Sono molti i genitori che si confrontano con l’argomento “regole”: alcuni sono favorevoli mentre altri sono contrari a dare delle regole ai bambini e a porre dei limiti.
Si tratta di due atteggiamenti opposti che possono influenzare la sfera dell’autonomia e della sicurezza del bambino: laddove il diritto a sperimentare può essere compromesso da un eccesso di regole, l’assenza di limiti può influire negativamente sulla capacità di riconoscere ciò che si può o non si può fare.
È un argomento difficile da affrontare.
Richiede estrema delicatezza poiché la maggior parte dei genitori fa di tutto per offrire ai propri figli il miglior ambiente possibile in cui vivere.
Nella maggior parte dei casi i genitori che si rifiutano di imporre deliberatamente frustrazioni ai figli sono quelli che hanno preso le distanze dal modello educativo di tipo autoritario, privilegiando la relazione, l’osservazione e l’ascolto dei bisogni del bambino. L’allontanamento dal modello autoritario, tuttavia, rischia spesso di portare all’eccesso opposto caratterizzato dalla totale assenza di regole! Il tentativo di far sperimentare ai figli la minor frustrazione possibile rappresenta un obiettivo educativo e non risponde all’esigenza di dire sempre di sì per comodità.
Per altri genitori è invece necessario che i propri figli sperimentino sin dalla nascita la frustrazione, perché ritengono che un’infanzia vissuta comodamente renda i bambini troppo fragili per poter affrontare le difficoltà della vita. Ereditando il vecchio autoritarismo, ripropongono lo stesso modello basato sull’imposizione rigida delle regole privilegiando premi e castighi.
Ignorando lo sviluppo individuale e stimolando il conformismo, ritengono importante, ad esempio, che i propri figli si comportino bene, sappiano parlare in maniera educata, siano capaci di stare al loro posto, rispondano ai saluti e dicano “grazie” e “prego”. Dimostrando in tal modo di avere ricevuto una buona educazione. Pur amando profondamente i propri figli non riescono ad ascoltarli e ad avere un contatto emotivo con loro. Hanno bisogno di limitare i comportamenti affettuosi. Il loro obiettivo educativo è quello di prepararli ad affrontare le regole, le punizioni e le ingiustizie che inevitabilmente si presenteranno nella vita: le eventuali difficoltà saranno affrontate con minore fragilità se preparati fin da piccoli ad una vita piena di prove da superare.
La frustrazione è inevitabile nella vita ed aiuta a crescere. È utile rincarare la dose?
Pensiamo alla inefficacia di quelle strategie messe in atto da molti genitori desiderosi di dare delle regole per non viziare i figli, come per esempio il lasciar piangere un neonato senza prenderlo in braccio, farlo addormentare da solo fra le lacrime, rifiutare il seno per rispettare gli orari, mantenere la distanza fisica anche con i figli più grandi.
Ben diversa è la necessità di esporre un figlio alla frustrazione per proteggere la sua salute o per fargli rispettare i bisogni degli altri membri della famiglia e della comunità in cui il bambino vive.
>> I pro e i contro.
Evitare la frustrazione solo per il suo essere stata lo strumento principale di un modello basato sull’autorità, rischia di privare il bambino di un’esperienza fondamentale. Usata senza eccesso e senza arbitrarietà da parte di un adulto, ha il valore di strutturare l’esperienza dal punto di vista mentale.
Innanzitutto è necessario che il bambino sia messo nella condizione di mentalizzare un bisogno: sono tanti i genitori che giocano d’anticipo! In questo caso l’ intervento dell’adulto può rendere difficile lo sviluppo di un sentimento d’identità.
Quando l’adulto interviene al posto del bambino, il messaggio che gli si trasmette è svalutativo: è come se il bambino non esistesse. In effetti, nella maggior parte dei casi, il genitore anticipa i bisogni del figlio per soddisfare il proprio bisogno di sentirsi un buon genitore, per rassicurare se stesso.
É utile e costruttiva quella frustrazione moderata che crea una certa dose di disagio: per allontanarsi da una situazione spiacevole il bambino dovrà confrontarsi con le proprie risorse e scoprirne di nuove. Tutto questo faciliterà lo sviluppo di un senso di fiducia e di sicurezza.
Può contare sulle sue risorse quel bambino che sa di avere delle risorse perché gli è stata offerta la libertà di sperimentarle.
Quale suggerimento si può offrire ai genitori?
Trovare il giusto compromesso fra la permissività e l’intransigenza non sarà facile, ma come scrisse Alba Marcoli: “L’attenzione che noi adulti possiamo allora cercare di avere è quella di porre dei limiti che riguardino la vera sostanza e non la forma delle cose” (1).
Erika Vitrano
1. Alba Marcoli, “Il bambino nascosto”, Arnoldo Mondadori Editore, 1993