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La nascita è separazione e incontro: mamma e figlio come due pezzi di un puzzle
nascita

È nato! Dopo nove mesi trascorsi nella pancia della mamma, ecco che il bimbo è arrivato in questo mondo nuovo e sconosciuto. E lei, la madre, dopo essere stata un tutt’uno con la propria creatura per nove mesi, è tornata ad essere “una”.

La nascita è separazione e incontro. È lasciarsi e ritrovarsi. Ma perché madre e figlio si ritrovino è fondamentale che non vengano separati. Posato sul petto di sua madre, il bimbo appena nato, ritrova il battito di quel cuore che gli ha tenuto compagnia per tutta la sua vita prenatale, ritrova la voce che conosce meglio di ogni altra, il profumo, il calore… In una realtà del tutto nuova, perso ogni punto di riferimento, catapultato in un paese straniero dove tutto è diverso, luci, suoni, odori, sensazioni fisiche, persino il modo di respirare, il corpo della madre è porto sicuro, è l’unico potente legame con la sua vita di prima, con tutto quello che ha conosciuto e che lo fa stare bene.

E la madre? La mamma è stanca, scombussolata, sottosopra: una manciata di ore e tanta fatica, e il pancione non c’è più, ma c’è una minuscola creatura forse urlante, forse tranquilla, che la cerca con uno sguardo intenso, un piccolo alieno, precipitato sulla terra… La madre ha bisogno di stare con il suo bambino, di guardarlo, di conoscerlo, di vedere come è fatto, di studiare quel viso e quella perfezione che viene da lei e per lei, di sentire il suo profumo, la sua morbidezza. Dopo averlo a lungo immaginato, dopo aver “ascoltato” i suoi calcetti e le sue capriole, ora quel figlio ha un volto, una voce… è un momento intenso, sconvolgente, fortissimo. Madre e figlio hanno bisogno di stare insieme, per riconoscersi, per porre le basi del loro legame.

Sono come i due pezzi di un puzzle, quando sono uniti si ricompone l’insieme perfetto.

Le misurazioni del bebé possono aspettare, il bagnetto non è necessario, anzi, oggi sappiamo che la vernice caseosa protegge la pelle del piccolo, il benessere del neonato può essere verificato mentre il piccolo è in braccio alla madre e la visita completa può avvenire in un secondo momento. Nei nostri ospedali, però, per lunghi anni le cose sono andate molto diversamente. Il bimbo nasceva e anziché tra le braccia della madre finiva tra le braccia di estranei, posato sul piatto freddo e duro di una bilancia, stiracchiato (lui che per tutta la vita è stato rannicchiato in posizione, appunto, fetale) per misurarne la lunghezza, lavato… E poi ancora, collocato in una cullina, da solo, senza sua madre! Il bimbo al nido, con tutti gli altri cuccioli, la madre sola, in camera, ad aspettarlo. Una separazione contro natura, dolorosa, ma percepita come normale, perché lo aveva detto il dottore, perché in ospedale si faceva così, perché nessuno protestava.

neomamma

Ora molti punti nascita hanno modificato la loro routine assistenziale e hanno introdotto il contatto pelle a pelle dopo la nascita** per garantire al bimbo un miglior adattamento alla vita fuori dal pancione e per favorire l’attaccamento e il legame tra madre e bambino. Per indicare questa normalità troppo a lungo ignorata e rinnegata, abbiamo adottato tutta una serie di termini inglesi: bonding, skin to skin, rooming-in. Ma al di là dei vocaboli nuovi, è alla natura che abbiamo riaperto le porte, al buon senso, all’evidenza. Perché è evidente che un cucciolo ha bisogno della sua mamma per stare bene e che una mamma non sta bene se il suo bimbo è lontano da lei. Vicinanza quindi. Lasciar stare. Madre e figlio insieme. E tutto funziona meglio. La normalità è diventata la rivoluzione assistenziale.

Giorgia Cozza

**Ovviamente stiamo parlando di situazioni normali, dove mamma e bimbo stanno bene. Chiaro che, se c’è un problema di salute, la priorità è prendersi cura del bambino, mettendo in atto tutte le misure necessarie.

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