Il desiderio e l‘impulso del bambino, fin dai primissimi mesi, di esplorare, di fare scoperte sulle cose, di sperimentare modi diversi di osservare e manipolare gli oggetti, sono già di per sé degli esercizi creativi. Quando crescono creano attraverso il gioco nuove realtà. E anche questo è un atto creativo.
È chiaro che non è necessario insegnare ai bambini ad essere creativi perché questo modo di essere risulta un requisito intrinseco e fondamentale alla loro sopravvivenza.
Ma che cosa accade allora lungo la strada che porta all’età adulta?
Come mai spesso questo modo di essere – permeato dal desiderio di esplorare, seguire nuovi percorsi, realizzare sogni e desideri – si riduce nel tempo, se non addirittura si perde?
Gli adulti di riferimento (genitori/insegnanti) e l’ambiente in cui cresce il bambino hanno un ruolo fondamentale in questo processo legato alla creatività: possono incoraggiarla o sopprimerla sia nell’ambiente domestico che in ambito scolastico.
Vediamo come:
Secondo alcuni autorevoli studi in materia, i killer della creatività potrebbero essere identificati in:
- Sorveglianza eccessiva dei bambini mentre giocano, disegnano, scrivono etc… Il sentirsi sorvegliati bloccherebbe l’impulso creativo.
- Infondere un’eccessiva preoccupazione rispetto al giudizio altrui. Per cui portare i bambini a privilegiare la propria soddisfazione e non concentrarsi sulla valutazione degli altri.
- Uso eccessivo di premi e ricompense depriva il bambino del piacere dell’atto creativo.
- Far vivere al bambino situazioni competitive, dove si vince o si perde. Ognuno dovrebbe essere incoraggiato a seguire il proprio ritmo.
- L’eccessivo controllo sotto forma di istruzioni precise per ogni cosa (come fare i compiti, come giocare, come aiutare in casa) porta i bambini a credere che l’originalità sia un errore.
- Limitare le scelte, invece che spronare i bambini ad esplorare liberamente ciò che davvero interessa loro.
- Fare pressione attraverso aspettative troppo alte di prestazione, possono istillare avversione per la materia o il settore su cui ricadono.
Ma uno dei più spietati killer della creatività è purtroppo qualcosa di estremamente radicato nella nostra cultura: è la mancanza di tempo!
Goleman, docente di psicologia ad Harvard, definisce “Flusso” quello stato creativo per eccellenza, nel quale si è totalmente assorbiti da ciò che facciamo, ricavandone un estremo piacere. Sia esso legato al dipingere, modellare la creta o cucinare. Nel Flusso il tempo non conta. C’è solo un presente dilatato all’infinito. I bambini provano spesso questa condizione mentre giocano. Noi adulti invece siamo fortemente condizionati dal tempo che scorre e dall’ansia delle incombenze che ci aspettano.
Uno degli ingredienti principali per favorire la creatività è il poter disporre di un tempo illimitato per seguire le proprie inclinazioni naturali: interrompere bruscamente lo stato di concentrazione profonda, programmare eccessivamente le loro giornate con attività organizzate ed impegni pressanti blocca sicuramente il flusso creativo!
La cultura della fretta implica che i bambini non abbiano modo di esplorare le loro passioni nel momento stesso in cui le vivono e sentono l’impulso di esternarle.
Mantenere libere le attività del bambino, permette di ripetere più volte la stessa cosa in modi diversi, perfezionando la propria abilità e di conseguenza la fiducia in se stessi. È la ripetizione, intesa come esercitazione che non presta attenzione al risultato, ciò che permette di ottenere la padronanza di certe abilità.
Ne sono un esempio le ore passate da certi ragazzini a disegnare personaggi dappertutto, perfino sui banchi! Attività scoraggiata dagli insegnanti e definita una colossale perdita di tempo. A Washington è stato organizzato un corso specifico di illustrazione per tutti quei bambini che hanno riempito quaderni e diari di schizzi, scoraggiati dagli adulti. Ne è emerso che i ragazzi in questione avevano sviluppato abilità, altrimenti impossibili, nel disegno e il corso non faceva altro che fornire un ambiente in cui la loro arte era apprezzata ed incoraggiata.
Incoraggiare non significa riempire di lodi il bambino, spesso a sproposito. Si perderebbe di credibilità, ma fare osservazioni costruttive, mai critiche, spronandoli a proseguire. Se vedete che il bambino è orgoglioso del proprio lavoro, stimolate quell’orgoglio, se invece vedete che non è soddisfatto, non migliorerete la situazione lodandolo, bensì incoraggiandolo ad esprimere ciò di cui non è soddisfatto.
Infine la creatività fiorisce solo quando le cose sono fatte con piacere!
Recentemente ho letto una storia molto carina: una coppia di genitori non sapeva suonare il pianoforte, ma avrebbe tanto voluto farlo e quando ebbero una figlia, nacque in loro il desiderio di dare alla propria figlia la possibilità di seguire lezioni di pianoforte. Temettero però di distruggere il suo amore per la musica, obbligandola, così decisero di affittare un pianoforte (per non avere la pressione di averlo pagato molto). Andarono a sceglierlo con la bambina e lo misero in un angolo della casa. La bambina appena poteva aveva sempre le mani sulla tastiera come se lo strumento fosse un enorme giocattolo. I genitori non le permisero di toccarlo a tutte le ore del giorno, per via del rumore che produceva e lei non aspettava altro che il momento della giornata in cui le era permesso mettere le sue manine sui tasti. Ad un certo punto la bambina si rese conto che produceva solo rumore e non musica e così chiese ai genitori di insegnarle a suonare il pianoforte, ma loro risposero che non erano in grado e la figliola sperimentò la frustrazione. Quel tipo di frustrazione che ti fa desiderare…La bambina chiese sempre più intensamente di poter imparare a suonare il pianoforte e allora, solo allora, le proposero un insegnante di musica. E le piacque moltissimo!
Cosa concludere? Che un ambiente familiare e scolastico in cui viene data la possibilità al bambino di sperimentare liberamente, con i propri tempi, le abilità che lo interessano, fornendogli gli strumenti per la sperimentazione non può che produrre bambini sempre in contatto con la propria parte creativa e che diverranno adulti pronti a migliorare le cose, che troveranno soluzioni diverse ai soliti problemi, che lasceranno guidare ed illuminare la propria vita dalle loro idee.
di Claudia Ferraroli, Pedagogista clinica, autrice di libri per bambini e curatrice del blog claudiaferraroli.it
Per approfondire questo argomento, vi proponiamo le seguenti letture:
- Giochi con me? di Claudia Porta
- Giocare tra gli alberi di Alexandra Schwarzer
- Infanzia a piedi nudi di Angela Hanscom (presto nella collana del Bambino Naturale)