Uno dei libri più popolari sull’accudimento dei neonati (che preferisco non nominare) è molto determinato nell’affermare che, mentre un allattamento frequente può essere accettabile, di tanto in tanto, durante gli scatti di crescita, la mucca sacra degli intervalli fra le poppate è di estrema importanza. A tre mesi il neonato può stare 3 ore senza attaccarsi, ma se l’intervallo non aumenta a 4 mesi allora apriti cielo! Sempre la stessa autrice crede che una donna possa misurare la quantità di latte facendo un test di produzione con un tiralatte ed estraendo una quantità che dovrebbe essere l’equivalente del latte preso dal bambino durante la poppata, utilizzando un procedimento del tutto diverso. Le cose che questa donna non sa sull’allattamento potrebbero riempire un’enciclopedia!
Ciò che trovo estremamente pericoloso nel suo messaggio che intervalli più lunghi siano “corretti” e “preferibili”, è che questo significa che le neomamme dubiteranno della propria produzione di latte in modo del tutto ingiustificato. E so, per aver trascorso molto tempo sui forum dell’autrice, che molte mamme finiscono per dare l’aggiunta nel tentativo di raggiungere questo numero magico di minuti.
Perché?
A causa delle informazioni sbagliate contenute in un libro, i neonati rischiano di non essere più allattati in modo esclusivo e i genitori di non seguire più le raccomandazioni del ministero della salute.
Ci sono genitori che scelgono di usare la formula per una serie complessa di ragioni, alcuni ne saranno soddisfatti, altri si sentiranno disperati, ma farlo solo perché si è letta una bugia in un libro mi sembra davvero tragico.
Le nostre conoscenze sull’allattamento si sono trasformate negli ultimi 20 anni; molti studi pionieristici sono stati condotti in Australia da scienziati come il Professor Peter Hartmann e i dottori Donna Geddes, Steven Daly e i loro gruppi di ricerca.
Si riteneva che la maggior parte delle donne avessero un numero simile di dotti lattiferi, ma ricerche con gli ultrasuoni hanno rivelato che ne esistono meno di quanti si pensasse e le diversità fra una donna e l’altra possono essere notevoli. Nella ricerca una donna aveva 4 dotti sul capezzolo e un’altra 18.
Ma ci interessano soprattutto le scoperte sulla capacità di stoccaggio del latte. Quando un bambino si attacca al seno, una parte del latte è prodotta durante la poppata e un’altra è quella che era stata immagazzinata nel seno fra una poppata e l’altra.
Gli ultrasuoni hanno rivelato che la capacità di immagazzinamento non dipende dalle dimensioni del seno; il volume mammario non è infatti dovuto solo al tessuto ghiandolare. La capacità di stoccaggio, inoltre, varia moltissimo.
Una madre era in grado di immagazzinare 7,6 centilitri di latte per seno e un’altra più di mezzo litro; e non sono errori di battitura!
Donne con una minore capacità di immagazzinamento avevano comunque una normale produzione di latte nell’arco delle 24 ore, e i loro bambini crescevano bene; tuttavia, è possibile che avessero bisogno di poppate più frequenti per accedere alla giusta quantità di latte.
Si tratta forse di donne con un problema di produzione di latte?
Assolutamente no!
Magari i loro bambini continuano ad attaccarsi ogni due ore o anche più spesso per diversi mesi durante il giorno, a fare poppate a grappolo in certi momenti della giornata, e forse a svegliarsi affamati durante la notte per un paio di volte. I figli delle amiche, nel frattempo, si stabilizzano su intervalli meno frequenti nell’arco delle 24 ore ma non è affatto detto che, in complesso, ricevano più latte.
Più il seno è pieno, più la produzione rallenta; più il seno è vuoto, più è rapida la produzione di latte. Quando i bambini si attaccano con maggior frequenza a seni più vuoti, ricevono latte con alta percentuale di grassi, per questo le poppate frequenti sono molto importanti. Inoltre, poiché il latte umano ha un contenuto di grassi che si aggira attorno al 3-5%, rispetto ad altri mammiferi che arrivano al 40% o più di materia grassa, risulta piuttosto evidente che siamo una specie ad alto bisogno di poppate frequenti.
Ma immaginiamo per un istante che una mamma con poco latte di scorta abbia letto il famigerato libro: potrebbe angosciarsi per il fatto che suo figlio voglia ancora essere allattato ogni due ore, magari proverà ad allungare gli intervalli fra le poppate nell’errata convinzione che questo aumenterà la sua produzione di latte. Così facendo, il seno trascorrerà più tempo stando al massimo della sua capacità di immagazzinamento e la produzione di latte rallenterà inviando il segnale che c’è bisogno di meno latte.
Nel suo tentativo di allungare il tempo fra una poppata e l’altra, così come suggeritole dalla lettura, corre il serio rischio di diminuire la sua produzione complessiva nell’arco delle 24 ore, e di danneggiare di fatto l’allattamento.
Tradotto da Michela Orazzini, curatrice della rubrica Tradotti per voi
Di Emma Pickett IBCLC, tratto da EmmaPickettBreasfeedingSupport.com
FINE PARTE 2 (DI 3)
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