D. Elena, ci puoi raccontare come è nata l’idea di Compagni di viaggio?
R. È nata molti anni fa… Sentivo che era necessario, per me che sono un medico, affrontare anche il tema della salute, oltre a quello del maternage e dell’educazione. Perché i genitori hanno bisogno di sapere come orientarsi in questo ambito così complesso e spesso molto confuso, per poter fare scelte consapevoli quando qualcosa non va per il verso giusto e i bambini si ammalano.
Ci ha pensato la Vita a offrirmi il materiale per questo volume: sedici anni di sofferenza, di malessere emotivo, e di ricerca estenuante per trovare gli strumenti per uscirne fuori… Posso dire che è stato il mio libro più impegnativo, la mia Opera Magna, non tanto come stesura (più di 400 pagine!) ma per l’enorme lavoro di trasformazione interiore che nasconde dietro le quinte, che ho dovuto fare su di me per poter trasmutare il trauma in dono per altri. Spero di essere riuscita nell’intento: vorrei che chi lo legge trovasse per così dire la strada già un po’ spianata e quindi il cammino più facile di quanto è stato per me… Scrivere questo libro mi ha aiutato a guarire e mi auguro che possa fare altrettanto per chi lo leggerà.
D. È per questo quindi che “Compagni di viaggio” è così importante per te… Che cosa puoi dire di avere imparato scrivendolo?
R. Si, certo, è particolarmente importante per me perché è il frutto di una sorta di percorso iniziatico molto faticoso ma che mi ha insegnato tantissimo…
Innanzitutto ho imparato che nella Vita siamo tutti compagni di viaggio. Chi è partito prima avrà solo un po’ di esperienza in più che potrà condividere con chi incontra per strada: è quello che succede ai genitori con i loro bambini. Ma anche questi ultimi in certi momenti si rivelano essere ottime guide che varrebbe la pena ascoltare.
L’altra cosa che ho scoperto lungo il cammino è che noi siamo ammalati di ricordi… Pensiamo che le cause di tutte le malattie siano insidiosi virus e batteri, cibi indigesti o fastidiosi allergeni ma in realtà i motivi sono ben altri! Sono i traumi non risolti (in primis quelli prenatali e di nascita) le problematiche emotive e spirituali non elaborate che si traducono in sintomi: il linguaggio del corpo esprime ciò che non può essere detto in altro modo, specialmente nei più piccoli.
Spesso sono le problematiche dei genitori non elaborate a ricadere sui bambini come un pesante fardello che questi si prendono inconsciamente sulle spalle per aiutare mamma e papà (perché i bambini farebbero qualsiasi cosa pur di soccorrere i genitori in difficoltà). E allora a loro – gli adulti – tocca lavorare per rendere più lieve il carico ai propri figli, ricordandosi che questi per star bene hanno bisogno più di ogni altra cosa di avere dei genitori felici.
Ho imparato poi che tutto ciò che ci capita ha un senso che va solo scoperto, che tutto ciò che incontriamo nella nostra vita – eventi e persone – non sono lì per caso ma solo per mostrarci aspetti di noi che non vogliamo guardare, che non ci permettiamo di vivere e che richiedono invece di essere integrati perché noi possiamo diventare quegli esseri speciali che siamo destinati ad essere.
Il resto lascio che lo scopriate voi leggendo…
D. Che cosa hai voluto offrire ai tuoi lettori con questo libro? E, dovendolo riassumere, qual è il suo messaggio principale?
R. Ho voluto offrire ai miei lettori degli strumenti pratici, concreti, per potersi mettere in cammino alla scoperta di sé: perché per affrontare un viaggio è indispensabile avere delle mappe, una bussola e uno zaino pieno di risorse…
Se dovessi sintetizzare il messaggio che ho voluto trasmettere con “Compagni di viaggio” userei le parole di Gandhi: “Diventa tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Il mondo oggi ha bisogno di testimoni, di persone che portino un messaggio incarnato, cioè vissuto sulla propria pelle e che dimostrino con la loro vita che tutto è possibile e può essere trasformato, che noi stessi siamo i creatori della nostra realtà.
D. C’è qualcos’altro che ci vuoi dire sul tuo nuovo libro ?
R. Sì, che per me è anche un omaggio a tutti i compagni di viaggio (compresi quelli che fisicamente non sono più qui con me) che mi hanno accompagnato per un pezzo di strada e a cui va tutta la mia più profonda gratitudine. Ora so che non siamo mai soli ma siamo sempre tutti collegati…