Nasce un bambino. Nella migliore delle ipotesi viene al mondo con un parto spontaneo (chiamarlo “naturale” è troppo, per me) e la mamma lo accudisce con affetto. A casa, chilometri di stoffe e chili di tessuto semiplastificato, assorbente e sbiancato (si legga “pannolino usa e getta”) lo attendono con ansia per avvolgerlo teneramente nelle lunghe ore che dovrà trascorrere nella culla.
Se ha avuto la fortuna di nascere da una madre che ha potuto frequentare un corso di accompagnamento alla nascita e alla quale è stato concesso il lusso di potersi permettere d’informarsi sul tipo di educazione che desidera dare a suo figlio e se viene accolto in un ospedale dove i sanitari hanno potuto formarsi in un certo modo approfondendo non solo la materia che debbono acquisire per rispettare un profilo professionale, ma hanno scelto anche di approfondire determinati argomenti (parto naturale, allattamento al seno… tutti argomenti la cui comprensione risulta molto ostica a ciò che vediamo nelle nostre cliniche), forse questa creatura (che, ricordiamolo, non pretende nulla se non l’amore dei genitori) riceverà del latte materno.
Ma se la madre ha dovuto lavorare sino alle prime contrazioni, non ha ricevuto suggerimenti sui testi giusti ma ha dovuto solamente sfogliare qualche terribile lettura i cui autori sono il sensibilissimo Estivill o l’autorevole e plurilaureata “tata” Lucia (ancor meglio se ha letto entrambi), possiamo calcolare che la madre vivrà le prime settimane di allattamento imponendo al proprio figlio (neonato) una sfilza di regole alla Full Metal Jacket di kubrickiana memoria. Il pargolo dovrà:
* mangiare a orari
* dormire a orari
* dormire da solo
* iniziare l’assaggio di frutta in omogenizzato a tre mesi e le
pappine di pollo a sei
* fare a meno della mamma a causa di una legge sulla maternità che obbliga la donna a rientrare molto presto sul posto di lavoro
* imparare a stare con chiunque: nonne, zie, tate…
* crescere esponenzialente secondo le tabelle di crescita del pediatra
* subire TUTTI (e dico tutti) i vaccini
* guarire dalle infezioni nel tempo più veloce possibile
Ottimo. Mettiamo il caso che questo portento di figliolo esegua tutto quello che è elencato prima. Come in un film, vediamo il protagonista crescere secondo le regole dettate dal costume odierno: ci si veste come detta la moda, si guarda la tivù, si viaggia su internet, si riceve il gameboy, si fanno 4 attività extrascolastiche (compresa la Catechesi Cattolica anche se alla Messa non si va, ma tutti lo fanno e allora bisogna farlo: vorrai mica non sposarti in Chiesa senza bombonierecenalussuosavacanzeaiCaraibi, no?) e si mangiano tanti kinder.
Poi, improvvisamente e quasi in sordina, eccola lì: la PUBERTA’: ormoni che girano come pazzi nel circolo sanguigno e milioni di imput sessuali, erotici e pornografici che la nostra tivù (che tutto ci spiega, che a tutto provvede) propina al nostro Eroe. Ci pensa lei insieme a inetrnet a spegare al Nostro, come si fa. Se l’Eroe è maschio dovrà avere determinate caratteristiche: bello, alla moda, intelligente q.b. (come la quantità di sale nelle ricette del pane) e pieno di gadgets.
Se è femmina sarà: bella, alla moda, non troppo intelligente (altrimenti come fa a diventare velina?), provvista di french manicure e piercing all’ombelico. Per entrambi, ovviamente: cellulare, computer, motorino e soprattutto vestiti.
Ma… C’è un ma nella nostra tragicomica vicenda. Succede, infatti, che le medesime fonti che i genitori sfruttano per capire come deve comportarsi un bravo genitore e come deve essere un bravo figliolo (di solito sono testi che hanno titoli che sfruttano la seconda persona plurale, come “Fate i bravi”, “Fate la nanna”… o show televisivi dove una persona dice ai genitori cosa fare), ammoniscano i diligenti genitori sull’importanza che ha, per il proprio figlio e per la propria figlia, lo sviluppo di una personalità equilibrata e soggettiva.
Si dilungano, le fonti educative, sui danni della televisione, dei videogiochi e della moda. Propinano video angoscianti sui rischi dell’omologazione che la società dà ai giovani e sui rischi che si fanno correre ai figli, facendoli possedere un motorino o una macchina.
Attenzione, perchè la situazione è delicata e non risalta subito la realtà dei fatti: prima il bambino cresce con un susseguirsi di doveri ai quali i genitori lo obbligano. Cosa accade alla personalità di un bambino quando ogni suo desiderio, bisogno, richiesta, è pilotata, guidata o tacciata di non essere quella giusta?
Immaginiamo il nostro neonato: ha bisogno di stare con la mamma, del suo seno (chiamarla col suo nome è troppo forte? si può dire “mammella” in tivù, signori del palinsesto?) e del contatto. No: “tata” Maria sa meglio di lui di cosa ha bisogno! “Tata” Giuditta sciorina conoscenze di puericultura insegnando alla madre che il suo istinto (quello di cullare, allattare, dormire con il proprio bambino), fa male al diretto interessato. Lo vizia. Lo renderà dipendente da lei e lo rovinerà. Così le madri scelgono di seguire le indicazioni della “tata” o del pediatra bontempone di turno e si ostinano ad allattare a orari, a ninnarlo solo per farlo stancare ma non per addormentarlo o, meglio ancora, a lasciarlo piangere.
Cosa succede nella mente, ma anche nell’anima, del piccolo? Capisce. Capisce che il suo bisogno di fame non è importante, gli è chiaro che l’esigenza fisiologica di contatto non è meritata e che, nella vita (che, non scordiamoci, è sofferenza) si deve fare ciò che gli viene detto.
Ecco che egli, diligentemente, esegue il compito: impara che bisogna vestirsi, comportarsi e che deve obbedire al comune sentire, al conformismo.
Ecco l’inghippo. Nei figli non c’è nulla di sbagliato. Loro si abituano, dalla culla in poi, a dover fare o essere in un modo.
Ovvio, mi pare, che risulti impossibile che, nel momento della resa dei conti, nel tempo della raccolta dei frutti, egli non sia la pianta che i genitori desideravano. Abbiamo (tutti noi, la società) una generazione di figli che saprà dormire nel proprio letto e non saprà dire di no alla pasticca di extasi? Non lo so: forse questo è un sillogismo semplicistico della situazione.
Una cosa è certa: molti ragazzi vengono su con una personalità di carta velina. lLi abituiamo a essere comandati, a non scegliere, al fatto di non avere esigenze o che queste siano inesorabili vizi da cancellare dalla loro anima e da purificare, e poi cosa facciamo? Imponiamo loro di essere forti. Di far valere i loro bisogni, non quelli dei messaggi pubblicitari.
Ma andiamo a riempire vasi talmente incrinati da ore ed ore passate a piangere per il bisogno di una coccola, di una carezza, che i vasi si rompono tra le nostre dita.
I nostri figli hanno talmente subìto le decisioni altrui (alcuni genitori applicano regole sul sonno perché hanno ricevuto la medesima educazione, altri lo fanno perché facenti patre di una generazione in cui è il pediatra a dire come fare ad allevare bene la prole, o, ancora meglio, è il furbo di turno a scrivere testi degni di un lager nazista, altri ancora perchè non sanno da che parte “sbattere la testa” per educare il figlio) che, nel momento della loro vita in cui sono più delicati, in cui il loro stelo è sottile sottile, non sono capaci d’imporsi.
Non sono capaci di essere razionali e di scegliere la cosa migliore per loro. Credono di saperlo fare imponendosi magari con la violenza, ma ne sono schiavi.
Ricordo le parole del confessore di un ragazzo che ammazzò madre, padre e fratello, quando lo descriveva: “…non è cattivo, è vuoto”.
I bambini sono gli adulti di domani. Se davvero desideriamo un figlio forte (forte non significa capace d’imporsi con la forza fisica o con la violenza), in grado di scegliere, di assumersi responsabilità, pensiamo al fatto che dobbiamo aiutare la sua personalità a venir fuori.
Fidiamoci del suo istinto, fidiamoci delle sue esigenze fisiche e psicologiche. E non solo, cara Mamma e caro Papà: amate i vostri figli. Ciò basta.
Rachele Sagramoso
Come amare i nostri figli per quello che sono, in modo incondizionato? Approfondite l’argomento di questo articolo leggendo Amarli senza se e senza ma di Alfie Kohn.
Gianfranco
Un calderone di banalità e luoghi comuni messi tutti insieme a svilire e sminuire ognuno dei concetti elencati, da parte di un pulpito che ritiene di possedere “la verità” unica e sola. Non ho mai commentato le idee che leggo nei vostri articoli, ma questo mi sembrava di un pressappochismo, qualunquismo e approssimazione che davvero gridava vendetta, come se il mondo fosse bianco o nero, diviso tra chi ama e chi non ama i propri figli, tra chi li educa bene e chi male, tra che fa la cosa giusta e chi quella sbagliata. Davvero si parla di lager, di morti ammazzati e amenità di questo genere per poi prodursi nel prezioso e originale consiglio di amarli e far venir fuori la loro personalita”? Ma per piacere, ci risparmi.
Valentina
Mi associo totalmente a Gianfranco.
Chiara
Gentile Gianfranco, io credo che Lei non sappia come prendere di mira il sito bambinonaturale e lo faccia attraverso questa critica.
Prendo dalla Sua:
“…da parte di un pulpito che ritiene di possedere “la verità” unica e sola”: io credo che Lei abbia frainteso. Ciò che, credo, abbia inteso la dottoressa è che non si nasce genitori così, damblé, né esistono corsi che aiutino un genitore a diventarlo. Purtroppo ai genitori vengono consigliati testi a dir poco agghiaccianti che non lasciano assolutamente scelta a coloro che li leggono. Un esempio lo fa la dottoressa: Estivill. Ma vogliamo forse parlare di tutti quei consigli simil-professionali che ci vengono forniti da pediatri e da altri “simpatici” operatori? Far piangere i bambini, lasciarli soli… quanti temibili consigli vengono forniti al genitore? Mai, MAI nessuno, a parte questo sito (con gli autori) o altri siti, forniscono ai genitori la possibilità di vedere l”altra parte della medaglia.
Certo che per scrivere un articolo così, bisogna esagerare. Bisogna far venir fuori il bianco e il nero: questo era l”intento, penso, dell”autrice. Lo mmette lei stessa qundo parla di “sillogismo semplicistico”. Ma è ovvio che l”eccesso dell”esempio che fa, serve per far riflettere!! Le Sue parole Gianfranco, mi lasciano perplessa: “pressappochismo, qualunquismo e approssimazione”, ma mi sembra che il primo a essere pressapochista sia Lei che giudica solo l”apparenza cruda ed estremista del pezzo. “Davvero si parla di lager, di morti ammazzati e amenità di questo genere per poi prodursi nel prezioso e originale consiglio di amarli e far venir fuori la loro personalita””? Ma per piacere, ci risparmi.” Ma crede davvero che sia così facile amare un figlio, tra mille consigli e mille indicazioni che ci da la società? Io credo che i genitori si stiano staccando dai loro figli sempre di più. Perchè non ci risparmia le Sue critiche non costruttive e tutt”altro che concilianti e non ammette che Lei si sente tirato in ballo inconsciamente da questo articolo?
Sono troppo pressapochista per Lei?
Vado, invece, a complimentarmi con l”autrice, perché finalmente ci vuole qualcuno che abbia un po” il coraggio di arrabbiarsi. Avevo anche visto il pezzo sulle “tate” e non posso non essere d”accordo. CHe sia una persona che crede in ciò che scrive è chiaro. Caro Gianfranco, la Sua critica è sterile. Qualunquista, se mi permette la citazione.
Bravo BAMBINONATURALE, ci hai illuminato anche oggi!
Annarita Chilosi
Bellissimo articolo, scritto con la forza di chi sa cosa sia amare un figlio e soprattutto RISPETTARLO. Finalmente leggo uno scritto che evita l”ipocrisia e che non parla di ciò che è “più facile” per i genitori, ma ciò che è “più giusto” per i nostri figli. Con molto dispiacere leggo invece delle critiche mosse da persone che, probabilmente, non solo non hanno capito nulla della profondità e verità dell”articolo stesso, ma, e qui senza probabilmente, o non hanno figli oppure…. farebbero meglio a farsi un esamino di coscienza. Perchè purtroppo, oggi, abbiamo immensamente bisogno di questi articoli, che facciano riflettere, che ci pongano, non dico davanti agli occhi, perche tutti abbiamo ben presente la situazione attuale, ma davanti alla coscienza le dinamiche che spesso un genitore si trova a dover affrontare. E” da anni che sono al servizio delle mamme e veramente riconosco la verità di questo articolo in tutte le sue sfaccettature. Ringrazio l”autrice di questo articolo, che divulgherò, in quanto parla ai cuori e alle coscienze. E ringrazio questo meraviglioso sito che dà spazio alla verità non ammantata da fine ipocrisia (purtroppo quanti ce ne sono). Grazie da una donna, una mamma…
cristina
Non credo che fidarsi del proprio istinto ed ascoltare le esigenze fisiche e psicologiche del proprio figlio sia banale ed un luogo comune perché è questo che l’autrice mi sembra voglia dire in maniera molto semplice e noto ed esperimento ogni giorno che sia la cosa più difficile da fare. Ciò non vuol dire che si debba seguire quello che dice il sito come dormire insieme o tenere il figlio con sé fino ai 3 anni, cose che peraltro io non faccio. Di fronte a tanta indifferenza e violenza da parte di alcuni genitori anche dire qualcosa che sia dalla parte dei bambini – dare una carezza in più e un vestito in meno- mi sembra giusto.
E poi quando un articolo che vuole suggerire a seguire la propria testa e a mettersi in ascolto del proprio figlio, quindi a vivere emozioni allo stato puro che emergono nella relazione, suscita tale veemenza di parole forse vuol dire che ha toccato qualcosa di molto profondo nell’animo della persona.
Rachele Sagramoso
Il mondo non è bianco o nero, chiaro o scuro, ed è ovvio che l”estremismo sarcastico con il quale è scritto questo “pensiero” (articolo è una definizione troppo importante per me) sia voluto. Ogni giorno io e molte persone come me che professano l”amore per i propri figli, ci troviamo a combattere ( talvolta si tratta davvero di una guerra) perchè i genitori capiscano che non c”è nulla di male nello stare coi propri figli, nel tenerli a contatto, nell”accarezzarli e nell”ascoltare non solo i loro bisogni ma anche i loro desideri. Grazie al cielo alcune mamme e alcuni papà agiscono d”istinto: sbaglieranno? Può darsi. Nessuno, come dice il “proverbio” nasce imparato. Chissà quanti errori ho compiuto io, Giovanna, Laura, Tiziana, Annalisa, Marzia, Guido, Anselmo, Giovanni eccetera.I genitori che compiono errori perchè spinti dall”amore verso i loro figli, hanno vita difficile: figli di un retaggio culturale ove il desiderio (non il bisogno, che è un esigenza fisiologica) è visto come un peccato, un vizio terribile che condannerà l”anima del bambino riducendolo in un essere senza speranza di redenzione (ho usato termini religiosi scritti con la lettera minuscola perchè non hanno a che fare con la Religione-qualsiasi essa sia-ma con la superstizione). Oggigiorno il genitore libero da convinzioni educative artificiose (magari fornite da pediatri bontemponi o da programmi televisivi) vive in una giungla di commenti, critiche e minacce. Amare il proprio figlio non è scontato come non è scontato essere messi in condizione di scegliere durante la gravidanza (ecco l”allusione ai corsi pre-parto e ai sanitari fortunosamente formati) o durante il parto. L”inquadramento nel quale i bambini vengono calati fin dall”infanzia (inquadramento nel quale si trovano anche i genitori e le madri, soprattutto) porta loro a essere gestiti dall”esterno e non a gestirsi. La conseguenza di ciò, per mia opinione, è che spesso ci troviamo di fronte a ragazzini che, bisognosi di ascolto e amore (anche nella forma più semplice come può essere un abbraccio), confondono questi bisogni dirigendoli anzichè verso i genitori, verso l”esterno: ecco la giovane età alla quale vengono intarpresi i primi approcci sessuali, il desiderio di stare in gruppo (e a non sapersi “tirar fuori” dal gruppo quando questo prende pieghe violente) e l”uso smodato di social network. Certo che non è automatico e che non è sempre un”equivalenza, stiamo parlando di esseri umani e non di macchine, però ci sono alcune possibilità che lo sia.
La verità, proprio a causa di questi mille fattori, non è una sola e non è automatico che un bambino amato, allattato, ascoltato ed educato secondo le norme della cosiddetta “pedagogia dolce”, sia un giovane ragazzo in grado di amarsi, di amare, di rispettarsi e rispettare. Però diamogli questa possibilità: oggigiorno neanche questa gli è data. In ogni dove spuntano come fughi testi che dicono alle madri cosa fare coi loro figli, madri che durante la gravidanza temono di non essere buone madri se vizieranno i figli, madri che non sono messe in condizioni di scegliere (in barba allo spot sul cesareo che da alle donne anche questo peso da sopportare).
Allora cominciamo a dire alle madri e ai padri: SIETE BRAVI, SCEGLIETE CON LA VOSTRA TESTA E FATE Sì CHE SIA L”AMORE PER I VOSTRI FIGLI A FARVI DECIDERE. SBAGLIERETE? Sì, CERTO, MA LO FARETE PER AMORE E NON PERCHè QUALCUNO HA DECISO PER VOI.
Pensiero banale?
Rossella
Parlo da figlia (lo siamo stati tutti), da madre e da nonna. Molte persone sulla sessantina, come la sottoscritta, ben ricorderanno che la loro infanzia è stata – se non un lager – una sorta di di caserma in cui c”era solo da ubbidire, seguire orari, mangiare quello che (sia pure in buona fede) si riteneva che fosse obbligatorio (per la serie: gli spinaci contengono ferro…) e in cui, a ogni domanda, ci si sentiva rispondere sempre un non-giustificato sì o no. Forti di questa bell”esperienza, abbiamo cercato di allevare i nostri figli (partoriti, in genere, in ospedali ove l”ostetrica e il medico più di sgridarci se urlavamo troppo non facevano) all”insegna di una certa longanimità, spesso lottando contro eserciti di nonne, suocere e pediatri che ci chiamavano incoscienti se li facevamo sgarrare dall”ordine prestabilito: e quanti errori, comunque, abbiamo fatto! Oggi vedo i miei nipoti e ringrazio il cielo che mia figlia li faccia crescere liberi pensatori – se mi si passa quet”espressione – nel quadro, beninteso, di quell”unico valore che davvero vale: amarli. Amarli nel rispetto, amarli insegnando loro ad amare e attendere con gioia e curiosità quel che queste creaturine a mano a mano diventeranno. E al signore che s”infuria perché l”intervento iniziale lasciava immaginare un mondo tutto bianco o tutto nero, dico, con rispetto, che ahimè è proprio così: nella sfera dei valori morali i grigi non esistono, e guai se così fosse. Da non cattolica, faccio qui il lampante esempio dei 10 comandamenti: forse che al decreto di ”non uccidere” o ”non rubare” o ”non commettere adulterio” sono previste eccezioni di sorta o, detta il altri termini, una zona grigia? Concludo con un appunto circa la diseducazione indiretta che viene dai programmi televisivi, soprattutto quelli dedicati (almeno teoricamente) agli adulti: non è luogo comune, ma verità sacrosanta (e senza colore politico), che i consigli propinati, soprattutto quelli sottilmente suggeriti, additino a una visione del mondo in cui essere e apparire coincidono. Se qualcuno conosce una trasmissione ove a una bimba la mamma auspica la professione di archeologa e a un maschietto quello di maestro d”asilo, per piacere me lo faccia sapere.
Cristina
leggo il commento di Gianfranco al bellissimo articolo di Rachele e mi rendo conto di quanto sia profonda oggigiorno nell”essere umano la deviazione dagli istinti naturali di accoglienza ed accudimento del bambino.
La nostra quotidianità è piena di madri e padri assolutamente incoerenti nella misura in cui accettano tutto ciò che viene loro suggerito “dall”alto” senza chiedersi il perché, senza mai mettersi in discussione!
Salvo poi coprire di critiche tanto banali una donna che prima di essere ostetrica è una madre saggia e consapevole che ha fatto della maternità e del servizio alla maternità la sua gioia di vita.
Rachele non solo da consigli sensati ed assolutamente consapevoli, ma come lei i più acclamati ed accreditati psicologi dell’età evolutiva lanciano all’unisono lo stesso grido di allarme
Ma mi rendo conto che non è facile ascoltare a Rachele, perché questo ci costringe a mettere in discussione noi stessi e le nostre convinzioni e con noi dovremmo cominciare a dubitare anche dell’autorevolezza e della competenza dei nostri stessi genitori e del loro stile genitoriale, perché è da loro che tutti abbiamo pressoché imparato ad essere genitori.
Mi viene da ridere quando vedo e sento certe cose:
…Dai mamma, fai il parto cesareo che è rapido ed indolore e te lo consiglio io che sono “dio ginecologo” (e che siccome è natale. non voglio che mi rompi le uova nel paniere con un parto il 25/12) e ben poche mamme a chiedersi il perché di tanta insistenza e valutare i possibili, terribili danni che il cesareo può causare alla la mamma ed il bambini!
….Dai mamma, riempi tuo figlio di antibiotici e vaccini che te lo dico io che sono “dio pediatra” (e così le case farmaceutiche continuano ad invitarmi a congressi di una settimana a Dubai e regalarmi sottobanco “soldoni belli” attraverso società di comodo)- e ben poche a chiedersi se esistano soluzioni meno invasive nonostante migliaia di casi di bambini danneggiati da farmaci e vaccini che sono sotto gli occhi di tutti e tutte le conseguenze avverse da farmaco che si verificano quotidianamente nelle famiglie.
….Dai mamma, il bambino è un piccolo vizioso in fasce, è un despota crudele, rinnega il tuo stupido istinto materno, non prenderlo in braccio e fallo dormire solo triste e disperato nei lettini gabbia dei tempi moderni te lo dico io che sono dio Estivill – autore di “Fate la nanna”, libro con un forte marketing alle spalle (e siccome conosco bene la psicologia del bambini, so che dopo poco riusciremo a spezzare la loro volontà e tutti diranno che sono un genio, fa niente se questi bambini poi resteranno traumatizzati per la vita, io guadagnerò tanti di quei soldi !!)
😉
….Dai mamma, tuo figlio è viziato, forza fatti avanti con premi e punizioni, usa il Time out, ricattalo coi premi, regalagli tante belle stelline da ogni volta che si compora bene (così come daresti un bocconcino al cane fedele) usa la promessa dell”amore “condizionato” per ottenere sottomissione e rispetto, te lo dico io che sono la super Tata eroina della tv (e così ti faccio vedere come in una settimana ti “piego” il figlio, e vedrete anche che la psicologia comportamentista riesce ad ottenere in breve tempo figli docili ed ubbidienti, così tutti guarderanno i nostri programmi, avremo un sacco di fan e gli sponsor ci copriranno di soldi!), fa niente se nel medio/ lungo periodo queste “tecniche” distruggono il rapporto genitore/figli e questi ultimi diventeranno adolescenti terribili e ribelli, sbandati oltre ogni limite (questo ultimo allarme per i ragazzi vampiri non vi fa rizzare i capelli in testa? Gordon Neufeld ci aveva avvisato, l’avete letto?!)
Potrei andare avanti così per lungo tempo, c”è solo un modo per uscire da questi schemi, ed è quello di chiedersi sempre perché e cercare tante, tante informazioni che confutino queste teorie, anziché abbracciarle ad occhi chiusi criticando poi gli articoli ed i suggerimenti di donne sagge come Rachele.
Le lancio una sfida caro Gianfranco, si legga “I vostri figli hanno bisogno di voi” Di Gordon Neufeld e Gabor matè – ed leone Verde (è solo un caso che sia lo stesso editore del sito, non posso farci nulla se proprio loro stampano in Italia alcuni dei più bei titoli oggi disponibili nel panorama della letteratura per genitori ed infanzia).
Dopo che avrà letto quel libro, se vuole, e se ancora se la sente, torni pure qui a coprire di insulti noi “Talebane” pressappochiste e qualunquiste, e se non lo leggerà, per noi non cambierà niente, così come penso nulla cambierà all’editore, ma per i suoi figli, se ne ha, potrebbe essere l’occasione perduta per salvarsi la vita…. decida lei!
patrzia
articolo bellissimo e schietto! per gianfranco che dire?eh sì, credo che si siano toccate corde sensibili. altrimenti non mi spiego tanto livore in questo articolo.finalmente qualcuno dalla parte di noi genitori in preda all”ansia di fare la cosa giusta,di essere giudicati da parenti, scuola, sistema.al terzo figlio ho detto basta! basta essere incinta come se fossi malata,basta ascoltare tutti meno che il mio cuore di mamma dice sempre la cosa giusta da fare.ed è ora di smetterla di ascoltare fregnacce che l””esperto” di turno ci propina in cambio di denaro sonante, quel denaro che noi paghiamo per vedere la tv spazzatura. per il signor gianfranco sono troppo integralista?ecchisenefrega e aggiungo, meno male che non è mio marito
Gianfranco
Premesso che qualunque intervento mi sembra costruttivo e interessante e che quindi è lecito e utile che ognuno dica la sua, mi sembra, in linea generale, di essermi beccato dell”integralista (fra le altre cose). Al di là delle mie convinzioni personali, discutibili e ci mancherebbe altro, mi sembra di aver scritto che mi sembra riduttivo (e integralista, per intenderci) schierare chi ama i figli da un lato e chi li rinchiude nei lagher dall”altro. Dai commenti che lego sembra che chi legge Estivill è un idiota che non sa usare la propria testa, chi invece legge la dottoressa e il suo articolo fa la cosa giusta. Sfiora qualcuno l”idea che magari un genitore possa anche dire no per amore? Ritenere che essere fermi nell”educare sia un bene per i figli prima che per i genitori? Davvero ritenete che farli piangere o abituarli ad avere delle regole sia più facile che “amarli” e basta? Io non ne sarei così convinto. In più, c”è da dire, la mia critica voleva evidenziare che, giusti o sbagliati che siano, alcuni testi offrono ai genitori dei metodi con cui gestire le situazioni, non scrivono “amateli” e basta, come la dottoressa. Mi sembra riduttivo, no?
Concludo nel dire che sono convinto anche io che l”istinto e l”amore siano la migliore risorsa per educare i nostri figli, ma non mi permetto di dire che il mio istinto è migliore del vostro solo perchè mi suggerisce strade diverse.
Gianfranco
Dimenticavo per Chiara di Milano: in realtà mi piace molto il sito di Bambino Naturale e lo frequento da tanti anni, la critica era rivolta all”autrice dell”articolo. Anzi meglio ancora: era rivolta all”articolo pubblicato.
elena
e io cosa dovrei dire che dopo il parto volevo almeno provare ad allattare i miei due piccolini, ma le ostetriche anziché aiutarmi mi hanno dissuasa dicendo sin dall”inizio che non ce l”avrei mai fatta…??? magari s.o.s. tata mi avrebbe aiutata di più.