Forse prima avete camminato mano nella mano in posti silenziosi e meravigliosi, magari già sognando la vostra futura famiglia; poi col pancione, che camminare fa bene e culla la vostra creatura; avete camminato con il cucciolo in fascia, vi siete organizzati e attrezzati con un passeggino tecnico o provando zaini e mei tai, e ora?
Tanta voglia di andare ma il vostro bimbo è troppo piccolo per camminare come vorreste e troppo pesante per essere portato… E anche ammesso che siate forzuti, i supporti comunque sono adatti fino a max 15kg, o meno se il bimbo è molto lungo!
Nell’età tra i 3 e i 5/6 anni dei propri figli pensare ad un’escursione a piedi insieme a loro ad alcuni sembra pura follia e così zaini e scarponi restano chiusi in cantina senza possibilità di appello e le mete delle gite diventano accessibili solo se con i mezzi e in luoghi dedicati all’intrattenimento dei piccoli.
Che peccato! Camminare con i bambini, non mi stanco di ripeterlo, è un’esperienza davvero bella! A quell’età la loro curiosità e meraviglia, lo spirito di osservazione e la fantasia senza limiti rendono intensa e magica ogni uscita!
Provate semplicemente a scegliere percorsi più brevi, più brevi degli ultimi che avete azzardato con il piccolo in un supporto sulla schiena, e comunque al massimo tragitti della durata dai 40min ad 1 ora di andata/salita nella descrizione data dalle guide. Con i bambini possono diventare anche più del doppio ed è necessario calcolare all’arrivo una buona tappa per un pic nic e per giocare liberamente e quindi il tempo del ritorno.
E’ verosimile che un bimbo in età prescolare riesca a camminare circa un’ora, alle volte anche tutta filata senza mai salire in braccio, ma non è questo quello su cui contare, bensì sulla nostra disponibilità di adulti di fermarci, ascoltare, fare piccoli spuntini che diano energia, divertire e divertirsi nel senso letterale di “fare qualcosa di diverso” e soprattutto sulla disponibilità a prendere per mano senza tirare, trasmettendo a pelle la sensazione di camminare insieme, e anche a prendere sulle spalle, o sulla schiena o anche in braccio, sebbene questo sia molto più faticoso, per qualche breve tratto di strada se necessario quando è richiesto.
Certo ha senso anche contrattare (non ricattare!), far presente la nostra fatica, rifiutare se ci si trova in un momento in cui sarebbe pericoloso (un sentiero stretto e scivoloso,o con la cornice dei rami troppo fitta o bassa, o una discesa troppo ripida, per esempio, si percorrono meglio per mano).
A proposito: scegliete possibilmente dei sentieri pieni di stimoli (anche ripidi e quindi non noiosi e “arrampicabili”, con sassi, radici, bosco e acqua) e lasciate le mulattiere larghe piatte e monotone per il ritorno: in lieve discesa si può anche correre un po’ se la strada è larga, ed è meno noioso che camminare! Inoltre portarli in groppa per qualche tratto, per sostenere la stanchezza della giornata che si sta compiendo, è meno faticoso su una strada battuta.
Altra inutile pretesa è che l’andatura sia regolare e costante, pensando che così ci si stanchi di meno: questo non vale affatto per i bimbi che hanno bisogno di correre, quanto di zigzagare con lentezza, di fermarsi e se il caso tornare indietro per poi correre nuovamente avanti, il tutto in combinazioni impreviste…
Un po’ di pazienza! Un volta “promossi” alla scuola elementare vedrete progressivamente la loro maturazione anche nell’andatura equilibrata e cadenzata di piccoli alpini! Non dimentichiamo inoltre di permettere loro anche di uscire dal sentiero segnato per esplorare, fare una scorciatoia, sperimentarsi in un percorso più difficile.
Alcune volte, per i più piccoli, un dettaglio “tecnico” può fare la differenza, come indossare un paio di scarponcini dedicati alle camminate, o ancora meglio, se lo desiderano, un piccolo zainetto con dentro solamente un pacchetto di fazzoletti o una merenda, o un piccolo bambolotto di pezza legato addosso con una sciarpina/fascia così da mettere in gioco il portare dall’altro punto di vista.
Per i meno piccoli è divertente un compito assegnato: una borraccia a tracolla li nomina “portaborracce” della comitiva, oppure un marsupio con delle caramelle o frutta secca da distribuire, per esempio, solo in caso osservi un calo di energie nei compagni di cammino, oppure l’invito ad avvisare la “truppa” in caso di avvistamento di impronte, piuttosto che di fragoline o segnavia.
Non si tratta semplicemente di distrazioni e stimoli, bensì di proposte che si sposano alla percezione di sé nel camminare e nel camminare insieme.
A chi vive il camminare come un’esperienza profonda di ascolto di sé e della natura, come un gesto meditativo per la sua ritmicità, vorrei dire che il modo allegro e spesso confusionario di camminare e stare nella natura dei bambini, diverso dall’immagine stile boy scout che spesso ci spinge a costruire per loro delle esperienze all’aria aperta, non è meno importante e ricco di intensità.
Stare nella natura porta i bambini anche ad esplorare il silenzio, ad osservare, a percepire con tutti i sensi, ma in egual misura perchè non anche la libertà di schiamazzare se le emozioni che arrivano lo richiedono?
Se ci sta a cuore il rispetto del silenzio, mostriamo loro che per primi sappiamo stare in ascolto e parlare sottovoce, senza zittirli, e dunque anche senza per forza intonare canzoncine o cori montanari, o raccontando troppo di botanica e geologia. Basterà semplicemente fermarsi ogni tanto e sedersi su un prato, su un tronco o sopra una roccia e respirare, alzare o allungare lo sguardo, e se ci sta raccontare una storia.
Al contrario se camminatori non lo siete mai stati, per indole o per casualità, approfittate di quest’età dei vostri bimbi, chissà che con pochi passi e grazie a loro non scopriate la piacevolezza di muovere i piedi uno dopo l’altro!
Un’ultima raccomandazione, non nuova da parte mia, ma mai scontata, perchè spesso sembra che portare i bimbi a camminare significhi “strapazzarli” in imprese più grandi di loro: rispettate i loro tempi fisiologici! Nella maggior parte dei casi è importante partire di buon’ora, non trascurare la fame, meno ancora la sete e nemmeno il bisogno del riposino se abituati a farlo…
Con un po’ di attenzione ci si aggiusta anche trascorrendo un’intera giornata in cammino, sorprendendosi del fatto che sia più facile di quanto si fosse immaginato.
Silvia Cavalli