Quante volte si dice, o lo abbiamo detto, o ce l’hanno detto?
Oggi più che mai (anche in ragione del periodo difficile, della “crisi” ) nella vita di tutti i giorni, in ufficio, fuori di scuola, persino in tv, sono parole ripetute che trovano molto consenso: “i figli son sacrifici“.
La nostra Alessandra Bortolotti proprio non ci sta, e partendo dalle parole del famoso pediatra Carlos Gonzàles, vuole riflettere con noi sul senso del termine “sacrificio” e se sia corretto applicarlo alla decisione di avere e crescere uno, o più, bambini…
Allevare figli è un sacrificio?
“… mi permetto di inserire una considerazione aggiuntiva contro il sacrificio. La parola sacrificio ha diverse accezioni, e alcune di queste non sono male: ‘Atto di abnegazione o altruismo, ispirato alla veemenza d’amore’. Ma può anche essere: ‘Azione a cui uno si sottomette con grande ripugnanza’ in modo tale che può esserci confusione. Si sacrifica l’alpinista per raggiungere la cima?
Si sacrifica chi studia per un concorso per diventare notaio, o chi fa pratica ore e ore al pianoforte? Non stanno facendo qualcosa che li disgusta; stanno facendo quel che desiderano fare. Io non voglio scalare una montagna nè essere notaio, per questo non lo faccio. Se volete portare vostro figlio in braccio, o dargli il seno fatelo.
Se volete smettere di lavorare per mesi o anni per crescerlo, o rifiutare una magnifica opportunità di lavoro all’estero per stare con la vostra famiglia, fatelo. Ma solo se lo volete. Se non volete non fatelo. Dire: ‘Ho sacrificato la mia carriera professionale per stare con mio figlio’ è assurdo tanto quanto: ‘Ho sacrificato la relazione con mio figlio per la mia carriera’. Non sono sacrifici, sono scelte.
Vivere è scegliere, le giornate hanno solo ventiquattro ore e chi fa una cosa non può farne un’altra contemporaneamente. Scegliete quello che in ogni momento vi sembra opportuno e basta. Chi fa quel che vuole non sta rinunciando; non si sacrifica ma trionfa.
La sfumatura è importante, perchè chi fa (o crede di fare, o vuole credere di fare) un sacrificio lo fa, per definizione,molto malvolentieri. Non si considera appagato, crede che gli si debba qualcosa. Presto o tardi avrete conflitti coi vostri figli. In questi momenti chi crede di essersi sacrificato pensa (o peggio dice): ‘Sembra assurdo, dopo tuto quello che ho fatto per te’ o ‘per colpa tua non sono potuto arrivare a..’.
Le parole, una volta pronunciate non possono essere cancellate. Invece, le persone coscienti di aver fatto ciò che desideravano pensano: ‘Che peccato che dopo tutti gli anni di gioia che mi hai dato, ora abbiamo un conflitto’ o ‘grazie a te ho avuto il privilegio di essere padre’.
O ancora meglio, lo dicono”
(Carlos Gonzàlez , Un dono per tutta la vita, pag. 67/68.)
Aggiungo io quanto segue.
Fare e allevare figli è difficile e faticoso e determina cambiamenti che sono occasioni di crescita e di riflessione per tutti, grandi e piccoli. La nostra società sia da un punto di vista pratico che culturale rende tutto questo ancora più difficile.
Non ci sono politiche a favore della famiglia come in altri Paesi europei e del mondo. I genitori sono spesso soli. La cultura del “distacco” che impera nel nostro Paese impone loro di andare contro il proprio istinto di crescere i figli secondo una cultura diversa.
Tutto questo, unito ai pregiudizi e alla mancanza di formazione e di competenza di moltissime figure professionali, rende il compito del genitore veramente arduo. Non parliamo poi delle condizioni in cui versa l’economia mondiale, che costringe sempre più genitori e figli a stare separati per produrre denaro, consumi ,e che li vede come consumatori responsabili di far girare una fetta dell’economia che è già implosa per conto suo.
Ma i bambini in tutto questo non devono entrarci!
Smettiamola di metterli in mezzo quando è il sistema che non funziona, non loro con i loro bisogni irrinunciabili di contatto e amore!
Se un genitore decide di mettere al mondo un figlio non stipula un contratto basato sui soldi ma sull’amore incondizionato e sul diritto di poterne ricevere anche attraverso politiche sociali che tutelino lo sviluppo affettivo delle relazioni primarie e personale aggiornato e indipendente che offra informazioni corrette per compiere scelte informate, libere e autonome.
Il potere dei mass media è fuori controllo. Dirò di più: se si propongono temi scottanti come l’allattamento oltre i primi mesi e il cosleeping si passa per pericolosi sovversivi, talebani e alternativi. Una minoranza, perchè si costringe a riflettere.
Perciò forse dobbiamo realmente capire che i bambini sono il futuro, non un sacrificio, e attraverso di loro possiamo cambiare a piccoli passi il mondo in cui viviamo. Non è certo facile ma non è un obbligo. Possiamo scegliere e la scelta primaria non è certo quello dei soldi o della fatica, ma dell’amore da dare loro e alle generazioni che da loro avranno origine.
Alessandra Bortolotti
(autrice di E se poi prende il vizio?)
elena
…GRANDI VERITA’ che ho sottovalutato …..ho da recuperare un pò……
grazie x questi estratti saggi che ci riportano al punto di partenza per ripartire con + concretezza
Nicla
Ma che bell’articolo!
Sai quante volte ho discusso con mia mamma su questa questione del sacrificio?
Certo che crescere un figlio è difficile!
Certo che passare notti insonni per accudire tuo figlio è duro! Ma di notte insonni ne ho passate tante anche prima. Magari andavo a ballare e facevo l’alba e poi non dormivo. Magari stavo fuori fino alle 3 poi dovevo andare al lavoro alle 6. Ma mica ho mai detto che era un sacrificio…. ero io che sceglievo di uscire per divertirmi sacrificando il mio sonno. Mo perchè sacrifico il sonno per mia figlia, che ho SCELTO io di avere sto facendo un sacrificio? Non ci siamo proprio. Quando mia mamma diceva così a me … con l’intento di consolarmi per le notti insonni e la fatica… purtroppo mi passava un altro messaggio: le notti insonni passate a causa tua (io notoriamente non ero una bimba tranquilla e ronfona ma molto più sul genere “alto bisogno”…. ) sono state per me un sacrificio, una seccatura.
Grazie mamy…. tu si che mi fai sempre sentire accettata!!
Laura
adoro questa donna 🙂
Lia
Quello che è stato scritto è estremamente vero, purtroppo a volte si perde di vista la realtà e ciò che davvero è importante, ovvero amare i nostri figli sopra ogni cosa con naturalezza, spontaneità, “senza se e senza ma”!!! Grazie di avermelo ricordato e di avermi fatto riflettere, spero non mi manchi mai la forza di considerare le mie figlie un dono unico e prezioso quale sono!!!
Gloria
Bellissimo questo articolo, è esattamente quello che penso e che dovremmo dire a tutti i genitori del mondo!
Piano piano sto leggendo tutti i libri del Bambino Naturale perchè sono delle grandi verità e mi appassionano molto. Ti danno l’appoggio e il supporto necessario per comportarti come meglio credi facendoti conoscere quello che nessuno ti dice. Leggerò anche questo libro e poi lo metterò sul mio blog (EcoMammaGloria.blogspot.com) come ho fatto con gli altri.
bimbiuniverse
splendido questo articolo lo condivido tutto in pieno l’ho diffuso dappertutto perchè se decidi di essere mamma ti devi rendere conto che la DEVI fare e lo dice una che sta lottando con se stessa per mollare il posto di lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla crescita di sua figlia
francesca m
Io penso che senza “sacrifici” non si arrivi da nessuna parte nella vita e per “sacrifici” intendo l’impegnarsi, la fatica, la ricerca e la scelta delle cose importanti. Non penso che sacrificio sia una parola negativa, anche se al giorno d’oggi è vista in maniera negativa. Però non bisogna mai “sacrificare” parti di se stessi e soprattutto di se stesse; non bisogna mai “annullarsi” per un figlio perchè poi che cosa gli lasciamo. E ognuna di noi è diversa: io per esempio non potrei mai rinunciare alla mia indipendenza economica, ma mi auguro un mondo del lavoro più conciliante, perchè veramente non si debba lasciare indietro nessuna nostra esigenza profonda e anche il riconoscimento da parte della società della nostra intelligenza e dei nostri talenti lo è.
ciao francesca
Ilaria
Grazie Alessandra, queste parole mi toccano nel profondo del cuore….mi sono sempre sentita dire che i figli comportano “sacrifici” e questo mi ha sempre ferita molto. Ora che sono madre ho deciso di lasciare il lavoro e occuparmi io della mia bambina. Nulla è più importante dell’ambiente in cui cresce mia figlia, della nostra relazione e dello spazio alla sua personalità. Grazie a te Alessandra e ai tuoi colleghi scrittori della collana “bambino naturale” ho trovato la forza di compiere scelte controcorrente (allattamento prolungato, presenza amorevole e costante, educazione non autoritaria che parta dal rispondere ai bisogni della bambina ecc) ma che non sono affatto “sacrifici” bensì un piacere immenso, una gioia enorme. Questa si è maternità, non quella proposta dalla nostra società che si considera tanto evoluta ma che non capisce e non tiene conto del benessere di coloro che sono il futuro del mondo!Per concludere: bellissimo articolo, bellissimo il libro, bellissimo il leone verde! 😉 Grazie. Ilaria
Elisa
Da quando ho incontrato la Bortolotti a una presentazione del suo libro a Mantova, mi sono innamorata di lei!
Bell’articolo.
Sacrifici…Quando qualcuno mi dice “che pazienza che hai con quella bambina,ma come fai??” o “Ti fai mettere sotto eh?”. No, io non mi sento inzerbinata a mia figlia! Non mi sento una vittima. La differenza sta nell’occhio di chi guarda. Io vedo una creatura che non può parlare, è prigioniera di un corpo che non può ancora controllare, preda di sensazioni fisiche o emotive a lei sconosciute, a volte dolorose se io fossi nei suoi panni e tentassi di chiedere aiuto o anche solo mi lamentassi sarei forse una persona “capricciosa” o “viziata”??
Non direi proprio. Non basta che la bambina sia sazia e pulita per essere certi che “non le manca niente”. Quanti bisogni abbiamo noi oltre a quello di mangiare ed essere puliti? Prova tu a stare per un giorno disteso a letto, da solo, senza avere il controllo del tuo corpo e senza poter comunicare i tuoi pensieri o le tue paure a chi ti nutre e ti mantiene pulito. Piangeresti anche tu!
Quindi quando la mia bambina piange e le accorro in aiuto non penso “Uff! come devo essere paziente con te figlia mia! Che fastidi che mi dai!” ma penso “Chissà cosa vorresti dirmi tesoro, quale è il motivo del tuo turbamento spero di riuscire a capirlo e se non lo capisco ti farò capire che almeno ti sono vicina, perché so che per te è dura ma sappi almeno che non sei sola.”.
Non è pazienza la mia, è empatia. Anche se avviene decine di volte al giorno. Questo non è sacrificarsi”.
Rosa
Questa mattina ho aperto due link in cui c’erano praticamente lo stesso articolo ma provenienti da blog diversi. Uno è il vostro (a proposito, complimenti davvero), firmato Alessandra Bortolotti… l’altro è questo: http://bigenitorialita.wordpress.com/2012/11/09/la-maternita-valore-sociale-unica-via-per-sostenerla-davvero/
Rosa
bell’articolo davvero! Complimenti 🙂 mi è capitato di leggere oggi un’altro alrticolo di altra provenienza ma non firmato…non sò se è corretto. E’ questo: http://bigenitorialita.wordpress.com/2012/11/09/la-maternita-valore-sociale-unica-via-per-sostenerla-davvero/