Il canto rivolto al bambino è un atto spontaneo, naturale e universale, ma c’è chi lo sente immediatamente come un proprio strumento di comunicazione e chi ha bisogno di un po’ di tempo per appropriarsene. C’è anche chi, pur amando la musica, non riuscirà mai a cantare per qualcuno, forse perché nessuno ha mai cantato per lui.
Che cosa accade quando cantiamo per qualcuno e con qualcuno? Perché in tutto il mondo e in tutte le epoche si canta per i propri figli? Perché è più facile per il bambino addormentarsi al canto di una ninna nanna? E, ancora, perché quando cantiamo e guardiamo negli occhi il nostro bambino, lui ci guarda rapito, immobile e sembra che il tempo smetta di scorrere nel solito modo?
NEI PRIMI GIORNI DI VITA: LA VOCE
Quando nasce un bambino ci rendiamo subito conto che questo essere delicato e attento è fin da subito capace di comunicare e di ascoltare. Quando una mamma avvicina il bambino al suo seno e lo chiama, lui sente la sua voce, la riconosce, la ricorda ed ecco che avviene l’incontro. Questo incontro iniziale, meraviglioso e indimenticabile, è fatto di pelle, di caldo, di luci ma soprattutto di voce.
Appena dopo la nascita, mamma e bambino hanno bisogno l’uno dell’altro, hanno bisogno di riconoscersi anche in vesti nuove e la voce materna diventa un ponte fra il prima e il dopo, fra il dentro e il fuori. Prima era voce e tocco insieme, ritmi del cuore che si incrociano e temporalità che si sovrappongono; dopo è la rassicurazione, la consolazione, la carezza più leggera che si possa fare.
Non ci meravigliamo allora che sia fin dai primi istanti di vita così sensibile ai suoni e alle voci: sappiamo bene che sa riconoscere da subito la voce della mamma che ha ascoltato, mista agli altri suoni del suo corpo, nei mesi di gestazione. La sa distinguere da mille altre e fissa su di lei lo sguardo. In questo lungo periodo che precede la nascita altri suoni nutrono il bambino che sta crescendo: le altre voci familiari, i suoni esterni della vita di ogni giorno.
MUSICA E MUSICALITÅ
Il bambino è un essere musicale e per questo il canale privilegiato per “parlare” con lui sono i suoni. Quanto si diverte a giocare con la sua voce, prima di addormentarsi o quando lo cambiate, mentre si tocca i piedi e quanto è attirato dai suoni che gli stanno intorno?
Tutti i suoni che il bambino produce, con la voce o con gli oggetti che lo circondano, il suo modo di muoversi, il suo tempo interiore e unico, i suoi gesti, le sue preferenze musicali, ciò che del mondo sonoro lo attrae, fanno parte della sua musicalità, del suo modo, fatto di voci, parole e ritmi, di stare al mondo. Qual è la musicalità del vostro bambino? Alcuni hanno un modo di stare al mondo leggero e sfumato, producono suoni sottili, cercano i dettagli, amano stare in equilibrio sul filo. Altri bambini hanno un tempo impetuoso e vitale, pieno di slanci, in cui le pause sono una semplice preparazione all’atto successivo. Questa è la loro musicalità.
Anche noi adulti abbiamo una musicalità nostra, che a volte facciamo fatica a esprimere, solo perché pensiamo che la musica sia per chi la fa di professione. Alcuni di noi la fanno per diletto, altri la ascoltano e basta. Alcuni cantano, ma solo in solitudine, altri provano un sentimento di nudità e forse di vergogna nel cantare.
Una cosa è certa: se noi genitori scopriamo su noi stessi il piacere di cantare, la bellezza di usare il nostro corpo come primo strumento musicale che da sempre ci appartiene; se arriviamo a godere dell’incanto di produrre, insieme ad altri, suoni che si incrociano, che con delicatezza si posano una sull’altro, che si confondono e che, a vicenda, si rivitalizzano, allora non riusciremo a trattenerci dal cantare per e con i nostri bambini.
NUTRIRE CON I SUONI E CON LA MUSICA:
Canti e giochi musicali anche per prevenire e superare i momenti di crisi
Abbiamo tutti bisogno di nutrirci di musica, grandi e piccoli. Abbiamo bisogno del nostro rituale della buona notte – canto, racconto o filastrocca che sia – o di metterci in ascolto delle nostre emozioni, amplificate o addolcite da una musica che ci parla al cuore. Quante volte la musica ci è stata di consolazione, ci ha fatto sentire parte di un tutto più grande e ha fatto sollevare lo sguardo dalle piccole preoccupazioni quotidiane per andare oltre?
Accade anche ai bambini: basta cogliere la profondità del loro silenzio quando sono invasi dalla bellezza di una voce che canta o del suono di uno strumento musicale. Sono silenzi che forse durano solo qualche secondo, ma che impediscono al bambino di muoversi. Se un canto ha questa forza, questo potere, possiamo provare ad usarlo quando si presentano momenti difficili, durante il pasto, prima della nanna, per consolare e ritrovare insieme al bambino la calma.
DA SEMPRE E OVUNQUE SI CANTA
Genitori e bambini di tutto il mondo, in tutte le epoche hanno da sempre cantato, senza dover seguire un percorso di formazione al “canto per bambini”… Il canto, accompagnato dal contatto fisico, dal dondolamento è stato, fin dai tempi antichi, uno strumento con cui madri e padri si sono presi cura dei propri figli. Anche altri mammiferi utilizzano voci e canti nella cura dei propri cuccioli e, per educarli, usano suoni specifici che non utilizzano in altri contesti.
Il bambino sente subito la differenza fra un canto distratto, non diretto a lui, e uno a lui rivolto: non sono il canto e la parola o la musica a essere in sé comunicativi, ma lo diventano se rivolti al bambino.
Come non comprendere, allora, che musica e melodie hanno un profondo significato per i nostri bambini, quando sono cantati, giocati, scherzati e vissuti insieme? E’ molto diverso dal proporre loro musica registrata e altro ancora è l’ascolto distratto di musica scelta e proposta dai media. L’invito per tutti è dunque di riappropriarsi del canto come di uno strumento prezioso, che all’occorrenza può consolare e far addormentare, che può divertire e dare vita a corse, girotondi e fughe; che può essere un pretesto per una coccola sul tappeto o per far finta di essere un aereo e volare.
E allora…Canta ancora, cantami ancora!
Dott.ssa Manuela Filippa, ricercatrice in psicologia e pedagogia musicale, si occupa di studi e progetti sperimentali sull’origine dell’esperienza musicale. Tiene regolarmente corsi di formazione musicale per insegnanti, educatori, genitori e bambini.
Andrea Botteon
Belle l’articolo sul canto…..ma se io sono stonato da far paura,è meglio che non canti davanti alle mie piccole (purtroppo) .
Anita Molino
Caro papà, non c’è da preoccuparsi, il libro che abbiamo appena pubblicato sul canto, “cantami ancora”,della stessa autrice dell’articolo, ha un meraviglioso CD in allegato che può aiutare in queste sitauazioni 🙂 buona giornata! Bambino naturale.