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Amare i bambini senza se e senza ma!

istintomaternoGià quasi cento anni fa, tra la prima e la seconda guerra mondiale, il noto pedagogo Janusz Korczak dettava “i 10 comandamenti per i genitori“, che vanno al di là delle regole proposte dalla moderna psicologia: Korczak parla dei diritti dei bambini molto prima della “Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia” (1989).


Korczak, morto – in quanto ebreo – in un campo di concentramento con 200 dei bambini del suo orfanotrofio, che non aveva voluto abbandonare nemmeno di fronte alla morte, ha dedicato la sua vita ai bambini e ha scritto più di venti libri, sviluppando idee che non hanno perso la loro attualità. La summa dei suoi scritti si riassume in tre parole: amare i bambini.

 

Quando scrive “Non aspettarti che il tuo bambino diventi come te o come tu desideri. Aiutalo a diventare SE STESSO” parla di amore senza se e senza ma, e di questo stesso amore parla quando scrive “Il bambino (…) è l’amore immenso di una madre e un padre che faranno crescere (…) l’ANIMA datagli in custodia” o “Ama tuo figlio qualunque egli sia – senza talenti, perdente, goffo, egoista, strano, adolescente difficile, adulto infelice… anche se non giustifica le tue aspettative. Comunica con tuo figlio e sii felice, perchè il bambino è una festa che per il momento sta con te”.

L’amore incondizionato è alla base del rapporto tra genitori e figli, è un amore totale che non pone condizioni: quante vite sono state devastate dal “ti amo se”, quante anime ne sono state oppresse! E l’amore incondizionato porta con sè molte altre cose, innanzitutto la presenza costante dei genitori o delle figure di riferimento (i preziosi nonni, ad esempio), la dolcezza dell’accudimento, lassoluta mancanza di punizioni corporali (vedi le sculacciate) e di violente sgridate, la capacità di giocare con loro, di stare a stretto contatto fisico con loro anche con l’allattamento prolungato nel tempo e la nanna nel lettone. Insegniamo ai nostri figli ad amare la natura, preferendo per loro giochi all’aria apertapiuttosto che i tanto diffusi e dannosi giochi elettronici.

 

Rispettiamoli accettando i loro “capricci”, come quando ad esempio vogliono essere tenuti in braccio o – all’arrivo di un fratellino– riprendono a chiedere il seno della mamma o non si decidono ad abbandonare il passeggino (evidentemente non si sentono ancora pronti ad affrontare il mondo). Giochiamo con loro, raccontiamo loro favole, rispondiamo alle loro domande senza mai deriderli, senza mai umiliarli. Avremo figli felici, futuri adulti sani e consapevoli di se stessi, anime libere.

 

 

Anita Molino

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