All’avvicinarsi di settembre, con il ritorno ai ritmi quotidiani scanditi dalla scuola, dai compiti e dalle attività pomeridiane, ricordo spesso ai genitori di drizzare le antenne per raccogliere i primi segnali di eventuali “eccessi” nei bambini.
Mi riferisco agli eccessi di stanchezza, di eccitazione, di frustrazione, di pressione, a sovraccarichi di qualsiasi natura che portano l’eccitabilità e la tensione oltre il limite.
L’ attesa e l’avvicinarsi del cambiamento (a volte anche il divertimento stesso delle vacanze) possono indurre nei bambini una certa apprensione, diminuendone pazienza e equilibrio. Nei bambini troppo irritabili e non troppo cooperativi è in atto un processo di adattamento, sta a noi coglierne i segnali e offrire quelle condizioni che aiutano a facilitare il passaggio e l’adattamento.
Ecco una ricetta semplice che io stessa ho sperimentato con i miei figli quando soffrono a causa degli “eccessi”. Prima di tutto, è bene avere il polso della situazione su come reagiscono i bambini prima, durante e dopo i periodi di transizione. Sapendo bene quali sono le reazioni normali dei vostri bambini, ci si renderà meglio conto del ruolo che giocano gli eccessi nei periodi di transizione e all’interno della vostra famiglia.
Si può accompagnare e sostenere il processo di adattamento alla transizione dando priorità a spazio e tempo da dedicare al bambino. Per me significa trascorrere del tempo insieme in modo semplice: camminare, fare massaggi sulla schiena, ridere e scherzare, preparare dei pranzetti, raccontare storie, andare in piscina, e altre attività non pressanti da condividere con i bambini. Focalizzare l’attenzione con delicatezza sulla relazione aiuta il genitore a fornire un ancoraggio al bambino che all’improvviso sente le cose girare troppo in fretta. Un bambino in transizione è spesso teso e apprensivo, non c’è da meravigliarsi, per questo l’invito a rallentare, esprimere se stessi e ricevere conforto diventa parte integrante del sostegno che un genitore può dare al processo di adattamento.
Non di rado, nei momenti di unione e intimità in contesti calmi e tranquilli, i bambini sono in grado di rendersi conto e parlare delle proprie preoccupazioni e frustrazioni; alcuni esprimono ciò che li agita e riescono a parlarne. Può essere d’aiuto per riuscire a sciogliere la tristezza e le lacrime trattenute nel profondo del cuore, e trovare uno sfogo al dolore inevitabile che i cambiamenti comportano.
Alcuni non riescono a trovare le parole per esprimere le proprie emozioni, o sono incapaci di vedere ciò che li agita, e così la frustrazione, il malumore, le scene e le lacrime aumentano mentre la tensione trabocca attraverso il comportamento. All’improvviso ecco apparire più mostri sotto al letto, affiorare nuove paure, rifiuti inattesi di fare qualcosa e un bisogno crescente di rassicurazione mentre ci seguono come ombre per la casa. Che mostrino la loro frustrazione e la loro tristezza attraverso una pacata discussione, una nuova paura o tramite sfuriate e malumori, quello di cui i nostri bambini hanno bisogno sono opportunità per sciogliere la tensione, esprimere le proprie emozioni e attraversare il processo talvolta disagevole e doloroso dell’adattamento.
È così che riescono a muoversi verso l’accettazione. Una relazione sicura è ciò che permetterà loro di scontrarsi con il muro della consapevolezza e venire a patti con il fatto che le cose stanno cambiando; non possono farci nulla, le cose cambiano e il cambiamento può essere molto duro! Da qui potrebbero scaturire le lacrime per l’inanità delle cose che non si ha il potere di modificare, nonché il lasciar andare che permetterà loro di svuotarsi e far spazio ai cambiamenti.
Quando le circostanze attorno al bambino si muovono più in fretta della sua abilità di fronteggiarle, rallentare il mondo gli offre una possibilità di stare al passo; se ooffriamo una pausa dai ritmi del mondo esterno facciamo spazio per facilitare e sostenere il processo di adattamento. In tal modo lo invitiamo a esprimere tutto il suo malumore, la sua tristezza e le sue lacrime mentre gli offriamo il nostro sostegno.
Ricordo quando i miei figli erano più piccoli e notavo le sere agitate, l’irritabilità crescente, la pazienza che scemava, le voci che si alzavano nelle contese tra fratelli, i lamenti petulanti che esplodevano senza alcun senso della misura, bambini stanchissimi e numerose scenate. Cercavo di liberarmi dagli impegni il più possibile tra fine agosto, settembre e fino a ottobre, soprattutto per mio figlio che ci metteva più tempo ad abituarsi e richiedeva maggiori attenzioni. Trascorrevo più tempo la sera a leggere e a coccolarlo prima di andare a letto, si organizzavano più serate in famiglia a guardare un film, si andava più spesso sulla spiaggia o si organizzavano falò e s’mores, cene a lume di candela per renderle speciali, ci si dondolava sull’amaca per invitare al dialogo, e tanti giochi da tavolo o a basket sul vialetto di casa. Era così che ancoravo la nave della famiglia durante le tempeste della transizione. Ben presto, mentre i dettagli si sistemavano da soli per quanto riguardava la scuola, gli insegnanti e i compiti a casa, scoprivo sempre che le acque si andavano calmando e si facevano più quiete.
Metà della battaglia consisteva per me nell’anticipare e persino sollecitare l’inevitabile stress della transizione, senza dimenticare che molti di noi (adulti e bambini) sperimentano risposte analoghe nei momenti di cambiamento della vita. In qualità di genitori, possiamo offrire una prospettiva e cercare di non considerare l’irritabilità in modo personale. Forse sarà necessaria una dose extra di pazienza e notevole senso dell’umorismo per continuare a nutrire e accudire i nostri figli nei momenti di maggior turbolenza. Solo comprendendo che gli eccessi sono parte del processo di adattamento potremo aiutarli a ritrovare l’orientamento qualunque sia il cambiamento o la sfida che devono affrontare.
Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini
“Aiutarli nel cambiamento…” di Darlene Denis-Friske
Tratto da www.neufeldinstitute.com