Arrampicarsi sugli alberi non riscuote più un grande successo e oggigiorno i bambini rischiano di più cadendo dal letto anziché da trespoli arborei. Se i loro interessi non si allargano rischiano forse di lasciarsi sfuggire qualcosa?
Paul McCathie, professionista dell’arrampicata sugli alberi, penzola felice a 18 metri d’altezza, avvolto dalla chioma di una vecchia quercia. Ha raggiunto il suo posto di vedetta con l’aiuto di alcune corde non convenzionali e una bardatura. In alto, staccati da terra e fra le foglie,si gode una visuale panoramica, una sensazione di calmo e rilassante distacco dalle preoccupazioni quotidiane, nonché l’eccitazione fisica dello sforzo compiuto per giungere sin lì. “Gli alberi di solito restano sullo sfondo e li diamo per scontati” ci dice. “Ma quando la gente ci si arrampica, d’improvviso diventa consapevole di tutte le loro parti. Anziché essere ‘quelle cose verdi laggiù’, si percepisce la consistenza del tronco, si vede l’estensione dei rami e tutte le cose che costituiscono l’albero.”
Infanzia stile Blyton (scrittrice inglese della prima metà del XX sec., popolarissimi i suoi romanzi per ragazzi in cui i bambini vivono avventure di ogni sorta all’insaputa degli adulti. NDT)
Il suo sport estremo è dunque la reinterpretazione di un passatempo che sta ormai cadendo in disgrazia fra i bambini.
Le cifre dei pronto soccorso inglesi rivelano che le ferite per cadute dagli alberi sono in calo fra i bambini con meno di 15 anni. Nel 1999-2000 i feriti erano stati 1.823 e, secondo le statistiche degli ospedali, nel 2006-7 il numero era sceso a 1.067. È più probabile che i bambini si facciano male cadendo dal letto – da 2.226 cadute (nel biennio 1999-2000) a 2.531 (nel biennio 2006-7).
È una tendenza che non sembra dipendere da migliori abilità nell’arrampicarsi sugli alberi, quanto dal fatto che le arrampicate sono meno frequenti. Gli adulti che partecipano ai laboratori per salire sugli alberi come quelli organizzati da Paul, ricordano le ore trascorse sui rami durante un’infanzia simile a quella descritta nei libri della Blyton, di gioco libero dall’alba al tramonto o buffe e sfacciate acrobazie per rubare le mele dagli alberi.
Per i più giovani è spesso una prima esperienza, e tendono a essere più restii nel correre rischi. Negli asili e nelle scuole, l’arrampicarsi sugli alberi viene spesso scoraggiato o regolamentato, i bambini sono indirizzati verso superfici morbide, aree di gioco designate, nei parchi o a casa, dove i numeri sugli infortuni sono leggermente in crescita.
Lo chiamavano scimmia
Polsi rotti, femori fratturati o qualsiasi altro infortunio che riguardi un bambino non è certo da festeggiare, ma non è forse più grave il rischio che i bambini dioggi scelgano di non arrampicarsi più sugli alberi?
La Royal Society per la prevenzione degli infortuni, organizzazione a scopo benefico che ha il compito di promuovere la sicurezza, afferma di non avere “nulla in contrario alle arrampicate sugli alberi” e che, come “l’infangarsi, il bagnarsi e il macchiarsi con le ortiche”, fa bene e fa parte dell’infanzia. Gli psicologi sostengono che i giovani più inclini ai videogiochi rispetto alle attività all’aria aperta rischiano di perdere quel benessere fisico e mentale che è promosso dal gioco all’aperto, immersi nella natura.
Credono che arrampicarsi sugli alberi insegni abilità utili nella vita, insieme al modo di gestire l’inatteso; lezioni che si apprendono meglio in seno alla famiglia o con gli amici. La psicologa infantile Ruth Coppard afferma: “Imparano a correre e valutare i rischi, a gestire il fallimento. Capiscono che è molto più difficile scendere anziché salire, o cosa fare se un compagno cade per terra”. Sono capacità che si traducono poi nella vita futura, nel lavoro o fuori casa.
“Imparare a pensare a lungo termine è una buona cosa. Fare tutti i passi necessari, il primo, il secondo, il terzo e il quarto passaggio, consapevoli dei benefici e delle insidie di ciascuna decisione presa.”
“Nella vita si corrono sempre dei rischi. Tutti conosciamo il pericolo che può rappresentare un estraneo, ma a 18 anni chi è che non ha mai incontrato uno sconosciuto in un bar? Forse non vi siete mai arrampicati su un albero tuttavia questo non vi impedirà di correre dei rischi e di doverli valutare.”
Perché dunque una struttura costruita con l’intento di far arrampicare i bambini, oppure una scala orizzontale al parco, non può dare gli stessi risultati? Perché i grandi spazi aperti sono inaffidabili, rappresentano una sfida al giudizio grazie alla loro imprevedibilità e alle relative conseguenze, tutto questo in modi che le strutture fatte dall’uomo non potranno mai eguagliare, sostiene Ruth Coppard.
Il signor McCathie concorda: “Una struttura per l’arrampicata è fatta per essere accessibile, mentre gli alberi crescono in modo casuale ed è necessario sforzarsi di trovare un modo per salire sul ramo successivo, sei solo tu e l’albero”.
Per molti adulti, arrampicarsi sugli alberi suscita ricordi appassionati d’infanzia.
“Aria fresca, un pizzico di pericolo, graffi e i ‘ma guarda in che stato sei!’ allegri e spensierati che proferiva mia madre” ci dice James Stay, londinese che lavora nella City. Si arrampicava perché lo facevano i fratelli.
“Ma c’entrava anche la competitività – riesci ad arrivare più in alto dell’ultima volta?”
Le cadute sono solo un “vago” ricordo, più romantico che traumatico.
Ma non tutti i giovani sono dipendenti da internet ed evitano le sfide all’aria aperta: “Mio nipote di 10 anni è molto bravo ad arrampicarsi sugli alberi e credo che lo abbiano soprannominato scimmia”, ci confida il signor Stay. “Ma è un ragazzo di campagna ed è più probabile che muoia fulminato cercando di capire come si infila la presa per la wii.”
Tradotto da Michela Orazzini
Di Claire Heald – BBC News: http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/magazine/7358717.stm