della madre di una grande quantità di ossitocina, poichè è necessaria per l’espulsione sicura della placenta e perché è l’”ormone dell’amore”.
Prima di tutto si assicurano che la stanza sia abbastanza al caldo. Durante la terza fase, le donne non si lamentano di avere troppo caldo. Se stanno tremando, significa che la stanza non ha la temperatura giusta. Nel caso di un parto in casa, l’unico utensile importante da preparare in anticipo è una stufa portatile che si possa attaccare in qualsiasi posto e in qualsiasi momento e si possa utilizzare per riscaldare manti e asciugamani.
Altro suo obiettivo è assicurarsi che la madre non venga distratta da niente mentre sta guardando negli occhi il suo bebè e sta sentendo il contatto della sua pelle. Ci sono innumerevoli evitabili modi di distrarre la madre dal bebè in questa fase. La madre si può distrarre perché si sente osservata o controllata, perché qualcuno sta parlando, perché colui che sovrintende al parto vuole recidere il cordone prima dell’espulsione della placenta, perché il telefono squilla, perché viene accesa improvvisamente una luce, ecc.
In questa fase, dopo un parto in condizioni fisiologiche, la madre si trova ancora in uno stato di coscienza particolare, come su di un “altro pianeta”. La sua neocorteccia si sta ancora più o meno riposando. Il cartello dovrebbe essere: “Non svegliate la madre!”
Prospettiva 12: Una nota politica
E’ logico che lo studio della terza fase del parto da prospettive non mediche faccia sentire a disagio molta gente, i medici in modo particolare. Qualsiasi approvazione che potrebbero indurci a riconsiderare le nostre attitudini durante questo breve periodo di tempo sta scuotendo le fondamenta stesse della nostra cultura.
L’indagine può risultare politicamente scorretta. Una ricerca politicamente scorretta comprende alcuni aspetti dell’ “indagine sulla salute primaria”, studi speciali che esplorano le conseguenze a lungo raggio del modo in cui veniamo al mondo.
I risultati di indagini tanto importanti su temi tipici (criminalità giovanile, suicidio adolescenziale, dipendenza dalla droga, anoressia nervosa, autismo, ecc) sono evitati dalla comunità medica e dai mezzi di comunicazione malgrado la loro pubblicazione su rinomate riviste mediche o scientifiche.
L’indagine politicamente scorretta conduce l’epidemiologia ad un vicolo cieco.
Michel Odent
Traduzione di Aurora Costa e Silvia D.
Fonte: Non togliermi il sorriso