Il vostro bimbo di pochi mesi non cammina? Dovete sempre prenderlo in braccio o trasportarlo con fascia o passeggino per muoverlo? Così non va… Non imparerà mai a camminare! Dovete seguire il metodo infallibile del manuale “Fate i primi passi” per insegnare al vostro piccolo a camminare e non stancare le vostre braccia e le vostre schiene!
Il vostro bimbo di pochi mesi non parla? Dovete sempre sforzarvi di interpretare i suoi versetti, i suoi monosillabi ripetuti o, peggio ancora, il suo pianto? Così non va… Non imparerà mai a parlare! Dovete seguire il metodo infallibile del manuale “Dite le prime parole” per insegnare al vostro piccolo a comunicare correttamente e in modo sensato!
Il metodo è semplice: è sufficiente lasciar piangere il bambino per intervalli di tempo sempre più lunghi, senza toccarlo o men che meno abbracciarlo e ripetergli “adesso è ora di camminare/parlare”, finché il piccolo capisce e smette di cercare il vostro aiuto con il pianto!
Perché quelle espressioni sorprese? È lo stesso metodo usato per insegnare ai bambini piccolissimi a dormire tutta la notte come i grandi quando non sono ancora fisiologicamente in grado di farlo…
Se non vi convince, mi fa piacere. 🙂
“Fate i primi passi” e “Dite le prime parole” non esistono, ma Fate la nanna sì, ed è talmente diffuso che molti ormai non si sorprendono più di fronte al metodo proposto per “insegnare a dormire” ai bambini.
Torniamo a sorprenderci!
I bimbi piccini sono diversi dagli adulti… sono bambini. Quindi non mangiano come gli adulti, non camminano come gli adulti, non parlano come gli adulti e non dormono come gli adulti.
Poi crescono e imparano e diventano capaci e si trasformano… E non sono più bambini, ma adulti.
Accettiamo la normalità dei nostri bambini, di giorno e di notte, con pazienza e amore.
La consapevolezza che i risvegli notturni fanno parte della crescita probabilmente non ci renderà meno stanchi dopo una notte difficile, ma forse potrà farci sentire più sereni, e rendere la nanna più facile…
Giorgia Cozza
Michela, la mamma di Simone
Ho avuto uno di quei bambini che Gonzalez quota come ” i più papabili per la sopravvivenza in età preistorica”, ovvero uno che ogni quaranta minuti era sveglio per cercarmi, costantemente, per un intero anno…
E’ stata dura? E’ stata dura, eccome, caspita!
Ma col senno di poi la cosa più difficile da sopportare non era la stanchezza fisica (ok, naturalmente non ero un fiore 😛 ), era lo stress nel ricercare costantemente una “soluzione”, perché a sentir le altre mamme dormivano tutti tranne il mio!
Mi sono letta tutti tuttissimi i libri sul sonno e mio marito si era fatto abbindolare pure da “Fate la nanna” (ma lì ho minacciato il divorzio 😛 )… Fortunatamente ho sempre dato retta all’istinto, rispondendo ai bisogni del mio piccolo… Leggere poi Besame Mucho mi ha dato la conferma di essere sulla strada giusta (ormai comunque erano passati 9 mesi…) e lì devo dire di essermi rasserenata molto.
E’ da questo inizio un po’ burrascoso che ho iniziato a far girare un po’ di informazione corretta, e vedo che qualcosa si sta muovendo, le mamme consapevoli sono sempre di più grazie anche a voi! 🙂
Manuela
Condivido appieno il contenuto di questo articolo. Come professionista che lavora nel sostegno alla genitorialità ho di fronte numerosi esempi di madri e padri “in panne” che cercano metodi per educare i propri figli e non sono correttamente informati né incoraggiati all’ascolto. Come dice giustamente Michela, i bambini che hanno frequenti risvegli non fanno altro che esprimere la loro aderenza all’imperativo della specie di sopravvivere, e sebbene questo sia pesante da gestire per dei genitori che sono inseriti in un contesto socio-culturale decisamente oppositivo alla genitorialità, conoscere le motivazioni per cui questo accade è di fondamentale importanza per relazionarsi con il bambino e con i vissuti che si hanno in modo sano. Il temperamento di ogni neonato incide notevolmente sul grado di pressione che questo imperativo biologico impone, ma è indubbio che se specie umana siamo, diritto alla sopravvivenza richiediamo, e intervenire con metodi che negano e cercano di piegare l’istinto è quanto di più errato e dannoso sia pensabile. Grazie per questo articolo.