Ci siamo lasciati alle spalle, da pochi giorni e non senza qualche rimpianto, le tanto attese vacanze di Natale, e mentre per molti è stato il momento del ritrovarsi in famiglia, attorno all’albero e alla tavola imbandita, per qualcun’altro è stato tempo di concertazione, non sempre distesa, in ordine a come dividersi i bambini nei giorni delle festività.
Per le coppie separate infatti, il momento delle festività di Natale può rappresentare un appuntamento foriero di discussioni e più spesso di scontri perché manca l’accordo sulle modalità con cui i bambini trascorreranno i giorni di vacanza: a casa di mamma o a casa di papà? Il pranzo di Natale con la famiglia allargata di mamma o con quella di papà?
Quando è il Tribunale a dover decidere e a regolamentare i tempi di competenza dei genitori in occasione delle festività del Santo Natale, di prassi e salvo casi eccezionali, le vacanze invernali vengono divise equamente, prevedendosi che i figli trascorrano con entrambi i genitori il periodo decorrente dal 23 al 30 dicembre e dal 31 dicembre all’Epifania compresa, seguendo il criterio dell’alternanza.
Così, se un anno i figli hanno trascorso il Natale con mamma e il Capodanno con papà, l’anno successivo si andrà ad invertire il periodo.
Se invece è stato possibile mediare il conflitto della coppia e addivenire ad accordi sulle modalità di affidamento dei figli, i genitori sono liberi di individuare i tempi di competenza secondo criteri più flessibili, “personalizzandoli” in funzione delle abitudini di vita di quella famiglia, delle esigenze lavorative di entrambi e, cosa auspicabile, del gradimento dei loro bambini e delle loro aspettative.
Così, a titolo esemplificativo, se i bambini, fintanto che è durata la convivenza con entrambi i genitori, hanno sempre onorato la festività del Santo Natale con la cena della Vigilia a casa dei nonni paterni e il pranzo del 25 dicembre con la famiglia del ramo materno (o viceversa), sarebbe non solo opportuno ma anche auspicabile conservare la prassi anche dopo che è intervenuta la separazione, per garantire quella continuità di tradizione che oltre ad essere rassicurante per i figli è certamente anche gradita.
Un modesto suggerimento, che nell’esperienza professionale mi sento di dare ai genitori che si trovano alle prese con la elaborazione del loro programma di affido condiviso, è quello di prevedere che sempre, ogni anno, i figli possano trascorrere con ciascun genitore o il giorno della vigilia o il giorno del S. Natale, a prescindere dal periodo di competenza successivo, in modo che ai bambini – e tanto più piccoli sono tanto più opportuna mi sembra questa delicatezza – sia concesso di condividere il momento dello scambio dei doni e più in generale l’atmosfera della festività, con entrambe le figure genitoriali e con le rispettive famiglie del ramo materno e paterno.
Certo, sempre separazione è, ma forse i figli potranno apprezzare il fatto di avere condiviso le festività più dolci dell’anno insieme alle figure affettive di maggior riferimento, senza allontanamenti forzati dall’uno o dall’altro genitore.
È chiaro che, se i genitori vivono a molti chilometri di distanza fra loro e magari anche in Stati diversi, non sarà possibile seguire l’alternanza sopra suggerita ad anzi, in questi casi le vacanze possono rappresentare il momento del “ricongiungimento” con il genitore non collocatario, rappresentando le festività invernali una pausa nell’anno scolastico dei ragazzi che consente loro di permanere per più giorni consecutivi presso il genitore che vive lontano e che poco vedono nella restante parte dell’anno.
È importante in ogni caso sapere che i genitori sono sovrani nella loro autonomia negoziale e hanno modo di cucire il loro progetto di affidamento condiviso alla stregua di un abito tagliato su misura, dove le esigenze degli adulti dovrebbero sposarsi con quelle dei bambini nell’ottica di salvaguardare il più possibile una continuità di affetti e di presenze, evitando che insieme alla frattura del nucleo famigliare possa anche conseguirne uno stravolgimento di abitudini e di costumi che enfatizza ulteriormente il senso di perdita e di rottura.
So che può sembrare banale e semplicistico ricordare ai genitori che si trovano a vivere separati, che l’amore per i nostri figli e il buon senso sono i fari che devono illuminare continuamente le scelte di vita, orientando ogni intenzione e ogni istanza in funzione dei diritti dei bambini, del loro essere soggetti più deboli ma non per questo meno degni di rispetto.
E allora, se solo gli adulti riuscissero a ricordare di essere stati bambini, anche se un giorno lontano, non esiterebbero a credere che per i loro figli non c’è regalo più grande che poter condividere la magia dell’avvento un po’ con mamma e un po’ con papà, seppure in case separate e magari con nuove famiglie allargate e ricostituite, piuttosto che lontani per forza dall’uno o dall’altro genitore.
Credo allora che, anche quando i genitori vivono momenti di acceso conflitto durante l’anno, perché papà ha riportato i bambini al domicilio materno con il quarto d’ora accademico di ritardo rispetto all’orario prefissato (tipica prassi che fa “imbufalire” molte mamme) o perché mamma non ha consentito il recupero di un incontro mancato, le festività del S. Natale possano rappresentare, se non certo un toccasana che annulla i contrasti, quanto meno una tregua e una pausa di reciproca riflessione sull’importanza dell’essere genitore.
Auguriamoci allora che questo 2011 porti a tutti luce e serenità, aiutandoci a vivere i conflitti in modo più ragionato e a risolverli con una giustizia più mite.
Buon Anno a tutti i lettori!
Avv. Paola Carrera
Umberto
E nel caso di bimbi sotto i 2 anni, come posso stare un po’ di più con lei a Natale? La mamma non me la lascerebbe per 4 ore di seguito. Attualmente la vedo 90 minuti 3 giorni alla settimana. Grazie