Nella funzione comunemente attribuita alla scolarizzazione ricorre il tema della “scuola come trampolino di lancio per la società”.
L’esperienza scolastica, secondo coloro che sostengono questa posizione, è irrinunciabile per “abituarsi” al vivere sociale, al confronto con gli altri, all’incontro con la diversità, luogo di promozione dell’uguaglianza (e qui bisognerebbe però aguzzare bene la vista per distinguere la linea sottile che passa tra uguaglianza e standardizzazione..).
La scuola sarebbe altresì luogo principe dell’acquisizione delle regole di civile convivenza che permettono la crescita del bambino come essere sociale e futuro buon cittadino.
E’ necessario però a questo punto accordarsi su cosa sia “un buon cittadino”. E di quale tipo di persona, e quindi di cittadino, si promuova fattivamente la crescita, ricorrendo a mezzi educativi che richiedano al bambino di adeguarsi a una serie di richieste esterne prestabilite, necessarie in ragione del contesto, e di acquisire una serie di comportamenti desiderabili in vista della sua futura “riuscita sociale”.
Sono mezzi che realmente promuovono una profonda coscienza sociale? O piuttosto il fine a cui si tende è il mantenimento della società così com’è, e la formazione di cittadini che le si conformino?
A quale tipo di società vogliamo preparare il bambino: a una società competitiva che si propone di restare tale, o a una improntata allo spirito collabrativo?
E’ proprio vero che la competizione dei voti, le scale di valutazione, il paradigma scolastico basato sulla trasmissione verticale del sapere e sul costante paragone tra individui irripetibili (e le loro prestazioni in riferimento a una scala standard) e pertanto imparagonabili, sono mezzi compatibili con le finalità che ufficialmente si propongono?
Cooperazione, pace, uguaglianza, realizzazione personale…Tutti obiettivi universalmente condivisi. Ma nei fatti la struttura di base del sistema (scolastico e non solo) promuove valori opposti.
E li promuove comunque stabilendo una tabella di marcia di obiettivi – cognitivi ma anche attitudinali – cui ogni bambino viene precocemente invitato ad aderire.
Ma sarà poi proprio “vero per davvero” che le cosiddette “abilità sociali” debbano essere insegnate, e insegnate in un contesto che prestabilisce l’età a cui doverle necessariamente imparare “in previsione di”?
“Se non si abitua a stare seduto in classe quando glielo diciamo noi, alle elementari avrà notevoli problemi”
“Se non impara a parlare in pubblico (durante le interrogazioni) non lo farà mai”.
Sono esperienze di due mamme, che ho avuto modo di leggere solo pochi giorni fa.
Esperienze di fronte alle quali mi appare più che mai attuale Neill*, nella sua denuncia del metodo didattico tradizionale che è nei fatti “… basato su quel che l’adulto crede che il bambino dovrebbe essere e dovrebbe imparare….”
Il resto della citazine e – ovvio – della riflessione alla prossima :).
Irene Malfatti
Fabiana PC
io ho scelto di non mandare mio figlio alla materna, ho preferito che restasse coi nonni a giocare nel giardino e nell’orto, a lavorare la terra con suo nonno e a correre tutto il giorno all’aria aperta…e mi sono sentita dire però l’ultimo anno lo dovrebbe fare perchè così “impara a stare seduto e ad obbedire come fanno tutti gli altri”…mi sono venuti i brividi: “stare seduto” per 4 ore a 6 anni??? impossibile, non ci riuscivo nemmeno io all’università, ma so che oggi molto spesso alle elementari è così…e ad obbedire come tutti gli altri??? se mio figlio trova delle guide capaci, obbedisce e ha punte di attenzione impressionanti quindi molto dipende dall’educatore…ecco perchè sto pensando all’home schooling…
orazio
cara Irende, sono Orazio, papà di due bimbi, andrea di 7 anni e luca di quattro.
il problema della scuola io e mia moglie Alessandra, ce lo siamo posti fin dalla loro nascita.
abbiamo valutato molte strade, e alla fine ci siamo posti come obiettivo, di dare ai nostri figli una istruzione
diversa, volevamo e volgiamo che i nostri figli siamo persone migliori di noi, mettendo a loro disposizione quanto ci fosse sul mercato di meglio,una istruzione che seguisse i loro tempi, la loro maturazione.
e proprio in quest’ottica oggi i nostri figli frequentano la scuola Montessori di Varese. è un sacrificio ma i valori che detiente questa scuola, con i suo materiali e il metodo è per noi motivo di orgoglio.
claudia
Irene non posso che condividere ogni tua parola! è per questo che da insegnante mi sto specializzando nel metodo Montessori sperando che la scuola statale(sono previste sezioni Montessori nelle scuole statali se genitori ne fanno richiesta)si faccia posto ad un modo diverso di fare scuola, perchè anche le insegnati non ne possono più!
Ale
Gentile Claudia, mi si sono illuminati gli occhi leggendo il tuo commento!!
Potresti per favore dare qualche informazione maggiore riguardo a – sono previste sezioni Montessori nelle scuole statali se genitori ne fanno richiesta- ?
O dove posso trovare info a riguardo, dove chiedere di tutto ciò e se sono previste anche per le case dei bambini(scuole materne).
Chi come me e mio marito, che da dove risiede dovrebbe spostarsi di casa di svariati km per dare una “possibilità” ai propri bambini… Te ne sarebbe grato!
claudia
Questo è il link per le info sulla possibilità di sezioni montessoriane nella scuola statale sia dell’infanzia che primaria http://www.operanazionalemontessori.it/index.php?option=com_content&task=view&id=282&Itemid=104
Ale
Grazie mille per il tuo aiuto!
Ci mobiliteremo per raggruppare un sensato numero di genitori che creda come noi nella riuscita di un progetto così utile…
Nicoletta
Condivido tutto: questo sistema è sbagliato e non ne possono più né i bambini, né i genitori e neppure gli insegnanti. Spero che il metodo Montessori si diffonda al massimo. Mia figlia per ora è in una scuola materna lontana da casa, ma dove si rispetta il bisogno dei bimbi di muoversi, giocare e cantare e i momenti in cui devono stare seduti sono pochi e comunque chi non vuole non viene forzato (e infatti non ci sono “elementi disturbatori” come vengono chiamati i bambini che si ribellano e fanno confusione). Ancora due anni e poi dovrà andare alle elementari…sono già nel panico per la scelta della scuola…spero che qualcosa cambi nel frattempo!
Laura
Buongiorno, sono Laura mamma di una bimba di 4 anni. Vi ringrazio perchè con questo articolo ci sentiamo meno, per citare Sacks “antropologi su Marte”. La nostra esperienza di scuola pubblica è, ed è stata, tristemente costellata di difficoltà che si stanno ripercuotendo ancor oggi su tutti i membri della famiglia. La nostra breve esperienza mi porta a dire per ciò che stiamo vivendo che nulla è ad oggi più lontano dai bambini della scuola, luogo di adulti, pensato da adulti per adulti, intriso di pre-giudizi, ossessione sterile per “La regola”. Ciò che noi abbiamo incontrato è un mondo muto dal punto di vista dell’educazione emotiva e sordo dal punto di vista dell’individualità dei bambini, paralizzato di fronte alla libera espressione che deve necessariamente essere prontamente collocata entro quadri preconfezionati di schede e prontuari. Perdonate il cinico sfogo ma questa è la nostra quotidianità…almeno per ora!