Retorica pro-vaccini e qualche obiezione, leggi QUI la I parte dell’intervista!
- Il libro è frutto di estrema accuratezza, ricco di riferimenti bibliografici; offre una nuova sconvolgente prospettiva storica in merito a ciò che voi autori avete definito come il “mito” dei vaccini. Per molti di noi rischia di essere davvero difficile credere che la vera storia dei vaccini sia tanto diversa da quella che alle persone comuni è stata raccontata per decenni, così come da quella in cui perlopiù credono gli stessi esponenti più in vista della medicina.
Suzanne H. – Sì, siamo rimasti entrambi molto sorpresi dal fatto che la nostra stessa educazione e formazione accademica si fondasse su una vera e propria mitologia, e non avesse nulla a che fare con i fatti e con lo sviluppo della scienza, che mostrano invece a iosa come i vaccini non facciano quello per cui vengono tanto pubblicizzati.
Roman B. – All’inizio credevo senz’altro nei vaccini. Non saprei dire da dove venisse quella fiducia, ma ci credevo al 100%. Tuttavia si trattava di un assunto, di qualcosa su cui non avevo mai condotto ricerca alcuna. Quello che poi le mie ricerche hanno indicato e i grafici mostrato con chiarezza è che non furono i vaccini a determinare il declino delle malattie infettive e mortali del passato. Non si tratta di un’opinione, ma di fatti assodati. Ho dovuto accettare il fatto che le mie convinzioni sarebbero dovute cambiare per sposarsi con quei dati incontrovertibili. Comunque sia, mi rendo conto che non si tratti di qualcosa che chiunque possa voler considerare, e tantomeno accettare. Ritengo che siano in gioco convinzioni così profonde che metterle in discussione rappresenti una seria sfida di natura psicologica che non tutti sono disposti ad accettare.
- In Italia è stata approvata di recente una nuova legge e i nostri bambini e neonati sono obbligati alla somministrazione di ben 10 vaccini. Il vostro libro rivela come le battaglie per la libertà personale e di scelta non siano affatto una novità nella storia dei vaccini. Nei secoli passati ci sono state lotte straordinarie per difendere l’integrità e la salute delle persone, soprattutto quando la minaccia riguardava i bambini.
Suzanne H. – Sì, la storia di Leicester in Inghilterra riflette molto la situazione odierna dell’Italia. La differenza è che la retorica pro-vaccini è oggi molto più rafforzata da interessi economici e raggiri di quanto non avvenisse nel 1800. Inoltre, nel diciannovesimo secolo i politici erano sensibili al fatto che le leggi si applicassero anche ai loro stessi figli, e questo ebbe molta importanza. Leicester è stata la storia di un successo a favore della verità e della salute. Speriamo che anche l’Italia avrà un giorno una storia simile da raccontare.
Roman B. – Una battaglia cruciale per la libertà di scelta avvenne in Inghilterra nella città di Leicester, alla fine del diciannovesimo secolo. La popolazione di quella città aveva assistito al fallimento e ai gravi danni causati dal vaccino antivaiolo (l’unico del tempo). Si batté contro quella che considerava una legge ingiusta sulla vaccinazione obbligatoria e alla fine conquistò il diritto a non farsi vaccinare. Dopo questa conquista i tassi di vaccinazione scesero a livelli bassissimi e il comune preferì affidarsi all’isolamento e all’igiene anziché al vaccino (più tardi, questo sistema venne denominato Metodo Leicester). Nonostante i medici del tempo proclamassero l’incoscienza della popolazione di Leicester e prevedessero che avrebbe sofferto moltissimo per la spaventosa decisione che aveva preso, nessun disastro del genere si abbatté sulla città. In realtà, Leicester se la cavò molto meglio di tutte le altre città circostanti che avevano optato per la vaccinazione e tenne a bada con successo il vaiolo nei 60 anni che seguirono.
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Intervista a Suzanne Humphries e Roman Bystrianyk autori di Malattie, vaccini e la storia dimenticata, tradotta da Michela Orazzini.