Sono seduta in una tipica casa vittoriana londinese e di fronte a me ho una delle menti più eccelse del nostro tempo. Progressista e geniale, capace di sfidare con coraggio il condizionamento culturale secondo cui le “donne non avrebbero la capacità di partorire in modo naturale da sole”, il Dott. Michel Odent presenta le sue teorie, acclarate dalla ricerca e da dati scientifici. I suoi suggerimenti sono stimolanti e il suo messaggio è chiaro: “Se comprendessimo l’importanza di ciò che serve a una donna in travaglio
….Quando una donna entra per la prima volta in travaglio, spesso è come se stesse camminando alla cieca, poiché ha solo ascoltato racconti sulla nascita senza averne mai vista una. Se riusciamo a incoraggiare anche solo una madre a credere di poter partorire da sola in modo naturale, senza interventi, allora ce l’abbiamo fatta!
Godetevi la rara occasione di questa intervista (qui la prima parte, n.d.r.).
[Starr Meneely, caporedattore di The Mother magazine]
QUALI SONO LE SFIDE CHE UNA DONNA DEVE AFFRONTARE DURANTE LA GRAVIDANZA E IL PARTO?
Credo che per rispondere a una domanda sulle sfide della gravidanza sia prima necessario chiedersi quali siano i bisogni primari di una donna incinta. Ho capito con l’esperienza che in gravidanza una donna ha bisogno di parlare con altre donne nella sua stessa condizione, o con giovani madri di bambini neonati.
L’ho capito in un ospedale francese dove avevamo introdotto l’idea delle sessioni canore per le donne incinte. Una volta a settimana erano invitate a cantare tutte insieme attorno a un piano. Era interessante il fatto che dopo ogni sessione le donne dicessero con gioia: “Ci vediamo la prossima settimana!”. Dopo aver cantato parlavano di sé e dei propri bambini, erano felici di incontrarsi e credo sia un bisogno primario quello di parlare del proprio bambino.
Lo stato emotivo della madre è un fattore importante che influenza la crescita e lo sviluppo del piccolo nel grembo. Su un piano ideale è facile capire che una donna in stato interessante ha bisogno di una vita tranquilla. Ha bisogno di sentirsi in uno stato emotivo positivo, di avere esperienze gioiose. Se ripenso alle nostre sessioni canore, ricordo volti allegri. Lo stato emotivo di una donna in gravidanza è vitale.
Oggi, perlopiù, lo stato emotivo delle donne è influenzato da nuovi fattori, peculiari della nostra società e legati alla medicalizzazione della nascita. Le visite prenatali sono numerose e fanno parte di un nuovo modo di concepire le cure prenatali, rendendo difficile a molte donne la possibilità di una gravidanza tranquilla. Il controllo è continuo, le analisi si susseguono una dietro l’altra, il numero degli accertamenti è incredibile. Bisogna misurare lo sviluppo del bambino, la salute della madre, cercare di individuare eventuali problemi. Fra poco sarà quasi impossibile incontrare una donna con una gravidanza “normale”. È difficile vivere in santa pace se bisogna seguire un simile protocollo.
È impossibile non considerare tutti questi fattori tipici del ventunesimo secolo e il disturbo che creano alla pace della gravidanza.
CI PARLA DI NASCITA E PAURA?
Al tema del parto si associa spesso quello della “paura”. La paura della nascita è un aspetto della natura umana, ma ciò che è importante capire è che la Natura ha trovato un sistema per superarla. La parte del cervello denominata neocorteccia è molto sviluppata negli esseri umani, al punto che possiamo capire come la paura del parto, e molte altre paure, siano tipiche della nostra specie. Durante la nascita è previsto che questa parte del cervello smetta di funzionare. Partorire è una faccenda che riguarda solo le strutture più arcaiche e primitive del nostro cervello.
L’ostacolo principale durante il processo della nascita umana è proprio l’attività del cervello dell’intelletto, ossia la neocorteccia. La neocorteccia è il cervello associato ai condizionamenti e ai timori indotti dalla cultura: la paura della morte, la paura del parto. Fermare questa attività, questa “paura”, è proprio ciò che rende possibile la nascita negli esseri umani, poiché annulla i condizionamenti culturali e la paura del parto.
Il bisogno essenziale di una donna in travaglio è di essere protetta da qualsiasi cosa che possa stimolare la neocorteccia, “l’intelletto”. In pratica significa che il silenzio è un bisogno fondamentale; il linguaggio è un nemico quando la donna sta partorendo. Lo stesso vale per la luce; oggi siamo in grado di spiegare l’effetto della luce. La luce inibisce il rilascio di melatonina e una delle proprietà della melatonina è di ridurre l’attività della neocorteccia.
Contrastare la comprensione del processo di nascita, pensando come dei fisiologi, significa contrastare le basi dei nostri condizionamenti culturali, come quelli che vedono la donna priva della capacità di partorire da sola, senza un qualche genere di interferenza, aiuto o supporto.
QUANTO CONTA L’AMBIENTE IN CUI SI PARTORISCE?
È importante enfatizzare fino a che punto i fattori ambientali siano importanti quando è il momento di partorire. Per partorire è necessario rilasciare una miscela di ormoni, uno dei quali è di particolare importanza: l’ossitocina. Ma si tratta di un ormone “timido”; l’ossitocina è come una persona timida che non si fa vedere in presenza di estranei o osservatori. È un ormone necessario anche in altre situazioni, per esempio quando si fa l’amore viene rilasciato da entrambi i partner. È risaputo che la privacy è necessaria al rapporto amoroso. In fondo è molto semplice: per partorire è necessaria l’ossitocina e comprendere l’importanza dell’ambiente è decisivo. Il numero dei presenti al parto dovrebbe essere ridotto al minimo possibile.
Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini
Tratto da Accarezzando l’Utopia – Intervista con Michel Odent – pubblicata il 22.10.2014 da Ashley Meneely su www.themothermagazine.co.uk.
Intervista a Michel Odent - Associazione Culturale La Nuova Stella
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il meraviglioso Michel Odent – momthemom
[…] Di solito sostengo che le donne incinte non dovrebbero leggere libri sulla gravidanza e il parto. Il loro tempo è troppo prezioso. Esse dovrebbero, piuttosto, guardare la luna e cantare per il loro bambino nel grembo materno. (Michel Odent) […]