Quale pressione devo usare, quando massaggio il mio bambino? Seppur possa sembrare scontata, questa è una delle domande più poste all’interno dei corsi di massaggio. Se lo chiedono le mamme, che spesso sono assolutamente leggere e carezzevoli; se lo chiedono i papà, soprattutto quelli che con le mani ci lavorano, che sono timorosi di avere un tocco troppo pesante.
Solitamente, per far trovare con semplicità una risposta ai genitori, si suggerisce di provare a fare queste due pressioni con una mano sul proprio braccio opposto:
· sfregare velocemente, ma con una pressione leggerissima,
· premere lentamente e intensamente, arrivando fino a sotto i muscoli e toccando quasi le ossa.
La “giusta” pressione dovrebbe essere esattamente a metà fra le due sperimentate.
È necessario, però, andare un po’ più a fondo nella questione, perché la pressione nel massaggio è una cosa totalmente soggettiva e ha anche una forte connotazione culturale.
Il tocco è l’impronta della nostra personalità: c’è chi è molto delicato e chi va direttamente in fondo alle cose, c’è chi sfiora leggermente e chi arriva, a costo di far male, dritto al cuore; allo stesso modo non tutti apprezzano lo stesso tocco e lo stesso tipo di massaggio. È perciò un bene che la mamma e il papà utilizzino la propria specifica modalità per massaggiare il bimbo: già dalla nascita egli li riconosce e li distingue da come lo prendono in braccio, lo cambiano e lo cullano e così facendo il bambino si abitua gradualmente alla diversità nel tocco delle diverse persone che si prendono cura di lui.
Dicevamo però che la pressione ha anche un’impronta culturale: avete mai visto una mamma indiana o una mamma africana massaggiare i propri bimbi? Il massaggio è molto intenso, con una forte pressione o molto ritmato e, spesso, viene usato tantissimo olio o burro di karité per far scorrere meglio le mani. Questo perché il massaggio è pensato come un mezzo per formare il corpo e il carattere del bambino e per prepararlo a vivere nel mondo.
Ricordo che alcune mamme africane una volta mi hanno detto che noi siamo troppo delicati con i nostri figli, che così facendo loro non impareranno a muoversi nella vita e a decidere cosa fare nei momenti importanti.
Una collega dell’AIMI, tempo fa, mi raccontava di un progetto portato avanti con una comunità di nomadi: le donne massaggiavano i loro figli con vigore, non curandosi di avere anelli alle dita e unghie lunghe. Durante la parte di condivisione di un incontro, le donne avevano spiegato che per loro era importante preparare i bambini alla vita dura: ai viaggi e agli spostamenti, ai climi rigidi, alla necessità di scappare nel caso si fossero trovati davanti a un animale feroce o di colpirlo per nutrirsene, insomma ad avere tutte le potenzialità per cavarsela in qualsiasi situazione.
Mi verrebbe allora da rileggere la domanda iniziale sotto un altro punto di vista: quando ci chiediamo quale pressione usare, stiamo veramente parlando solo di tocco? O stiamo forse ragionando, più o meno consapevolmente, sul messaggio di presenza che vogliamo trasmettere ai nostri bimbi? Quali valori vogliamo donare loro e a quale vita desideriamo prepararli?
Buona riflessione e buon massaggio a tutti!
Nicoletta Bressan