Iniziamo a parlare del bambino “speciale” con Sindrome di Asperger, e lo facciamo spiegando il concetto di “neuroni specchio”.
E’ una fredda serata d’inverno, fuori nevica.
Fredda? Fuori sicuramente, ma io sono in casa e il tepore del camino accesso arriva fino a qui, mentre guardo cadere i fiocchi di neve dalla finestra della sala.
Nevicherà tutta la notte, penso.
Mi allontano dalla finestra e vado in cucina a prepararmi un tè.
Ma dove l’ho messo? Ah, ecco: tè aromatizzato arancia e cannella, il profumo del Natale…
Il bollitore elettrico fa in fretta. La bustina, due minuti, e… che profumo!!!
Prendo la mia tazza invernale (versione Babbo Natale) e mi accovaccio sul tappeto davanti al camino.
Avvolgo la tazza bollente con entrambe le mani e me l’ appoggio delicatamente sullo sterno.
Posizione strategica: mi scalda il cuore e profuma l’aria che respiro.
Avvicino la tazza alle labbra, spero non sia troppo calda.
Dolcemente, faccio dolcemente scivolare un piccolo sorso in bocca; il tempo di percepirne le varie fragranze e deglutisco piano assaporando il piacevole calore che produce nel mio corpo.
Ecco, in questo momento (è stato scientificamente provato) nel mio cervello si sono attivati un certo tipo e un numero preciso di neuroni.
– Ciao Amore!
Mia moglie si è svegliata…
– Ah, ciao! Passato il mal di testa?, chiedo, mentre lei si china a darmi un dolce ma rapido bacio.
– Sì, va un po’ meglio… Ma brrrr, che freddo che fa!, esclama sedendosi accanto a me davanti al fuoco.
– Già, ha anche cominciato a nevicare, aggiungo io prima di godermi un altro sorso caldo del tè ancora bollente che ho in mano…
Lei mi guarda.
Bevo un altro sorso…
Ecco, in questo momento (è stato scientificamente provato) nel suo cervello si attivano lo stesso tipo e lo stesso numero di neuroni che si sono attivati in me nel momento in cui sorseggiavo il tè.
– Che voglia di tè mi hai fatto venire! Vado a farmene una tazza anche io, mi dice alzandosi e dirigendosi in cucina, avvolta nel plaid verde adagiato sul divano…
– Nel bollitore dovrebbe esserci ancora acqua calda, l’avverto, perdendomi con lo sguardo tra i ceppi accessi nel camino…
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Ecco, questo è un esempio (un po’ romanzato) per aiutarvi a capire – nella pratica – che cosa sono e come funzionano i neuroni denominati “neuroni specchio”.
Pensate a come può essere l’esistenza di una persona, all’interno di un contesto sociale denso di relazioni interpersonali, con una parziale o totale assenza di questa tipologia di neuroni.
Di recente si è dimostrato che persone con autismo ad alto funzionamento (sindrome di Asperger) sono in grado di riconoscere e imitare l’espressione di alcune emozioni di base (si considerino i risultati ottenuti ultimamente avvicinando queste persone al teatro e al doppiaggio), ma lo fanno utilizzando circuiti cerebrali diversi da quelli attivati dalle persone “sane” in analoghe situazioni.
Senza la simulazione incarnata e “innata” permessa dalla normale attività dei neuroni specchio, manca loro la capacità di “fare esperienza” con il mondo affettivo del prossimo, dell’altro.
L’accesso a questo mondo diventa possibile mediante aiuti “pratici” o teorici-cognitivi di sostegno, quali – ad esempio – le famose “storie sociali”… ma questo è un altro argomento.
Come ha detto una ragazzina di mia conoscenza, una Asperger di 16 anni (che presto vi farò conoscere): “A noi NON manca la Volontà di farci degli amici, ci manca la Capacità.”
Alla prossima !
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– UGOOOOO il bollitore non si accende!!!!!!! La magia è finita.
Ugo Parenti