La motivazione posta a base del provvedimento è, in sintesi, la seguente: “Posto che la convivenza della bambina con la madre rappresenta un insuperabile impedimento al riavvicinamento dell’altra figura genitoriale, stante il comportamento di diretta o indiretta suggestione e di indottrinamento della piccola che ha fatto nascere in lei un pregiudizio negativo circa la figura paterna, si ritiene necessario disporre l’affidamento esclusivo della bambina al padre al fine di ricostruire un normale rapporto padre-figlia“.
Nel caso deciso dal Tribunale di Matera – che si inserisce in una complessa vicenda familiare – i Giudici prima di giungere al provvedimento estremo sopra citato avevano già disposto l’affidamento della bambina al Servizio Sociale del Comune di Matera, affinchè questo monitorasse e gestisse il rapporto padre-figlia, adottando le misure più idonee a favorire l’evoluzione del rapporto e degli incontri fra il genitore e la bambina, con ordine di relazionare al Tribunale semestralmente.
La misura dell’affidamento al Servizio sociale non aveva però portato alcun miglioramento nella relazione, atteso che la bambina continuava a mostrare un atteggiamento oppositivo e di rifiuto verso il padre e d’altro canto, la mamma risultava essere poco collaborativa ed anzi piuttosto ostile nei confronti dell’altro genitore.
Risulta infatti dagli atti processuali che la madre avrebbe mosso verso il padre l’accusa di essere un soggetto pericoloso per la figlia e inadeguato al ruolo genitoriale, svalutandone qualsiasi competenza e capacità di relazionarsi con la figlia, senza tuttavia riuscire a provare, in corso di causa, con riscontri oggettivi, molti dei comportamenti negativi attribuiti all’ex partner.
Nella decisione qui in esame il Tribunale ha concluso rilevando che il rifiuto della bambina nei confronti del padre è stato per lo meno rafforzato e incoraggiato dall’atteggiamento della madre la quale, anziché aiutare la figlia ad elaborare la figura paterna ha favorito il maturare in lei di istanze oppositive e immotivatamente ostili.
Gli stessi giudici hanno affermato che il dovere primario di ogni genitore è quello di aiutare la personalità del bambino a maturare e ad emergere, intervenendo, pur nel rispetto dei suoi bisogni, affinchè vengano plasmati i profili comportamentali abnormi e contrari al suo stesso interesse.
In verità, la pronuncia del Tribunale di Matera, che ha fatto molto parlare di sé in questi ultimi mesi, rappresenta una decisione estremamente rara nel panorama giurisprudenziale italiano e riaccende il dibattito sulla annosa questione dell’ascolto del minore e dei limiti alla sua autodeterminazione.
Con la legge n. 54/2006 lo scenario dell’affidamento ha visto ridisegnati i suoi confini in modo assolutamente innovativo: da un affidamento monogenitoriale che costituiva la regola in precedenza si è transitati verso un modello di affidamento bigenitoriale, derogato solo in casi del tutto eccezionali e marginali.
Il legislatore del 2006 ha riconosciuto al minore il diritto di relazionarsi equilibratamente con i due genitori anche dopo la loro separazione, sottraendolo così alla pressoché totale dipendenza, anche psicologica, di uno solo di essi; il problema che si pone è quello di saper leggere e interpretare autenticamente la volontà del bambino di fronte a manifestazioni di disagio o addirittura di rifiuto verso un genitore.
Come distinguere il rifiuto motivato e spontaneo del bambino da quello indotto dal genitore che maggiore influenza esercita su di lui? Come riconoscere un vero e motivato rigetto da una PAS (sindrome da alienazione parentale)?
Sono questi i dilemmi sui quali i Giudici, i consulenti tecnici e gli operatori del diritto, alle prese con il dramma della famiglia che si spezza, si confrontano quotidianamente, non senza dubbi e con la consapevolezza della immane responsabilità che si accompagna ad una decisione che interviene sull’affidamento della prole.
Credo di poter concludere non nascondendo le perplessità di fronte a decisioni giudiziali, pur rare, che impongono soluzioni basate sulla coartazione delle relazioni umane, tanto più quando la relazione è quella fra genitore e figlio; mi chiedo quanto sia rispettoso dei bisogni di un minore essere sradicato dalle braccia della madre per ritrovarsi, di punto in bianco, affidato coattivamente ad un papà che conosce poco, con il quale il bambino non ha potuto costruire una relazione e verso il quale mostra dichiarato disagio se non addirittura rifiuto.
Perché per quanto immotivati e indotti possano risultare i sentimenti repulsivi che il bambino esprime verso un genitore, non vi è dubbio che sono pur sempre espressione del suo essere in quel momento e non mi pare che il problema possa risolversi imponendogli uno stravolgimento delle sue abitudini e del suo assetto di vita.
La tematica è estremamente delicata e meriterebbe un più approfondito esame.
Non vi è dubbio che i giudici del Tribunale di Matera hanno osato con una decisione che, per quanto discutibile, va apprezzata per l’audacia, ponendosi a monito per quanti – troppi – genitori, solo perché affidatari o “collocatari” dei figli si sentono i padroni dei loro piccoli e agiscono una campagna denigratoria costante nei confronti dell’altro genitore, nel tentativo di cancellarlo dalla mente dei figli e nella erronea convinzione che una madre può bastare e che un padre non è poi così indispensabile!
Avv. Paola Carrera
Avvocato in Torino, membro del Direttivo A.I.A.F. Piemonte e Valle d’Aosta – Avvocati Italiani per la Famiglia e per i Minori
Emanuela
Sono veramente schifata da tutto ciò,ma non è così difficile capire che quando un figlio non vede per un po’ il padre si stacca automaticamente,è il padre che deve favorire il rapporto padre figlio senza l’aiuto di nessuno! Deve essere presente ogni giorni o per lo meno dimostrarsi dolce e premuroso! Sentenze senza sapere qual’è la situazione reale! Sentenze dove i figli sono usati come oggetti affidati ai servizi sociali o affidati a chissà chi,anzichè lasciarli a chi li ama veramente! Se tutti i padri facessero i padri nessuna madre vera ostacolerebbe il rapporto tra padre e figlio,che poi lo ostacola agli occhi della legge,ma in realtà sono i padri che si mettono la zappa sui piedi da soli! Padri sveglia,padre non significa solo una cosa o solo il nome! Secondo me quando un padre è assente per tanto tempo,dipende dall’età dei bimbi,l’affidamento dovrebbe diventare automaticamente esclusivo nei confronti della madre,come punizione per quei padri che si fanno i loro comodi e quando vogliono riemergono! I figli hanno bisogno di equilibrio,di genitori stabili,presenti e di avere fiducia in loro!!!!!!!!!!!!
Daphne
da mamma sono agghiacciata a leggere certi vostri commenti
è proprio di donne che nella tematica sull’affido coscienzioso di minori parlano di “punizione ai padri” piuttosto che “benessere dei figli” che bisogna aver paura…
annalisa
Non ho letto tutta la vicenda: ora non posso farlo. Ma me la sono stampata…. Mi è bastato leggere il commento di Emanuela per capire… Io stò vivendo una cosa simile, ma per un altro motivo: quello che, quando mio marito ha intentato una separazione giudiziale contro di me (nel 2007) io sono caduta in depressione…. Malgrado ciò ho mantenuto entrambi i figli (ora hanno 14 e 22 anni)quando il padre non lo ha fatto. Ho dato loro da mangiare, da vestire e ho garantito lo studio e avevano una casa. Malgrado io sia in cura e il padre (come prospettato dalla CTU) non abbia fatto alcun percorso psicoterapeutico (il profilo delineato dalla stessa CTU è quello di uno schizoide…: incapce di provare sentimenti, di avere relazioni durature, elevata presenza di mancanza di affetti primari che lo portano ad assumere un atteggiamento di autostima!!!), da un anno il padre ha l’affidamento esclusivo del minore, mi ha buttata fuori dalla casa coniugale perchè di sua esclusiva proprietà per donazione, il mio stipendio è ridotto al lumicino per aver contratto debiti per mantenere i figli, devo vedere il figlio con gli operatori sociali i quali fanno più schifo di un cesto di serpenti… I miei figli, ora, sono contro di me perchè ho sofferto per il padre…. Il giudice? Una donna che non vale niente: di certo non è madre… L’amante (perchè, lo ribadisco, per la legge italiana è tale fino al divorzio!) compra ufficiali guiudiziari, banche e, arrivata a questo punto, anche il giudice. Non posso pagarmi un affitto e nemmeno comprare una lavatrice a rate… A lui non hanno fatto nulla… Mio figlio è iperattivo e dislessico: ho iniziato a discutere di brutto con mio marito perchè se ne fragava di questa cosa dicendomi che il bambino era solo un bambino viziato per colpa mia! Potrei andare avanti ore e ore… Ho un avvocato: è una persona buona, forse troppo. Io non lo stò pagando e continuo ad informarmi in ogni modo e a chiedere aiuto a chiunque. Mio marito continua a farmi cause per ogni nonnulla…. Io l’ho querelato più volte perchè, alla fine, mi mandava all’ospedale… Esiste una giustizia in Italia? Io so che la madre l’ho fatta!! Eccome se l’ho fatta! Una madre lavoratrice che non ha avuto “tate”, donne di servizio, nonne al piano di sopra….. Ho capito tardi chi era mio marito (e, forse, ancora ci stò un pò male). Ma la cosa peggiore è convivere tutti i giorni con il dolore di non vedere nè sentire i miei figli (perchè io di figli ne ho 2, anche se uno è maggiorenne!) non solo per la mia depressione, ma anche perchè chi è tenuto a “giudicare” (quale diritto? che ne sanno di 21 anni di vita di una famiglia?), ha guardato solo da una parte… Mi sfogo spesso, con chiunque…. Ma non cambia nulla. Grazie per avermi letto.
Daniele
Ho letto l’articolo e la sentenza dell’intera vicenda. Guardate rimango non tanto colpito dalla vicenda ma dai commenti sotto riportati e in particolar modo dalla signora Emanuela. Io sono un padre separato da poco, è in corso ancora la causa giudiziale. Ho sempre avuto difficoltà nei rapporti con mia moglie, scontri caratteriali, incomprensioni, insomma non siamo mai andati d’accordo e con l’avvento della nascita di mia figlia le cose sono ulteriormente peggiorate. Volevo chiedere alla signora Emanuela….Lei sa cosa significa sentirsi un mezzo, un semplice mezzo utilizzato esclusivamente per avere un figlio? penso di no!! Altrimenti non avrebbe parlato in questo modo! La figura materna è di fondamentale importanza per l’educazione soprattutto psicologica dei propri figli. Un padre assente non significa per forza un padre che se ne frega dei figli o della famiglia! Ci sono situazione famigliari che per forza di cose un papà è costretto ad assentarsi per motivi di lavoro dalla famiglia anche ripetutamente e per tempi lunghi. Che significa che non è un padre? Non sarebbe meglio dirie che la madre deve giocare un ruolo importante in questa vicenda? Fargl capire che il papà gli vuole bene, che è giusto stare anche con lui quando c’è, fargli fare le passeggiate solo con lui anche per poco e dare al bambino la sicurezza di avere al fianco un’altra figura affettiva importante. Io mi sento continuamente dire dalla mia ex che me ne sono sempre fregato di mia figlia e che non c’ero mai quando invece si portava la bambina al letto e la faceva dormire per interi pomeriggi e serate perchè era “stanca!. E io li con la speranza di incontrare un suo sguardo o di sentire la sua vocina. Continui litigi sulle modalità di gesione della bambina, dei tempi del sonno e quante altre cose ancora che non basterebbe un libro per scriverle. Padri assenti!…Date la possibilità a quei padri che sono meno presenti di costruire un rapporto con i propri figli. Basterbbe uno sguardo della mamma un cenno di intesa e i bambini seguirebbero ogni affetto che li cirdconda.
rady ali
purtroppo questo problema molto frequente nella gestione dei propri figli in caso di separazione non sono p er niente degne ne adeguate per la crescita mentale e psicologica dei propri figli dimenticando però la costretta mancanza di uno dei genitori per i conflitti della separazione fa crescere un bambino fragile psicologicologicamente e come riuscito grazie all’aiuto di uno dei 2 genitori separarsi dal padre o dalla madre molto presto si separerà anche dall’altro perchè gli ha insegnato il non rispetto della famiglia in cui faceva parte
William Dogyes
Io sono un padre separato e nella mia vita ho fatto l’errore più grande che potessi ,usare droga,era una forma di ribellione e lo scoperto solo dopo il mio percorso in una comunita’ e preciso che i guai che ho combinato risalgono a 10/15 anni prima che nascesse mia figlia e mi sono separato dopo la nascita perchè la mia compagna voleva continuare quel giro e farsi ..io no e me ne sono andato a curarmi e’ stata dura è dire poco ma ora che sono tornato ho difficolta come una montagna e tutto perchè l’ass.sociale è totalmente di parte anche se la polizia continua a segnalare la madre come assuntrice di alcool e droga è 4 anni che mi sbatto come un pazzo ora vivo con una donna e sua figlia che amo tantissimo e mia figlia è vittima di mobbing genitoriale nei miei confronti ..la madre gli dice che io non la voglio perchè ora ho un’altra vita e gl’inculca gelosie e pregiudizi ,atteggiamenti che rispecchiano una sofferenza psicologica e uso di droghe ..
ma non basta per l’ass. sociale è un comportamento normale ela difende a spada tratta e la mia famiglia e’ pregiudicata e discriminata per il colore della pelle anche se lei ha fatto 2 figli con 2 persone di colore ..io scrivo questo per mostrare un esempio di malagiustizia e abusi di poteri e per chiedere a qualcuno una mano per dare a mia figlia una vita normale …VI PREGO AIUTATEMI …!!
Paolo
Il problema di queste decisioni è il ricorso a psichiatri e psicologi per determinare la verità. Nella maggioranza dei casi sbagliano a causa dell’intrinseca discrezionalità delle discipline stesse. E’ necessario tornare alle vecchie buone prove oggettive per poi decidere. Nel caso in questione, assumendo che le informazioni offerte al giudice siano corrette, la decisione è apprezzabile. Sappiate che nella maggior parte dei casi come questo, il figlio finisce in una casa famiglia e perde entrambi i genitori. A questo punto però il giudice dovrà assicurarsi che la bambina mantenga dei rapporti equilibrati e continuativi con la madre, altrimenti si passa semplicemente da un abuso all’altro.