So bene che, a primo impatto, quasi universalmente, la “scuola a casa” evoca terribili immagini.
Bambini soli, tristi, rinchiusi per malattie rare tra quattro mura. La signorina Rottermaier e la povera Clara. Ben che vada Jane Eyre.
Insomma, scenari simili.
Tradizionalmente, nella nostra cultura, nella nostra società, istruzione e scolarizzazione sono concetti sovrapponibili tanto è totale la loro coincidenza nel pensiero comune.
Non è un pensiero privo di fondamento: alle origini della scolarizzazione questa coincidenza dava esattamente la misura della realtà. In un contesto urbano, agli albori della nostra società industriale, non c’era istruzione fuori dalla scuola. Per un bambino, fuori da scuola, c’era soltanto lavoro, fatica, sfruttamento. Il monopolio della cultura era tutto scolastico.
Oggi il legame tra scuola ed economia sociale (post) industriale è sicuramente ancora fortissimo. Nel senso che a tutt’oggi la scuola risponde (per come può, perché nonostante il forte contributo al mantenimento della società, quest’ultima le destina ben poche risorse) a esigenze di tipo sociale.
In una società in cui la vita degli adulti è essenzialmente vita economicamente produttiva fuori casa, anche i bambini sono “chiamati” a vivere fuori dal contesto familiare per una parte della loro giornata.
E’ comprensibile. Ma non è corretto credere che sia l’unica strada percorribile.
Perché in realtà le strade dell’ apprendimento possono essere infinite, fantasiose, libere. Ariose.
A scuola, perché no? Ma anche “fuori”.
Il secondo mito da sfatare è proprio l’immagine del genitore “homeschooler” nei panni di crociato contro l’istituzione scolastica. Non è così. Ogni genitore ha soltanto da guadagnare da una prospettiva di apertura e cordialità verso qualsiasi agenzia educativa che concorra all’apprendimento (agli apprendimentI) del proprio figlio.
E la scuola tradizionale, anche qualora non le venga affidato un ruolo di primo piano nel percorso di studi, ha comunque il suo ruolo. La logica è sempre quella dell’incontro. Anche perché non frequentare la scuola oggi non significa non poterla frequentare mai. Il che, ovvio, non toglie che alcuni aspetti intrinseci alla scolarizzazione tradizionale possano risultare contestabili e che si preferiscano strade alternative.
Nel prossimo post proseguirò la presentazione di questo tema, illustrando le motivazioni alla base della scelta della scuola familiare.
Continuate a seguirmi!
Irene Malfatti
Nicoletta
E’ un argomento molto interessante. In occasione dell’inserimento di mia figlia alla scuola materna ci ho pensato seriamente perché il primo impatto è stato terribile. Mia figlia dopo 3 giorni non voleva più saperne ed io la capivo benissimo. Poi ho provato a cambiare scuola e l’ho mandata in una sezione dove ero sicura che avessero un approccio diverso (c’era la figlia di una mia amica e per fortuna un posto libero…scuola pubblica naturalmente). Beh, è stato un successone! L’approccio che cercavo era quello della libertà: lì i bimbi sono liberi di “fare confusione”, non sono costretti a stare alle panchine tutto il tempo o a giocare da soli con la maestra dietro alla cattedra (giuro, succedeva nella prima scuola ma anche nella sezione accanto a quella di mia figlia, dove regna un silenzio spettrale oserei dire…dunque è un metodo educativo…). La musica è parte integrante della giornata, così come la creatività in altri campi, ma soprattutto le maestre si mettono in gioco in prima persona e si divertono con i bimbi. Ecco, questa è la scuola per mia figlia, altrimenti meglio scelte alternative, molto meglio!! Dove aveva iniziato c’era una bimba di 5 anni che ha passato l’intero anno scorso a piangere e tuttora non era inserita. La madre che insiste a mandarcela perché “deve abituarsi”…non sono d’accordo: non devono abituarsi, ma essere felici ed amare la scuola. Io ho sempre amato la scuola e penso sia fondamentale, altrimenti diventa una tortura che rimane dentro per tutta la vita scolastica, che è decisamente lunga!!
Nicoletta
irene.malfatti
Grazie Nicoletta di aver condiviso il vostro percorso! E che bella la classe di tua figlia! E’ “vero per davvero” che i singoli possono più che mai fare la differenza, qualificare, in qualunque contesto, la didattica fino a creare vere e proprie “oasi di apprendimento”. E’ importante sottolineare come questo accada, grazie appunto alle capacità e alla passione dei singoli insegnanti (che certamente non sono aiutati, visto il bombardamento di tagli che colpisce -e non da adesso!- la scuola pubblica), anche nella scuola pubblica. Sono contenta che la tua bambina abbia potuto trovare un ambiente così “facilitante” e sereno. Complimenti a te per averlo trovato, e per aver vagliato con apertura di mente e di cuore tutte le possibili alternative.
Fabiana
Aspettavo questa rubrica!
La ma bimba è ancora piccola, ma ho iniziato a essere sensibile al tema dell’homeschooling da quando, quest’estate ho letto “Genitori con il cuore” di Jan Hunt, e per me è stata una rivelazione.
Fabiana PC
Fantastico!!! anch’io sto pensando all’homeschooling per il mio primo figlio, che è ancora piccolo ma meglio informarsi per tempo…io avrei voluto scegliere una scuola montessoriana per mio figlio, ma qui a Piacenza non ce ne sono e c’è solo una scuola con indirizzo musicale ma è privata, poi io abito in una paese della provincia e mi sarebbe difficile portare il bambino tutte le mattine a scuola, specialmente se nevica…l’homeschooling mi permetterebbe di applicare davvero una “pedagogia della lumaca” (libro che mi ha davvero illuminato) e di dare spazio alla musica, materia che io ritengo importantissima ed essenziale e che manca totalmente nella scuola primaria attuale (tranne rare eccezioni)…non vedo l’ora di leggere i prossimi post per scoprire se è davvero la strada giusta per noi…
irene.malfatti
Fabiana il bello dell’home schooling è proprio il poter raccogliere gli spunti pedagogici che più condividiamo declinandoli a nostra misura (anche con una certa dose di eclettismo, all’occorrenza!). E’ una grande opportunità, soprattutto in quelle realtà carenti di offerte formative “adeguate” (adeguate secondo i personali criteri di ognuno, non “in assoluto!). Ti capisco perchè io stessa vivo in una città sprovvista di tipologie didattiche che avrei volentieri valutato, pur partendo da una predisposizione di base all’home schooling.
Francesca S
Bella questa rubrica e necessaria!!!io voglio iniziare il mio è in seconda elementare e non riesce ad abituarsi pur facendo il suo dovere lì si vede che sta soffrendo…volevo iniziare quest’anno ma nn avevo sufficente conoscenza e solidità per far fronte ai commenti e alle voci…la paura di far peggio creando isolamento è auesto il punto che, non avendo esperienza, vorrei chiarire anche attraverso confronti…e mi piacerebbe unirmi ad altre mamme dela mia zona (prov vevezia)!
irene.malfatti
Francesca raccogliere “le forze” è una buona idea. Trovo saggio che tu stia usando quest’anno per informarti, rafforzare le tue convinzioni, trovare argomenti che ti “schermino” dal disfattismo altrui, superare i tuoi dubbi e i tuoi timori.
Credo che la maggior parte dei genitori home schoolers si sia misurato con la disapprovazione (o spesso anche soltanto la “non comprensione”) altrui. Ne parleremo insieme.
Anche il timore di crescere bambini isolati è uno scoglio comune… riparleremo anche di questo.
Daniela
Io ho aperto ad agosto un nido famiglia, sono una maestra montessoriana. Nel nido e’ con me anche mio figlio, che pero’ ha appena fatto 3 anni. La scuola materna del paese e’ stato un fallimento e scuole montessoriane “vere” in zona non ce ne sono. Sono preoccupata per il futuro scolastico di mio figlio e sono sempre più rivolta all’homeschooling, e all’apertura di una scuola libera ma sto notando che e’ difficile avere la fiducia dei genitori. Giustamente non mi conoscono e con quello che si sente in giro non si fidano a mandare il figlio in una casa. Pero’ mi viene da ridere a pensare che poi gli stessi genitori mandano i figli nelle scuole senza informarsi sull’esperienza professionale delle insegnanti. Per ora mio figlio ha 3 anni e pur essendo il più grande e’ evidente quanto stia meglio qui che in quella scuola precedente. Ma spero possa avere coetanei x gli anni successivi. E che io possa trovare un’insegnante che mi supporti nell’homeschooling.
irene.malfatti
Daniela per prima cosa congratulazioni, per il nido familiare che gestisci e per il progetto di scuola libera che stai coltivando!
La sfiducia nei percorsi didattici alternativi, sfiducia che purtroppo colpisce troppo spesso tutti i coinvolti (i professionisti, come te, ma anche il genitore che fa homeschooling con il proprio figlio e alle volte il bambino stesso – del quale ogni “problema” o ogni comportamento “disattendente le comuni aspettative” viene ricondotto al fatto che non vada a scuola), è innegabilmente diffusa. E’ frutto del fatto che viviamo in una società che invita alla “delega al professionista”, ritenendo professionista solamente chi è “certificato tale” da un’istituzione solida.
Sono però certa che le cose stiano cambiando, che siano sempre di più i genitori curiosi, aperti alle alternative, dubitanti riguardo i “dogmi educativi vigenti”.
I vostri commenti ne sono una prova.
Laura
Sarebbe bello inserire anche le nostre città, così magari scopriamo che la vicina della porta accanto è anche lei una home schooler!
PS: Fano(PU)
Raffaella
Grazie Irene per aver portato l’argomento dell’homeschooling alla luce su questo sito! Sono un’insegnante ed ho iniziato la mia carriera come precettore presso famiglie che facevano homeschooling, ho proseguito fondando una scuoletta basata sull’homescooling, e come mamma… sono anche homeschoooler 🙂 Mio figlio non è mai entrato a scuola, nè materna nè elementare. Per i bambini poter vivere a casa porta tantissime opportunità, tuttavia credo che l’homeschooling non sia una scelta da fare a cuor leggero, bisogna, penso, essere certi, come genitori, di riuscire a lasciare spazio ai figli e a non farli diventare, anche involontariamente, propri alter ego cavalcando la vicinanza quotidiana. La parola libertà è sempre un buon motto, libertà, prima ancora che di fare, di essere. Di essere se stessi.
Raffaella (UD)
irene.malfatti
Come hai ragione Raffaella.
Dovrebbe essere il motto di ogni educazione.
E anche avendolo sempre presente non è facile evitare condizionamenti di sorta, far arrivare sempre ben chiaro il proprio amore incondizionato.
Credo però che l’home schooling da questo punto di vista abbia il vantaggio di sottoporre il bambino a minori giudizi di merito, giudizi che nella scuola tradizionale sono oggettivamente presenti. Certamente bisogna sempre vigilare su se stessi perché al bambino non arrivino “votazioni genitoriali” più subdole del voto esplicito.
Fabiana
Cara Irene, so che affronterai presto i vari argomenti relativi all’attuazione dell’homeschooling, ma vorrei farti una domanda: come si diventa homeschooler? voglio dire, oltre alla predisposizione, alla buona volontà e una cultura personale, quali sono gli aspetti burocratici? ci vogliono titoli o diplomi particolari? come si dimostra agli enti competenti di essere in grado di farlo?
irene.malfatti
In buona sostanza si autocertifica di avere le capacità di istruire i propri figli (non sono richiesti titoli di studio specifici) e di averne le possibilità economiche ( può essere richiesta la dichiarazione dei redditi ma non è fissato un reddito minimo).
Ma abbiate pazienza, ne parleremo prestissimo in modo più approfondito!
Graziella
Complimenti Irene! Nostro figlio ha appena fatto i 5 anni , ma ci stiamo fortemente orientando all’unschooling e apprendimento naturale e finora non è mai andato all’asilo (tranne due soli giorni di prova sperimentale quest’anno!)
Claudia
Complimenti Irene,
ti seguirò volentieri!
Claudia
Francesca
U mamma santissima!!!! Scusate ma leggere certe cose fa bene, anzi benisssssssssimo al cuore! Ovvio che anche io la penso come voi, e sogno a occhi aperta qualcosa di meglio per loro e per me, vedo i miei figli andare a scuola (materna) e rabbrividisco ai racconti che sento. La grande piange ……. se ha la febbre perchè a lei PIACE da morire andare a scuola, e quindi deduco che stia meglio li che a casa, il piccolo invece si sveglia e mi chiede se dobbiamo per forza andare alla scuola della mattina 🙁 Ho già fatto un passo molto grande quest’anno, ma sono una persona che ama motlo mettersi in discussione e il caso ha voluto che incontrassi una persona splendida che però non abita nella mia città. Ma è un contatto e per me è già molto. L’idea di indicare la città non è male, come scrive Laura, ……. che magari è una mia vicina di casa visto che abito a Fano!! Ti seguirò con piacere, anzi con immenso piacere Irene! Laura se vuoi bussa alla mia porta 🙂
Francesca
Fano (Pu)
irene.malfatti
Grazie infinite Francesca!
L’idea di una rete di contatti e’ ottima, e sono ben felice che questa rubrica possa servire come “punto di incontro”, come primo contatto tra mamme aspiranti homeschoolers.
cristina
La mia bimba ha un anno sto riflettendo sull’argomento!
chiara
ciao a tutte, anche noi stiamo valutando la possibilità di fare educazione parentale a nostra figlia di 2 anni, oltre alle motivazioni ideologiche siamo spinti anche da motivazioni pratiche essendo una famiglia “nomade” attualmete viviamo in Guyana Francese tra poco andremo in Bolivia e poi in Africa.
Mi piacerebbe sapere qual’è l’iter burocratico per le famiglie “nomadi”.
attualmente sto leggendo libertà e amore della Balsamo, il metodo montessori mi paice, mi hanno parlato anche di un metodo Feuerstein, voi cosa ne pensate?
cosa posso fare in termini pratici per prepararmi ad educare mia figlia?
mi hanno detto che l’educazione parentale funziona meglio in famiglie numerose, è vero?
mia figlia è un pò timida (anche io lo sono) tenendola a casa con me non rischio di accentuare la sua timidezza?
lo so un sacco di domande, spero di trovare le risposte in questa rubrica!
peccato non avere una vicina di casa che fa homeschooling!
irene.malfatti
Chiara che domande interessanti, e che situazione di vita interessante state offrendo alla vostra bambina!!
Mi sto documentando sulla situazione di Homeschooling “fuori Italia”. Ti prometto una risposta al più presto.
Quanto alla formazione del genitore, ognuno agisce secondo le proprie risorse e i propri orientamenti pedagogici. Personalmente ritengo che un genitore, per essere adatto all’educazione parentale, debba oreoccuparsi più di coltivare la propria curiosità e sete di apprendere che non di come insegnare. Gli apprendimenti fondamentali che avvengono nei primi due anni di vita avvengono per pura imitazione, pochi di noi sono docenti di linguistica eppure tutti i bambini imparano a parlare.
Approfondire, leggere, documentarsi sono cose necessarie per la nostra mente innanzitutto e poi certamente anche per poter loro offrire varietà di strumenti.
Conosco Feuerstein soprattutto per il suo lavoro di riabilitazione con bambini traumatizzati o con sindrome di Down, mi confesso poco preparata sul suo metodo utilizzato a fini didattici in situazioni diverse. È un metodo poco accessibile purtroppo, la formazione a quanto mi risulta si svolge solo in Israele e le risorse didattiche sono coperte da un rigido copyright.
Mia opinione personale sulla sua metodologia e’ che sia molto strutturata, la lezione prevede uno svolgimento fisso, e molto concentrata sull’aspetto cognitivo (del resto lui è un mostro sacro del cognitivismo) a discapito delle forme di apprendimento sensoriale, esperienziale, manipolativo che ritengo fondamentali nei primi anni.
Ma è appunto una valutazione personale, ognuno sceglie le pedagogie che ritiene più affini. Io ritengo l’eclettismo una preziosa risorsa.
Quanto alla timidezza, fermo restando il rispetto dovuto alle inclinazioni personali di ognuno (la timidezza e’ considerata un difetto a torto) io credo che niente come le esperienze di vita molteplici e varie che mi racconti essere a disposizione di tua figlia possano aprirla al mondo.
chiara
grazie Irene per la rapida risposta, la rete e le rubriche come la tua sarenno la mia guida in questa avventura!
eleonora
Sono un educatrice,convinta che molte cose nella vita si possano cambiare, iniziando proprio dell’educazione, coraggio senza rendere i nostri figli dei disadattati, ragionate anche sulla possibilità di unirvi e di creare delle alternative educative e formative dove lo scoglio della burocrazia si può abbattere proprio grazie a questa possibilità. Utilizziamo questa via per costruire una rete, è possibile, siamo pochi ma esistiamo.
Francesca s.
Condivido pienamente Eleonora!
Maddalena (FANO)
Ciao, ho letto che ci sono due mamme di Fano.
Avete voglia di contattarci in privato? mio figlio ha 2 anni e il prossimo anno vorrei NON mandarlo all’asilo…