10.000 anni dall’alba della civilizzazione sono un tempo lungo, ma sulla scala dell’evoluzione umana non sono che un ticchettio d’orologio.
Per questo, un bambino che nasca oggi è adattato, dal punto di vista biologico, all’ambiente dei nostri antenati non civilizzati che vivevano in gruppi tribali, in contesti naturali, con una visione del mondo molto diversa dalla nostra e nessuna tecnologia avanzata.
Come ha scritto Jean Liedloff ne Il Concetto del continuum, gli esseri umani nascono con delle “aspettative” per certe condizioni e esperienze che erano normali durante tutto il continuum dell’evoluzione umana. Se queste attese non vengono soddisfatte, i nostri processi di sviluppo si alterano, in meglio o in peggio.
Ad esempio, l’occhio umano si è evoluto in condizioni di ampia esposizione alla luce solare, in quanto i nostri antenati trascorrevano gran parte delle ore di veglia fuori dai loro ripari bui. Alla luce naturale osservavano una quantità di creature viventi a distanze diverse e questo ha dato ai bambini primitivi una serie specifica di stimoli visivi per infinite generazioni – tanto a lungo da consentire che i nostri occhi, il nostro cervello e i processi evolutivi si adattassero e si ottimizzassero a quelle particolari condizioni.
Se trascorriamo la maggior parte del tempo al chiuso, perlopiù senza osservare altre creature viventi, utilizzando luce artificiale per molte ore e fissando a lungo la stessa distanza, quella dello schermo, i sistemi cerebrali preposti alla visione non potranno svilupparsi secondo le attese evolutive.
Le rotture rispetto al continuum evolutivo umano sono “negative”?
Non necessariamente. Gli uomini moderni in sostanza stanno sperimentando processi evolutivi finora ignoti, i vantaggi e gli svantaggi dei quali non sono sempre comprensibili appieno.
Il punto non è di demonizzare o bandire tutto ciò che è moderno, quanto di avere una migliore comprensione dei processi di sviluppo naturali. Sapere ciò che il sistema biologico e neurologico dei nostri figli si “aspetta” di incontrare nella vita può aiutarci a onorare la saggezza della natura mentre si esplorano nuove possibilità.
La Liedloff aveva osservato che mentre i bambini crescono diventano sempre più capaci di adattarsi a condizioni di vita non legate al “continuum” e a esperirle senza effetti negativi. Più sono piccoli e più traggono beneficio da esperienze che si avvicinano il più possibile alle loro “attese evolutive”.
Tradotto da Michela Orazzini
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