Nella maggior parte dei casi che ho incontrato, se in famiglia c’erano due o tre figli, generalmente non tutti avevano questa caratteristica. Anzi, la variabilità individuale è un fattore molto importante per il funzionamento della famiglia quanto della società. Quindi ai genitori spesso capitava di confrontare il figlio più sensibile con il comportamento più “spensierato, leggero, semplice da gestire” del fratello o della sorella.
Spesso il figlio ipersensibile sembra distinguersi in famiglia soprattutto perché richiede un maggiore bisogno di contatto e ha una maggiore necessità di gestire i limiti. Ha frequenti momenti di chiusura/ritiro, è spesso grandemente riflessivo, ed esprime le proprie emozioni in modo particolare; è più suscettibile rispetto a scherzi, prese in giro, ingiustizie, disparità tra fratelli.
In modo particolare sembra influire, nel rapporto tra fratelli, la difficoltà di gestire limiti e confini: un bambino ipersensibile può avere difficoltà a percepire e rispettare i propri limiti da solo, per questo ha bisogno che siate voi a tenerne conto e rispettarli, facendoli anche rispettare dagli altri fratelli o sorelle, per insegnarlo a lui. Questo potrà risultare particolarmente importante per la vostra serenità familiare, perché quando un ipersensibile si spinge oltre i propri limiti, si trasforma radicalmente. Da un momento all’altro bambini dolci, comprensivi e quieti si trasformano in bruschi, arrabbiati, provocatori e oppositivi, e arrivati a tale punto può essere più faticoso gestirli, anche perché arrivano a mettere alla prova i nostri limiti come genitori.
Nel rapporto tra fratelli e sorelle i conflitti di “confine” sono pane quotidiano: “cosa è mio cosa dell’altro, quali sono i miei diritti e quali i suoi”, quali regole definiscono ciò che è giusto o sbagliato nei reciproci confronti. Il concetto di confine si costruisce nell’infanzia già a partire dagli spazi e dagli oggetti, per cui ciò che ritengo di mia proprietà entra a far parte del mio senso di territorio personale. Nella difficile gestione del rapporto tra fratelli, per cui le liti sono normalmente all’ordine del giorno, è importante considerare la lettura del problema rispetto al tema dei confini: ogni discussione e lotta tra fratelli o sorelle è riconducibile ad una lotta per definire i propri confini, perché ciascuno sente il legittimo bisogno di avere il proprio spazio, le proprie cose, le proprie amicizie, le proprie attenzioni. Nella gestione di questi conflitti nella mia esperienza la strategia migliore è sempre la chiarezza delle regole condivise e il compromesso, ci saranno giochi/oggetti/spazi che saranno da condividere, per imparare anche lo scambio con l’altro, ma che sarà meglio siano ben definite e chiare a priori, ad esempio nella suddivisione del tempo concesso a uno e all’altro dei fratelli o sorelle. La cosa importante ritengo sia non dare mai per scontato che tutte le cose di uno possano essere a disposizione libera anche dell’altro, dando delle regole precise riguardo il rispettare le cose dell’altro, chiedendo ad esempio sempre il permesso e rispettando le sue condizioni. E solo nel momento in cui legittimiamo il suo spazio, i suoi giochi, le sue cose e insegniamo a fratelli e sorelle a rispettarli, allora gli verrà molto più facile prestare volentieri le proprie cose, perché sentirà di essere rispettato e di potersi fidare.
La differenza tra Egoismo e Amor proprio è troppo frequentemente frutto di una pericolosa confusione: l’egoismo consiste nella totale assenza di considerazione dell’altro e dei suoi bisogni, quando addirittura nella pretesa che l’altro dia ciò di cui si ha bisogno. Io credo che se avete due o più figli vi sarà capitato di notarlo ogni tanto, che spesso quando un bambino risponde di “no” ad una richiesta del fratello o della sorella o di un altro bambino viene ingiustamente accusato di essere egoista a priori. Non si fa tanto caso all’eventuale egoismo della richiesta (“lo voglio io anche se lo stai usando tu quindi dammelo”), quanto alla “indisponente” risposta negativa. L’amor proprio consiste nel poter dire a volte anche no difendendo il proprio spazio e il proprio diritto. Per un ipersensibile è importante intanto imparare a dire questo no, e avere fiducia che la propria famiglia lo comprenda. Così da adulto saprà di poter dire il suo no quando capiterà che altri lo invadano, pongano le loro esigenze davanti alle sue, o gli pongano richieste eccessive.
Dott.ssa Elena Lupo, Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo Biosistemico, esercita l’attività clinica a Bologna. Dal 2016 è la prima esperta italiana di Ipersensibilità nella lista internazionale di HSP Comfort Zone come: “Licensed Therapist HSP-knowledgeable”