Il tuo bimbo trascorre molto tempo in braccio? Ciuccia al seno moltissime volte al giorno? Si addormenta solo se cullato da mamma e papà? Quando si sveglia di notte ha bisogno di un genitore per riprendere sonno?
Questo è accudire il bambino ad alto contatto. Se hai risposto sì ad alcune o a tutte queste domande, sappi che il tuo cucciolo… è assolutamente normale.
Probabilmente, se mamma, papà e bimbo vivessero su un’isola deserta, non ci sarebbe alcun bisogno di specificarlo. Un articolo che dichiara l’ovvio, ovvero che i neonati hanno un intenso bisogno di contatto e protezione e quindi hanno un intenso bisogno della mamma e del papà, sarebbe proprio un di più.
Però. Per quei neogenitori che non hanno il piacere di risiedere su un atollo da fiaba, tra palme che ondeggiano al vento e onde cristalline, una piccola ri-conferma fa sempre bene. Soprattutto se, come spesso accade, la neomamma è alle prese con commenti, consigli non richiesti o addirittura critiche da parte di parenti, amici, conoscenti e sconosciuti che mettono in discussione il modo in cui lei si prende cura del proprio bambino.
Chi non si è sentito dire almeno una volta: “Se lo tieni sempre in braccio poi si vizia”, “Ha preso il vizio delle braccia”, “Deve imparare a dormire da solo”, può ritenersi davvero fortunato. Perché questi sono i commenti che la maggior parte dei genitori ricevono nei primi mesi di vita del loro bambino.
Nella nostra cultura è infatti radicato questo luogo comune dei “vizi”, per cui il neonato che nella culla piange e in braccio al genitore si calma sarebbe un “furbetto”, e il tempo trascorso in braccio, in fascia o al seno, sarebbe “troppo”.
E allora riflettiamo un attimo su questo “troppo”. Quanto tempo sta in braccio un bimbo piccino nell’arco di una giornata? Sei ore? Dieci? Dodici? Se anche la risposta fosse dodici o più, si tratta sempre di un tempo breve. Ebbene sì. È poco! È poco rispetto a come era abituato quel bambino, che ha vissuto nove mesi – ovvero tutta la sua vita – nel grembo di sua madre. Sempre con lei. Con il battito rassicurante del suo cuore a fargli compagnia. Cullato, dondolato, contenuto, abbracciato stretto stretto dalle pareti uterine. Ventiquattro ore su ventiquattro.
Certo, poi è nato. Una manciata di ore ed eccolo separato da lei, catapultato in un mondo dove tutto è nuovo e sconosciuto. Piuttosto impressionante, direi. Un po’ come per noi doversi ambientare su un altro pianeta. E, chiariamolo, lui non lo sa di essere nato. Lui non lo sa che esistono culle, carrozzine e sdraiette per appoggiare i bimbi piccini. Lui conosce solo la sua mamma. Lui sa, e lo sa molto bene, che la mamma è protezione, nutrimento, calore, amore.
E così la cerca, cerca la sua vicinanza, se necessario la invoca piangendo. Riesce in questa impresa fondamentale per la sua sopravvivenza perché è geneticamente programmato per farlo, perché così hanno fatto e continuano a fare i neonati di tutto il mondo da migliaia di anni.
Quindi alla zia, alla vicina di casa, alla collega che sostiene che tenete troppo in braccio il vostro piccino o che gli avete dato il vizio delle braccia, potete spiegare che per quanto lo teniate in braccio il neonato sarà sempre in “credito” di contatto. Era abituato a riceverne molto di più!
Sia chiaro non stiamo dicendo che dovete tenere il vostro bambino in braccio tanto o tantissimo tempo “per forza”. Se è un bimbo che dorme volentieri nella sua culletta, se è un bimbo che non ha bisogno di ciucciare al seno di continuo, se è un bimbo dormiglione… bene, vorrà dire che avrete un po’ di tempo per farvi una doccia (risultato notevole nelle prime settimane dopo il parto!), per leggere qualche pagina di un libro o riposare un pochino. Ottimo.
Però, se non fosse così, se il vostro bambino ha un forte bisogno di voi. Se non riuscite neppure ad andare in bagno da sole (altroché doccia), bene, sappiate che è tutto nella norma. Il vostro bambino è perfetto così come è. E accogliendo il suo bisogno di mamma, lo aiutate a stare bene, a sentirsi protetto, a sentirsi sicuro. È un investimento d’amore il vostro, con effetti immediati e a lungo, lunghissimo termine.
Perché, come confermano studi e ricerche scientifiche, il benessere di oggi pone le basi del suo benessere futuro: il vostro amore, la vostra presenza, il vostro abbraccio lo aiutano a crescere fiducioso e sereno.
E anche la mamma sta bene con il suo piccino tra le braccia. Sono stati un tutt’uno per nove mesi. Poi il parto li ha separati. Per la prima volta si è creata una distanza tra loro. Ma in questo abbraccio eccoli riuniti.
Altroché vizi. Questa meraviglia si chiama Amore!
Giorgia Cozza
ttiz
sì, proprio così, in braccio tutto il giorno e a ciucciare quasi continuamente, al bagno assieme (tecnica: poggiare bimbo su fasciatore, calare indumenti intimi, fare pipì o pupù, lavarsi e asciugarsi, ripoggiare bimbo su fasciatoio, tirar su gli indumenti), niente doccia né shampoo per settimane (mi sembra incredibile!), mangiare quando capitava, nessun telefono, commenti di parenti in continuazione per demolire l’autostima, fiumi di lacrime, ma il nostro amore è stato più forte
ChiaraBianca
Eccomi, mamma da appena un mese e neanche un minuto senza la mia bimba in braccio…
Certo è un po’ (a volte troppo) stressante, non potersi fare una doccia o lavarsi i denti, non poter mangiare seduta a tavola ma in mille posizioni strane, dormire avvinghiata alla mia bimba e avere le braccia distrutte e sentire continuamente “così ti stai rovinando” “comincia così e poi a 12 anni le comprerai il motorino” “è solo capriccio” ecc… Sconfortante e debilitante.
Ma ci sono davvero volte in cui vorrei poterla poggiare 20 minuti soltanto per potermi riprendere un attimo di autostima… o soltanto per potermi lavare o stiracchiare…
E’ un dono che le sto facendo, e allora mi sacrifico con gioia!
Giorgia
Chiara, chissà che stanchezza. Mi pare tu sia proprio una mamma in gamba, e mi spiace tanto che ti sia sentita rivolgere quei commenti assolutamente ingiustificati e fuori luogo. Accudire un bimbo piccino è impegnativo, alle neomamme andrebbero offerti tanto sostegno e incoraggiamento, e invece spesso arrivano opinioni personali e critiche. Questo rende tutto più difficile! In passato (e tuttora in altre culture) le neomamme avevano una rete di supporto: le altre donne della famiglia si occupavano delle incombenze domestiche e dei pasti, e la mamma poteva dedicarsi al suo piccino, avendo però chi si prendeva cura di lei. A quel punto la mezzora per riposare o riprendere fiato c’era… Quando la mamma è sola, aiuta la consapevolezza che hai tu, ovvero che per la tua bimba è un dono, tutta questa tenerezza è un dono reciproco. In poche settimane i ritmi già cambieranno… No ti mandiamo un grande abbraccio!
ChiaraBianca
Grazie! Le tue parole sono di grande conforto!
È vero, questo momento è un dono reciproco…