Molto frequentemente le mamme preferiscono avere una piccola scorta di latte per eventuali emergenze, diciamo pure per scaramanzia, nel caso in cui per esempio si debbano improvvisamente separare dal bambino.
In altri casi invece il latte viene conservato in vista di un precoce rientro al lavoro, così da poter continuare a nutrire il proprio bambino con il latte materno nonostante la mamma non sia presente; oppure la mamma si tira il latte proprio mentre è al lavoro e poi lo porta a casa da somministrare al bambino il giorno successivo quando lei sarà assente.
Più raramente, per fortuna, altre mamme devono tirarsi il latte e conservarlo perché il loro bambino è malato o è ricoverato in ospedale e non è in grado di alimentarsi da solo direttamente al seno.
La conservazione e il successivo uso del latte materno è semplice, specialmente rispetto alla preparazione corretta del latte artificiale.
Che tipo di contenitore usare per il latte materno?
Per conservare il latte materno bisogna scegliere contenitori in plastica o in vetro, che sia possibile chiudere e semplici da lavare.
Sono stati fatti alcuni studi per capire se sia meglio usare contenitori in plastica o in vetro: in realtà entrambi i materiali hanno pregi e difetti che si compensano, quindi potete utilizzare quello che vi è più comodo.
Non è necessario sterilizzare i barattoli, basta lavarli con cura con acqua calda e sapone e poi risciacquare con abbondante acqua calda.
In commercio esistono diversi tipi di contenitori adatti allo scopo, si trovano in farmacia o nei negozi di articoli per bambini. Se ne trovano sia fatti a sacchetto (tipo i sacchetti per il freezer) sia dei barattoli che si avvitano direttamente al tiralatte (leggete qui per sapere quando serve e come si usa), in modo da non dover fare travasi.
Se vi spremete il seno con le mani potete spremere il latte direttamente nel contenitore.
La capienza dei recipienti dipenderà anche dall’uso che fate del latte tirato. Se è solo per “emergenze” è conveniente utilizzare contenitori piccoli, diciamo intorno ai 50 ml, per evitare sprechi. Se invece è per alimentare regolarmente un bambino, per esempio nel caso della mamma al lavoro, sarà meglio utilizzare contenitori più grandi, da 100 ml 0 200 ml, in base all’appetito del vostro bambino, perché l’eventuale residuo potrà comunque essere utilizzato alla poppata successiva.
Stoccaggio del latte materno
A meno che usiate il latte tirato nell’arco di breve tempo, il latte dovrà essere congelato: sul contenitore andrà messa un’etichetta che riporta la data del tiraggio e quando sarà necessario usare il latte, si prenderà il contenitore con la data più vecchia.
Nello stesso contenitore si potrà mettere il latte di più sessioni di tiraggio e/o spremitura a patto che avvengano nell’arco di 24 ore. per esempio se si estraggono 20 ml al mattino, 40 ml al pomeriggio, 30 ml la sera e magari altri 30 ml la notte, si possono mettere questi 120 ml totali in un unico contenitore.
L’unica accortezza da seguire è quella di raffreddare il nuovo latte appena tirato prima di aggiungerlo a quello già presente nel contenitore.
Per quanto tempo si conserva il latte materno?
Anche su questo punto sono stati effettuati numerosi studi.
Innanzitutto qui ci riferiamo a un uso domestico per bambini sani. In ambito ospedaliero o per bambini ammalati o prematuri, bisogna fare riferimento al reparto di patologia neonatale o terapia intensiva neonatale, oppure a una consulente professionale IBCLC.
A casa, il latte si può conservare anche a temperatura ambiente (massimo 25° C) fino a 8 ore.
In frigorifero
In frigorifero il latte dura molto di più, se la temperatura è costante (massimo 4° C) può durare fino a 96 ore (cioè 4 giorni).
Il problema è che il frigorifero di casa non ha una temperatura sempre costante, a causa delle aperture e chiusure della porta. Per questa ragione è buona norma mettere il latte conservato lontano dalla porta del frigo e nel punto più in basso, dove la temperatura dovrebbe subire minori sbalzi.
Se non siete sicure di questo aspetto o se il frigo viene aperto molto spesso, potete ridurre il tempo di conservazione in frigorifero.
In congelatore
Il latte dura ovviamente ancora di più, ma dipenderà dal tipo di congelatore. Nella celletta del congelatore interna al frigorifero, il latte si conserva per due settimane.
In un congelatore separato dal frigo che raggiunga la temperatura di -15° C il latte si conserva 3 mesi.
In un congelatore più potente, di quelli che arrivano almeno a -19° C, il latte si conserva per 6 mesi.
Anche in questi casi è bene tenere il latte nel punto più lontano dalla porta del congelatore per limitare gli sbalzi termici.
Per sapere a che temperatura arriva il vostro congelatore, oltre che consultando la scheda tecnica o il libretto di istruzioni, potete comprare un termometro da frigorifero che costa pochi euro e vi permette di essere certi della capacità di raffreddamento.
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Come scongelare il latte tirato
Su questo aspetto esistono svariate teorie.
L’aspetto su cui tutti concordano è che non bisogna esporre il latte a temperature eccessive, per non “rovinarlo” e per scongiurare il rischio di scottature. Quindi niente acqua caldissima del rubinetto o pentolini di acqua bollente.
Se si prevede con un giorno di anticipo di utilizzare il latte congelato, si può semplicemente trasferire in frigorifero e nell’arco di una giornata si scongelerà.
In caso di emergenza si potrà scongelare sotto un getto di acqua calda (non bollente!) del rubinetto o a bagnomaria (sempre facendo attenzione alla temperatura dell’acqua che non deve mai scottare).
L’uso del microonde per scongelare o riscaldare il latte è controverso. Indubbiamente è pratico e veloce, ma se usato in maniera inappropriata (potenza troppo alta o tempi troppo lunghi) farà letteralmente bollire il latte con il risultato che scotterà (e ci vorrà del tempo prima di portarlo a una temperatura adatta al consumo) e che si perderanno molte delle sue proprietà.
Se dopo aver fatto varie prove (con potenze basse del microonde per limitare i rischi sopraesposti) trovate la combinazione giusta per scongelare il latte con il microonde, ricordatevi sempre di agitare molto bene il contenitore del latte, perché il microonde riscalda gli alimenti in maniera non omogenea per cui è facile che il latte al centro del contenitore sia molto più caldo di quello più esterno.
Il latte scongelato a volte ha un colore un po’ strano, giallino, oppure si vede in superficie uno strato più denso e di colore diverso. Nessun problema, il latte non è andato a male! Si sono semplicemente separati i grassi del latte (in pratica è venuta su la “panna”). Basterà agitare il contenitore per rimescolare il tutto.
Ovviamente, una volta scongelato, il latte dovrà avere una temperatura di circa 36-37° C prima di essere dato al bambino; se non finisce si può conservare in frigorifero per 24 ore al massimo e non può essere ricongelato.
Donare il latte
Se vi tirate il latte per donarlo a una Banca del Latte Umano Donato (BLUD) dovrete attenervi alle indicazioni sulla conservazione fornite dall’ospedale.
È possibile infatti che ogni banca abbia delle procedure particolari. Per esempio, se una banca ritira il latte a casa della donatrice solo una volta a settimana, è probabile che vi venga chiesto di congelarlo. Se al contrario è la mamma che deve portare il latte in ospedale, potrà farlo il giorno dell’estrazione del latte senza doverlo congelare, rispettando le indicazioni per non interrompere la “catena del freddo”.
Il latte donato, poiché viene somministrato a un bambino che non sarà il vostro, verrà pastorizzato per garantire l’assenza di determinati virus e batteri che in rari casi si possono trasmettere attraverso il latte materno.
Così come il tiralatte non è un oggetto strettamente necessario, alle stesso modo non è strettamente necessario farsi una scorta di latte. Se vi fa piacere, se vi rassicura o se specialmente all’inizio del’allattamento avete un eccesso di latte perché la produzione non si è regolarizzata, fatelo pure, ma non è certo indispensabile. È pur sempre un lavoro in più da fare!“catena del freddo”
Informazioni sulle “Banche del Latte Umano Donato”
Sul sito dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato – AIBLUD troverete informazioni sulla donazione del latte e sulla presenza nel territorio delle Banche del Latte.
In molti punti nascita, pur non essendoci una vera e propria banca del latte, esiste comunque il “Lactarium”, cioè un luogo in cui le madri che ne hanno necessità possono tirarsi il latte per poi consegnarlo al personale dell’ospedale che provvederà alla corretta conservazione. Questo accade in particolare per le madri di bambini ricoverati.
Spesso è possibile donare il proprio latte al Lactarium anche alle madri con figli sani che si trovano nello stesso ospedale per la normale degenza post parto, il latte verrà così utilizzato per aiutare altri bambini.
Potete informarvi su questa possibilità presso il punto nascita in cui partorirete.
Chi può aiutarvi
Le tre figure principali nel sostegno alle mamme che allattano sono:
- Consulenti professionali in Allattamento Materno (IBCLC): professionisti sanitari specializzati nella gestione clinica dell’allattamento al seno.
- La Leche League: associazione a livello mondiale con più di 50 anni di storia che aiuta le donne tramite consulenti che sono mamme con esperienza di allattamento al seno.
- Peer counsellors (consulenti alla pari): mamme che aiutano altre mamme nei gruppi di auto-aiuto.
di Sara Cosano
Peer counsellor in allattamento al seno, membro della sezione italiana di IBFAN (International Baby Food Action Network), componente del Comitato Regionale per la promozione dell’allattamento materno della Regione Veneto.
Articolo revisionato il 23 luglio 2021
Clara
Salve, per quanto riguarda la conservazione in frigorifero un metodo per diminuire gli sbalzi di temperatura (causati dall’apertura e chiusura della porta) potrebbe essere quello di aggiungere un altro strato di isolante termico. Ad esempio un contenitore di polistirolo, una borsa frigo o addirittura una borsa per i surgelati (forse sarebbe un po’ troppo grande).
In questo modo si può assicurare una temperatura costante malgrado le aperture e chiusure!
Buon lavoro,
Clara
Lorenza
Complimenti!!..Articolo chiaro ed esaustivo!..ho trovato tutte le informazioni che cercavo!Grazie!
Ostetrica Elisabetta
Buonasera, complimenti per l’articolo! Vorrei solo aggiungere che anche le ostetriche aiutano nell’allattamento, tramite gruppi di sostegno e/o consulenze domiciliari/a studio.
In tutti i corsi di laurea di Ostetricia, è attualmente obbligatoria la partecipazione al corso di formazione OMS/UNICEF per il sostegno all’allattamento materno. Per tale motivo, le ostetriche sono abilitate e competenti nell’aiutare mamma e neonato.
Sara_C
Gentile Elisabetta,
sono Sara Cosano, autrice dell’articolo su Bambino Naturale intitolato “La conservazione del latte materno tirato o spremuto”.
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato l’articolo!
Riguardo alla tua affermazione:
“In tutti i corsi di laurea di Ostetricia, è attualmente obbligatoria la partecipazione al corso di formazione OMS/UNICEF per il sostegno all’allattamento materno. Per tale motivo, le ostetriche sono abilitate e competenti nell’aiutare mamma e neonato.”
Ecco, purtroppo non è così!
Non so a quale esperienza tu ti riferisca, ma ti assicuro che non è così, posso farti parlare con ostetriche docenti nei corsi di laurea in Ostetricia di mezza Italia e te lo confermeranno. Esistono singole realtà in cui effettivamente le ostetriche partecipano al corso “20 ore”, ma non è certo obbligatorio in tutti i corsi di laurea in Ostetricia.
Poi, anche se fosse effettivamente obbligatorio per tutte, riguarderebbe solo le giovani ostetriche neo laureate, e non tutta la categoria delle ostetriche.
Questo non vuole essere un attacco alla categoria delle ostetriche, ci mancherebbe!
Come scrivi tu stessa nel tuo sito, hai dovuto frequentare dei corsi appositi per diventare consulente per l’allattamento, quindi purtroppo a oggi un’ostetrica fresca di studi non ha competenze sull’allattamento, a meno di essere capitata in qualche corso di laurea particolarmente “illuminato”.
Anzi, sarebbe bello se le ostetriche, come categoria, chiedessero a gran voce che la formazione sull’allattamento basata sullo standard OMS/UNICEF diventasse realmente obbligatoria nel corso di laurea in Ostetricia, e non “solo” le 20 ore, ma anche il corso 40 ore. Cosa ne dici?
Un caro saluto
Sara
Costanza
Volevo sapere quando ci si può tirare il latte?
In un allattamento regolare, se di vogliamo prendere del latte, quando é bene tirarlo per conservarlo? Tra una poppata e l’altra? Non riduce il latte a disposizione per la poppata successiva?
E nel momento in cui siano lontani dal bambino x 1 o 2 gg, dobbiamo cmq tirarci il latte e gettato via? Con la frequenza dell’allattamento o quando sentiamo il seno pieno/ gonfio?