Molti non capiscono come mai alcune donne si dannino l’anima per riuscire ad allattare. La frase più tipica che rivolgono alle mamme in difficoltà è: “Così ti esaurisci, guarda che con il biberon si cresce bene lo stesso”.
Non è solo una questione di salute, legata al fatto che le formule artificiali non siano efficaci tanto quanto il latte materno. E’ un tassello dell’essere donna e dell’essere mamma.
Volgiamo il discorso al maschile: se un uomo non può avere figli, qualcuno si sogna di dirgli con leggerezza e invadenza di ricorrere al seme di un donatore perché tanto alla fine il bambino sarà cresciuto da lui e quindi sarà comunque figlio suo? Certo, è una scelta che si può fare, ma non credo che venga presa alla leggera e non credo proprio che tutti gli uomini lo accetterebbero. Provate a fare la domanda agli uomini vicino a voi.
Questo non vuol dire che chi non allatta è “meno mamma” o chi ricorre alla fecondazione eterologa sia “meno papà”, ci mancherebbe!
Però vista in questa ottica credo sia più facile capire perché molte mamme soffrono se non riescono ad allattare, e non è certo per egoismo. Definireste egoista un uomo che rifiuta di ricorrere al seme di un donatore per concepire un figlio?
E’ vero, alcune mamme, forse più di quante ci dicano le statistiche, non sono interessate ad allattare. Sono scelte, e sono madri né più e né meno delle altre.
Ma quelle che passano al biberon loro malgrado sono convinte che la colpa sia loro.
Noi mamme siamo le regine indiscusse dei sensi di colpa.
Quando una mamma mi contatta esordisce dicendo “So che ho sbagliato” o “Per colpa mia, ora mio figlio…”.
E chi per professione dovrebbe aiutare e sostenere le donne che vogliono allattare, glielo fa credere ben volentieri, per scaricarsi la coscienza dalle proprie colpe.
Per cui le mamme raccontano che non hanno potuto allattare “per colpa dei miei capezzoli piccoli, come mi aveva detto l’ostetrica quando il mio bambino si attaccava male”, o perché “il mio latte era troppo leggero per cui il mio bimbo non teneva le tre ore come mi aveva indicato il pediatra”.
Oramai tutti sanno che allattare è importante, ma purtroppo non sono abbastanza quelli che sanno come affrontare le difficoltà che possono capitare. Infatti se chiedo alle mamme quali consigli hanno ricevuto quando l’allattamento iniziava ad avere problemi, la risposta più frequente è “Mi hanno detto di insistere” e infatti la frase spesso si conclude dicendo “è stata colpa mia perché non ho insistito abbastanza”.
Che consiglio è insistere? Se ho una caviglia slogata e insisto a camminare possono solo peggiorare la situazione se nessuno mi cura! Se un bambino è attaccato male al seno e la mamma insiste, l’unico risultato sono le ragadi.
Ci hanno inculcato l’idea che per essere buone madri dobbiamo essere delle martiri, per cui alcune donne vivono situazioni al di là dell’umano limite della sopportazione e non sanno nemmeno che potrebbero essere aiutate, anche perché cercare sollievo sembra quasi un atto di debolezza, o che è loro pieno diritto decidere di smettere di allattare.
O forse hanno avuto la sfortuna di chiedere aiuto a persone competenti solo in teoria, ma non in pratica, e questo rafforza in loro l’idea che l’allattamento sia fallito per una loro responsabilità. Quindi quando una mamma esasperata passa definitivamente al biberon, spesso si sente un cattiva madre, perché non ha insistito e non ha sofferto abbastanza per il bene del suo bambino.
Nessuno nega che l’allattamento possa presentare delle difficoltà inattese, ma se una mamma non è riuscita a superarle quasi certamente è dovuto all’ignoranza altrui.
E le mamme con i loro bambini ne pagano le conseguenze.
Sara Cosano
sara
è verissimo, mi rivedo in ogni parola!!!
monica
Bellissimo! Brava Sara!
Giulia
Splendido intervento Sara….hai azzeccato su un sacco di punti. io sono felice e un pochino orgogliosa di aver allattato esclusivamente Stefano (mai preparato 1 bibe di artificiale) anche grazie al sostegno molto forte di mio marito che mi ha aiutato in tutto e per tutto in casa e con il piccolo in modo che potessi riuscire nel fare una cosa a cui tenevamo tutti e 2. ed adesso che ha 14 mesi ed è malato non tocca cibo ma solo il mio latte ed è un enorme gioia e occasione per dimostrargli il mio amore.
milena
Confermo…continuare ad allattare è un’impresa..
Michela
Niccolò ha 17 mesi e lo allatto ancora, felicemente! E lo devo in parte all’ostetrica del territorio che mi ha insegnato come attaccarlo al seno e soprattutto alla consulente della leche league che a tre mesi, quando mi sembrava che il latte iniziasse a scarseggiare, mi ha consigliato di assecondare sempre le richieste del mio bimbo. Una punta di acredine per le operatrici del nido e soprattutto per i pediatra di base!
Giusofi
Non sapevo di poterci riuscire anche se ci ho messo tutta la buona volontà. Ho avuto difficoltà all’inizio: un cesareo e una lunga separazione. Però volevo allattare, mi è bastata una carezza, una persona competente a rassicurami che la mia bambina mordeva un po’ ma che avrei potuto correggere l’attacco. Quando sono uscita di casa pensavo di non avere più latte e questa donna magica mi ha detto che ne avevo anche troppo e che la mia bambina non riusciva a ben gestirlo. Da una senzazione di insicurezza mi sono sentita potente e ho allattato ben oltre i tre anni. E sto riallattando da quasi due.
Tizi
Condivido pienamente e Vi invio una domanda che mi tormenta. Matteo ha 31 mesi e ama ancora farsi una coccola con la “ciuccia”. Soprattutto la notte è indispensabile per riaddormentarlo. Per una bronchite che si trascina mi è stato ordinato LEVOXACIN 500 mg…cosa è meglio fare? Essendo sola ho bisogno di un confronto urgente. Grazie
redazione
Cara Tizi,
non sono sicura di aver capito: devi prendere tu il levoxacin e sei in dubbio sulla sua innocuità per Matteo?
Io saprei la risposta ma non sono medico quindi devo tenermela per me…
Puoi contattare il centro antiveleni di Bergamo (tel.800 88 33 00) è un servizio gratuito, aperto a tutti (medici e cittadini), in funzione 24h/24.
Potrai chiedere se puoi prendere il farmaco o eventualmente con cosa puoi sostituirlo. Mi raccomando, condividi l’informazione con il tuo medico e non improvvisare cure!
Ti consiglio di leggere anche questo articolo
https://www.bambinonaturale.it/2010/12/farmaci-e-allattamento-un-binomio-possibile/
Auguri
Sara Cosano
Giusofi
Tizi, devi vedere se il principio attivo è compatibile con l’allattamento, chiamando La Leche League (il numero è un 199 e lo trovi sul sito) loro ti sapranno dire se è sicuro o consigliarti un’alternativa da sottoporre al tuo medico, se non lo hai ancora iniziato. È comunque buona norma prendere sempre il farmaco subito dopo la fine della “ciucciata”. Continua così e in bocca al lupo!
Tizi
Cara Sara, scusa il ritardo. Il medico del pronto soccorso mi ha prescritto il farmaco consigliandomi di sospendere l’allattamento. Visto il delicato momento familiare (mio marito mi ha lasciato) avrei rimandato a qualche mese il graduale “allontamento dalla ciccia”. In mio aiuto è arrivata l’ostetrica che ha seguito la gravidanza di Matteo. Insieme abbiamo convenuto che il farmaco era necessario a me e dannoso al piccolo. Abbiamo fatto un “piano di battaglia” e il piccolo si sta adeguando senza pianti. Ho messo un’improbabile fasciatura morbida che copre i seni. Matteo ogni tanto chiede se c’è ancora “LA BENDA?” e aggiunge: “Quando ti togli la benda posiamo ciuciare!” Lascio passsare i giorni per “la disintossicazione” e poi vedo se siamo pronti (o meno) per sospendere questa meravigliosa avventura iniziata 2 minuti dopo la sua nascita, 2 anni e mezzo fa…l’avventura dell’allattamnento di Matteo. Grazie per il tuo interessamento. Buona notte
Fabiola
Perfettamente d’accordo! All’inizio ho avuto grandissime difficoltà, se non avessi avuto l’aiuto qualificato delle consulenti de La Leche Legue, avrei sicuramente smesso durante il primo mese ed invece ho continuato per anni!
Marianna
La mia esperienza di allattamento è stata un vero incubo… purtroppo è stato sbagliato l’attacco al seno all’inizio e mi sono ritrovata a piangere disperata ogni volta che allattavo. Risultato: ragadi e lesioni a forma di mezzaluna ai lati di entrambi i capezzoli. Ho cominciato col primo bibe (che lei ha rifiutato inizialmente) e mi sono tirata il latte con un tiralatte di quelli in vetro con lo stantuffo. Inizialmente andava bene, il latte le bastava… Poi ha cominciato a non bastarle più… provavo ad attaccarla con un dolore insopportabile e dopo un po’ son passata ad un allattamento misto. Il mio latte usciva sempre meno e allora ho pensato che era inutile tirare una così piccola quantità di latte… sono passata ad allattamento esclusivo con l’artificiale. Il mio seno continuava a produrre latte, si gonfiava e mi faceva male e mi hanno consigliato di andare dal medico per farmi prescrivere qualche medicina per farmelo andare indietro… Purtroppo l’ho fatto. Ora mia mia bimba ha quasi tre mesi, mi esce ancora un po’ di latte e, leggendo il libro di Carlos Gonzales “Un dono per tutta la vita” ho visto che potrei tornare ad allattare… insomma, non tutto è perduto! Ho cominciato a tirarmi di nuovo il latte, ma ne usciva pochissimo e ne esce pochissimo, lo sto facendo ancora, ma senza costanza, ho paura che la bimba mi rifiuterà il seno, cosa che è già successa. Conoscete qualcuno che abbia avuto un’esperienza simile? Mi aiutate a riprendere un po’ di fiducia in me stessa? Grazie mille a tutte le mamme!
betty
Grazie per questo articolo che aiuta le mamme a liberarsi da ingiusti sensi di colpa.
Molta gente non capisce che nonostante tanta buona volontà, l’essere mamme, partorire, allattare ecc. sono esperienze grandi che segnano grandi svolte di crescita nella vita, ma come tante altre meno incisive, non sono esenti da traversie, frustrazioni, fatiche impreviste e incomprensioni da parte di chi ci sta intorno (medici, osttetriche e talora mariti che non sanno mettersi nei panni della neo-mamma quel poco che basta a capire la fatica di trasmettere la vita “sulla propria pelle”: fatica fisica e morale, soprattutto al primo figlio, che è una grande svolta, poichè apre un ciclo vitale completamente nuovo nella donna, pieno di incognite -sono MADRE! (=quante responsabilità nuove)- e dove spesso con rimpianto ella dà l’addio alla propria infanzia, al proprio essere “figlia” o persona centrata sull’ego, riscoprendo poi l’infanzia in modo misterioso, con stupore di fiaba, nel figlio generato, ma nel ruolo nuovo della “dedizione”, abnegazione di sè (il figlio piange, scordati dei tuoi disagi-bisogni e pensa solo a lui/lei che ha fame, chiede a te la VITA, la fonte della sopravvivenza; dedizione totale che non è cosa spontanea nè idillica. E’ sempre un sacrificio quotidiano del proprio IO, naturale solo in parte, in buona parte frutto di educazione morale e cristiana più che naturale, e va compreso e sostenuto e condiviso dai familiari più intimi, non certo dagli estranei che spesso danno consigli fuori posto.