Viviamo in una società impreparata, spaventata dalla morte. Se poi la morte è quella di un bimbo che stava crescendo nel grembo della mamma, il disagio diventa grande, ci paralizza. Forse per questo, nella maggior parte dei casi, di fronte a una donna che racconta di aver perso un bimbo nell’attesa, ci si blocca, ci si limita a ripetere quelle frasi ormai logore che non possono alleviare il dolore, perché non lo riconoscono, lo banalizzano, lo minimizzano. “È la selezione naturale”. “Per fortuna eri incinta solo di tre mesi”. “Avrai altri bambini!”.
Abbiamo smarrito le parole, non sappiamo più comprendere e quindi non siamo in grado di offrire conforto. E sono tante le donne che hanno vissuto questa esperienza che raccontano con dispiacere di non essersi potute sfogare con i parenti e gli amici, perché la tendenza comune era quella di non parlare dell’accaduto, di far finta di nulla. Sia chiaro, sappiamo che le intenzioni di chi circonda la donna sono buone. Non se ne parla, perché non si è capaci di parlarne, perché accogliere il dolore è difficile, perché ci si illude che così facendo la donna non pensi alla perdita che ha subito. In realtà la donna pensa eccome al suo bambino perso. Solo che così non ha la possibilità di condividere il suo dolore e la fatica resta solo sua: un carico ancor più pesante da portare senza aiuto.
Ecco perché è tanto importante parlare di questo argomento. Vincere il tabù, superare la paura. Ed è questo che abbiamo fatto sabato 17 settembre all’Università di Padova, che ha riservato una lezione a questo argomento all’interno del corso di perfezionamento e aggiornamento per Educatore Prenatale e Neonatale organizzato dalla facoltà di Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze dell’Educazione. Per il quinto anno consecutivo ho avuto la possibilità di portare con me alcune testimonianze raccolte nel libro Quando l’attesa si interrompe, per riflettere insieme su questa esperienza, per capire quale sostegno è possibile offrire a una donna che sta piangendo il suo bambino. Ancora una volta ho avuto l’opportunità di vivere un momento di condivisione e confronto toccante, coinvolgente, arricchente. Uno di quei momenti che ti regalano tanto su cui riflettere.
Con la speranza che sempre più mamme che si trovano ad affrontare questa prova difficilissima, possano vedere accolto e compreso il loro dolore. E con la consapevolezza che i bimbi persi non sono persi per le loro mamme. Le mamme li custodiscono al sicuro, nel loro cuore, per sempre.
Giorgia Cozza