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Un genitore quasi perfetto è il migliore, di Peter Gray – 2° PARTE

genitore-perfetto-2[Questo lungo articolo è stato diviso in tre parti. Questa è la 2° PARTE. Se vuoi leggere la 1° PARTE clicca QUI. Se vuoi leggere la 3° PARTE clicca QUI]

I genitori quasi perfetti hanno le seguenti caratteristiche:

– Un genitore sufficientemente buono rispetta i propri figli e cerca di capirli per ciò che sono.

I genitori buoni a sufficienza non pensano di essere loro stessi a dover creare, forgiare o plasmare i propri figli. Li vedono da subito come esseri umani completi e immaginano che il loro compito sia quello di capire chi sono davvero queste creature. Si rendono conto che la relazione genitori-figli è a doppio senso ma non del tutto; è una relazione fra eguali nel senso che le due parti hanno uguale importanza, sono meritevoli della stessa felicità e dell’opportunità di determinare e cercare di realizzare i propri obiettivi (almeno finché questo non danneggia altri individui). Tuttavia, in un altro senso questa relazione non è alla pari, perlomeno quando il figlio è ancora piccolo e il genitore è più grande, più forte, più saggio (si spera), più capace di ragionare. È il genitore a tenere sotto controllo le risorse di cui il bambino ha bisogno per la sopravvivenza. Per far funzionare questo rapporto squilibrato, il genitore abbastanza bravo si sforza di capire chi è suo figlio, per scoprire ciò di cui ha davvero bisogno e ciò che desidera (grassetto del traduttore – NdT).

 

Di solito, i bambini non sono bravi come gli adulti ad affermare le proprie ragioni o a disquisire in base alla logica, è pertanto ingiusto da parte del genitore aspettarsi che i figli sappiano sempre addurre buone ragioni per ciò che fanno. Il tentativo del genitore di discutere con un figlio ancora bambino porta troppo spesso alla sconfitta verbale di quest’ultimo e alla sua umiliazione, il che mina l’obiettivo dell’adulto di essere comprensivo e un valido sostegno.

Ecco le parole di Bettelheim: “La capacità superiore dell’adulto di argomentare e la sua maggior padronanza dei fatti rilevanti – talmente plausibile per il genitore – può essere vissuta dal bambino come un puro svilimento delle proprie opinioni… Perciò il bambino si sente sopraffatto dalla capacità di ragionare dell’adulto, un’esperienza frustrante e debilitante, ben lungi da quella di essere convinto…

A meno che una delle parti in conflitto non sia in grado di considerare in modo serio il punto di vista dell’altro, non può esserci spazio per una soluzione soddisfacente…pertanto, un genitore sufficientemente buono esaminerà i motivi del figlio, cercherà di capirne i pensieri, di apprezzarne i desideri e di comprendere cos’è che il bambino spera di raggiungere, perché e come.”

Per illustrare la faccenda del rispetto, e del cercare di capire il punto di vista del bambino, Bettelheim porta l’esempio di un conflitto fra genitore e figlio che è persino più comune oggi di quanto non fosse all’epoca della stesura del libro – un conflitto sulla resa scolastica. Farò giusto una piccola modifica per dare una mia particolare enfasi all’esempio. Supponiamo che vostro figlio non faccia i compiti e disobbedisca all’insegnante a scuola. Il maestro vi chiama per un colloquio e, se siete un genitore che aspira alla perfezione, vi vergognerete del “cattivo” comportamento del bambino e di voi stessi per averlo cresciuto così. Se credete che i problemi dovrebbero essere evitabili, prenderete le parole dell’insegnante sul personale e magari sgriderete vostro figlio mettendovi sulla difensiva, il che farà naufragare ogni tentativo di capire e offrire un valido aiuto.

Al contrario, se siete soddisfatti di essere genitori abbastanza buoni e non vi illudete che la perfezione sia possibile, vedrete il problema per quello che è, un problema da risolvere, non una tragedia e neppure un’occasione di biasimo e vergogna. Il primo passo verso la soluzione è cercare di capire il problema dal punto di vista di vostro figlio; poiché lo rispettate, non date subito per assodato che il suo comportamento scaturisca da qualcosa di sbagliato in lui e che deve essere corretto. Vostro figlio potrebbe non essere in grado di dichiarare con chiarezza le ragioni del suo comportamento, e potrebbe persino non esserne consapevole, ma questo non significa che le ragioni non esistano o siano discutibili. È anzi possibile che il comportamento di vostro figlio a scuola sia ammirevole e scaturisca da un sano desiderio di affermare la propria indipendenza.

E qui ritorno alle parole di Bettelheim:” Se, per esempio, noi genitori riusciamo a empatizzare con il bisogno del bambino di affermare se stesso rifiutando il lavoro scolastico, o con il suo timore che obbedendo ai desideri degli altri possa trasformarsi in una marionetta, allora il nostro atteggiamento verso di lui sarà del tutto diverso da quello che potrebbe essere se attribuissimo la sua mancanza di risultati accademici alla pigrizia o a scarse doti.

Una visione simile può portare a un percorso per risolvere il problema che sia positivo, cooperativo e costruttivo per la relazione, in cui il genitore e il figlio pensano insieme alle possibili soluzioni e ne parlano. Esistono modi alternativi in cui il bambino può dimostrare a se stesso e agli altri di non essere una marionetta e al contempo superare le prove scolastiche in modo accettabile? Oppure, può la famiglia trovare un percorso di istruzione alternativo che non mini il forte bisogno del bambino di controllare la propria vita e il proprio apprendimento? La questione prevalente in questo caso è che il rispetto per il bambino conduce al tentativo di comprendere il suo punto di vista, il che, a sua volta, può portare a una soluzione fattibile grazie alla quale il bambino si senta sostenuto anziché sconfitto. Anche se una soluzione davvero siddisfacente al problema non si trova, il bambino trae almeno un vantaggio dal percepire che i genitori sono dalla sua parte e non contro di lui.

– Un genitore sufficientemento buono è più preoccupato del tipo di esperienza che il figlio avrà nel corso dell’infanzia piuttosto che del suo futuro da adulto.

È naturale per ogni genitore preoccuparsi del futuro dei propri figli. Noi tutti vogliamo che crescano e diventino adulti gentili, animati da buoni principi, felici e sani, capaci di provvedere a se stessi e agli altri. Tuttavia, un genitore bravo a sufficienza sa che il futuro del figlio è responsabilità di quest’ultimo, non dei genitori. È il figlio, non il genitore che deve stabilire i propri obiettivi nella vita e il percorso utile a realizzarli. Il compito del genitore è assicurarsi che il figlio abbia un’infanzia soddisfacente.

Il genitore quasi perfetto riconosce che la cosa migliore che può fare per aiutare il figlio ad avere un futuro soddisfacente è quella di fornire le condizioni necessarie per un’infanzia soddisfacente. I bambini che si sentono sicuri nella loro relazione con i genitori, che si sentono sostenuti anziché controllati, di cui ci si fida e sono pertanto degni di fiducia, a cui si offre un ambiente sufficientemente adatto al gioco, all’esplorazione e all’apprendimento (incluse molte opportunità di farsi amici e interagire con altre persone oltre la famiglia), saranno più in grado di tracciarsi un futuro soddisfacente (qui sono io che parlo e non Bettelheim). I genitori sufficientemente buoni capiscono tutto questo e abitano il presente, non il futuro. Un’infanzia felice porta, il più delle volte, a un’età adulta felice; così come un’infanzia infelice porta, molto spesso, a un’età adulta infelice.

Di Peter Gray

Tradotto da Michela Orazzini

Tratto da Psychologytoday

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