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Accudire i bambini senza schemi e metodi. Ascoltiamoli
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E’ proprio vero, oggi come oggi accudire i bambini appare come un compito fitto di misteri da dipanare, materia che necessita di competenze specifiche acquisite attraverso studio e letture approfonditi.

Per questa ragione gli scaffali delle librerie pullulano di testi ad hoc, manuali rivolti alle neomamme confuse e sperdute per guidarle alla decifrazione del linguaggio del loro bebè, accompagnandole con metodi sicuri e schemi precisi nel difficile compito di prendersi cura di un esserino misterioso e inquietante.

Pappa, nanna, cambio del pannolino, svezzamento e quant’altro risolti con semplici e – a detta degli autori, e sedicenti esperti – efficaci stratagemmi per riportare pace e ordine in famiglia.

Ricordo con un sorriso misto ad amarezza (ma posso farlo solo con il senno di poi) quando, alle prese con l’accudimento del mio primo bambino, e con tutti i dubbi e le difficoltà delle neomamme lasciate sole “in balia” di un neonato, correvo angosciata a sfogliare con mano febbrile il famoso manuale ricevuto in regalo durante la gravidanza

Un manuale che pretendeva di insegnare un metodo “facile” per comprendere e regolare i bambini sin dai primi giorni, un libro che – letteralmente – descriveva il pianto del bebè e gli dava un nome preciso, classificava i bambini in categorie, proponeva tabelle con ore e minuti per mettere in pratica alla lettera lo schema definito “e.a.s.y.” (ossia pappa, gioco, nanna e tempo per sé).

Come se i neonati fossero tutti uguali, come se – giorno dopo giorno – le loro esigenze non mutassero mai, e loro (i bambini) le manifestassero sempre alla stessa maniera.

Come se le mamme fossero tutte incapaci di decifrare e comprendere il proprio bambino, tutte prive di istinto e competenze…

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Lo so, all’inizio il nostro bambino è un mondo da scoprire, ma anche questo è il bello di essere genitori: imparare a conoscersi l’un l’altra, la mamma il suo bebè e il bebè la sua mamma, senza temere di incorrere in chissà quali imperdonabili errori.

Un abbraccio, una coccola, una poppata in più sono i migliori “metodi” per rispondere al richiamo di un bimbo tanto piccino, che ha solo bisogno di contatto, contatto, contatto…In poche parole, della sua mamma.

E dimentichiamo, per una volta, la “minaccia” dei vizi! Superata quella remora, e armate di fiducia in noi stesse e nel nostro bambino, la strada è tutta in discesa,con buona pace di Tracy Hogg (e del suo linguaggio segreto dei neonati e metodo e.a.s.y.), Estivill e della tata di turno.

Facciamo la nanna serene con il nostro bebè accanto, allattiamolo al seno ogni volta che ce lo chiede, rispondiamo solerti al suo pianto prendendolo in braccio, senza domandarci se poi prenderà il vizio, godiamoci l’avventura della maternità e dell’accudimento riponendo il manuale dalle mille risposte.

Quelle le troveremo insieme, ogni mamma con il suo bambino.

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