Domanda: “Sono confusa, potete aiutarmi? Io cerco sempre di non impormi con la forza con la mia bambina – 2 anni e mezzo – ma di spiegarle le cose, di ascoltarla se si oppone alle mie richieste. È dura, perché alla sua età spesso è oppositiva, e la pazienza scappa (lo ammetto) ma io penso di doverla trattare come un adulto, con lo stesso rispetto. Per questo mio marito, i miei genitori, i conoscenti mi accusano di farne una “viziata tiranna”. Mi dicono che sono io, adulta, ad avere il comando, e che la bambina deve capire che si fa come dico io, che qualche sculaccione o schiaffo non hanno mai ammazzato nessuno, anzi. Io lo trovo agghiacciante, ma sto forse sbagliando? Tutti mi criticano, ma come faccio a punire, sgridare, strattonare, o percuotere, una bimba così piccola, la mia bambina?!?!?”
Ecco una mamma che abbraccia un tipo di educazione empatica e rispettosa del bambino, e che si sente accusata di debolezza, inadeguata rispetto ai “canoni educativi” più “accreditati”, impaurita perché teme – paradossalmente – di fare del male alla sua bambina, di non crescerla nel modo giusto.
Questa richiesta d’aiuto, arrivata a Redazione Web pochi giorni fa, giunge curiosamente insieme ad altre testimonianze simili, di mamme sconcertate di fronte alla durezza di genitori come loro, certi che il bene del bambino è essere educato a “stare al suo posto”, “capire chi ha il comando”, “fare quello che si dice di fare”.
L’imposizione dall’alto, insomma, il “si fa così e basta” dovrebbero metterci al sicuro da bambini e ragazzini “tiranni” e capricciosi.
Ma siamo davvero certi che sia questa la strada giusta per crescere bambini rispettosi, equilibrati, educati?
Siamo sicuri che i piccoli tiranni, teppisti, viziati “di oggi” siano davvero il risultato di un’educazione rispettosa e non violenta, che ascolta e accoglie i bisogni dei più piccoli, che considera i bambini “persone” degne di rispetto proprio come gli adulti?
“Al bambino si deve il più grande rispetto” è la massima di Giovenale che noi abbiamo adottato come “motto”.
Consideriamo ingiusto e riprovevole sopraffare, umiliare, percuotere un adulto (il compagno, il vicino, il genitore), condanniamo senza se e senza ma la violenza sulle donne, sugli anziani, sui più deboli, chiediamo ai nostri bambini di “non usare le mani”, “non urlare”, “non dire parolacce”, non insultare, e poi?
Certa pedagogia considera le stesse pratiche non solo “educative”, ma addirittura “a fin di bene” se rivolte ai bambini, per educarli.
Tali metodi (urla, imposizioni dall’alto, giochi di potere, sarcasmo se non addirittura insulti, punizioni, percosse) vengono utilizzati ogni giorno “a fin di bene” su soggetti deboli, inermi, e – si presume – importanti per noi, quando – al contrario – noi stessi li condanniamo se applicati su individui “al nostro pari”…
Non è quantomeno incoerente?
Una pedagogia di questo tipo (la cosiddetta “pedagogia nera“) parte dal presupposto che il bambino sia un essere “viziato” di natura, da correggere, cattivo. Da qui l’adozione di metodi che lasciano poco spazio alla comprensione (per non dire alla pietà…).
La cosa triste è che un bimbo piccolo non può mettere in dubbio la sua mamma…Dovrà per forza credere che le urla, le punizioni, persino le botte siano giuste, siano “per colpa sua”…E crescere convinto di essere davvero cattivo e da raddrizzare; che mamma “aveva ragione”, che picchiarlo “fosse giusto”, punirlo “sacrosanto”; che è grazie alla durezza, all’inflessibilità, alle rigide regole, alle punizioni che è diventato un adulto “perbene”.
Infine, queste sono le ragioni per cui lo stesso bambino diventato adulto applicherà quel genere di pedagogia sui suoi figli, e i suoi figli sui suoi nipoti, in un circolo vizioso di violenza educativa che non darà mai spazio alla vera natura del bambino:
La bontà, la mitezza, la naturale predisposizione al bene, alla collaborazione, all’ascolto.
È vero: spesso l’opposizione e i “capricci” (termine che non ci garba, ma tanto utilizzato…) dei nostri piccini ci esasperano, ci sfiancano, ci fanno perdere le staffe, ma se fossimo capaci di fermarci un attimo, in tempo, contando fino a 10, ci renderemmo conto che non oseremmo mai alzare le mani, imporre in modo sommario e dispotico la nostra volontà sul nostro compagno di vita, su un amico, un parente (o almeno, lo auspichiamo!), comandandolo a bacchetta.
Perché allora farlo con il nostro bambino?
No, cara amica, non stai sbagliando. Stai adottando la strategia più faticosa, ma che mette al centro la tua bambina e la vostra relazione.
Preservare l’attaccamento e la relazione con il proprio figlio non può prescindere dal rispetto della sua integrità fisica ed emotiva e dall’accoglienza dei suoi bisogni e della persona che – di fatto – è.
Se riuscirai a spiegare a chi ti giudica che in realtà il tuo obiettivo è crescere un essere umano capace di comprensione, empatia e rispetto, fallo. Altrimenti non ti crucciare, e prosegui il tuo percorso educativo con fiducia.
Intanto permettici di darti qualche suggerimento in più.
Se lo desideri, prova a confrontarti con il nostro esperto dott. Alessandro Costantini, richiedendogli un consulto gratuito online.
Inoltre, ti consigliamo alcune LETTURE sull’argomento:
– La sculacciata: la violenza educativa, lungi da crescere individui responsabili, è causa di molti dei mali che affliggono gli adulti: depressione, violenza, delinquenza.
– Meravigliosa infanzia: il bambino è buono, puro e collaborativo per sua natura, per questo è necessaria una pedagogia che ne riconosca la bontà intrinseca e ne rispetti bisogni e integrità fisica ed emotiva.
Ti consigliamo alcuni ARTICOLI sull’argomento:
– La pedagogia amica del bambino di Alice Miller
– La violenza contro i bambini e l’odio
– La violenza sui bambini è educazione?
Tu cosa ti sentiresti di dire a questa mamma preoccupata? Qual è la tua esperienza?
Valentina
Come mi sono riconosciuta in questa lettera!!!
Anche io ho scelto uno stile educativo dolce, rispettoso dei bisogni e della personalità del mio bambino, e allo stesso tempo ho paura dei commenti di chi mi sta vicino, amici, parenti ecc ecc.
Leggere che non sono da sola mi da la forza di continuare sulla mia strada, mi farebbe tanto piacere poter incontrare mamme che adottano questo stile genitoriale, sapete se c’è qualche gruppo in zona milano est?
Sentirsi supportate credo sia di grandissimo aiuto <3
Un abbraccio a tutte le mamme!