Il web è pieno di foto di bimbi. Scorrendo le pagine dei social network come facebook e instagram, troviamo centinaia di piccoli sorrisi. Immagini tenere, simpatiche, dolci che possono rallegrare la giornata di parenti e amici ma che, sottolineano gli esperti, non sono esenti da rischi.
Quali sono i reali pericoli della consuetudine di condividere le immagini dei nostri bambini? È davvero così rischioso?
Ne parliamo con Camilla Signorini, mamma e avvocatessa che da anni sottolinea la necessità di usare cautela quando si tratti di postare fotografie di minori.
- Avvocatessa Signorini, lei ha più volte espresso la sua posizione decisamente contraria alla condivisione delle immagini dei bambini nel web. Ultimo episodio in termine di tempo, il Tribunale di Mantova che ha vietato la pubblicazione online di foto di minori.
L’abitudine di condividere sulla rete immagini dei figli minori è molto comune soprattutto tra quelle che io definisco “social mamme”. Ho infatti difeso diversi padri che lamentavano una pubblicazione assidua ed eccessiva dei propri bimbi sui social network, pubblicazioni effettuate ad opera delle madri nonostante il dissenso espresso dell’altro genitore. Lo scorso inverno, un padre si è rivolto al Tribunale di Mantova con la mia assistenza chiedendo provvedimenti urgenti che vietassero alla madre di pubblicare sul web le foto dei figli e, al contempo, la obbligassero alla rimozione di quelle già postate. I provvedimenti sono stati concessi immediatamente dai Magistrati Mantovani nelle forme di decreti urgenti ed “inaudita altera parte”, cioè senza che la madre pubblicatrice venisse sentita per difendersi sul punto, tanto è considerata pregiudizievole al minore qualsiasi pubblicazione in rete che lo ritragga.
- Quali sono i reali rischi che si corrono pubblicando le foto dei nostri bambini?
Come si legge nelle decisioni del Tribunale, chi posta foto di bambini minorenni sui social viola diverse norme giuridiche nazionali ed internazionali che tutelano il minore come individuo portatore di interessi superiori che i genitori per primi sono chiamati a tutelare. Il minore, esattamente come gli adulti, è titolare del diritto all’immagine per la diffusione della quale non può esprimere un valido consenso data la sua immaturità. Il genitore che invece se ne appropria, divulgandola, commette una illecita interferenza nella vita privata del figlio poiché ne viola la riservatezza, essendo l’immagine per legge un dato sensibile. L’adulto che pubblica il minore viola così l’articolo 10 codice civile, la normativa sulla privacy, la normativa europea e la convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia. Se è vero che i genitori esercitano la potestà genitoriale non è vero, come è purtroppo credenza diffusa, che essi possano “fare dei figli ciò che vogliono”. Ricordo infatti che il Tribunale dei minori qualora ravvisi una ipotesi di pregiudizio a danno di un bambino può agire anche d’ufficio per tutelarlo e limitare così la potestà genitoriale.
Dal punto di vista dei pericoli della rete ricorderò soltanto che mentre solo un decennio fa il pedofilo per procacciarsi materiale doveva essere un delinquente piuttosto esperto e doveva essere molto addentro la realtà dei pedofili, oggi “vince facile” poiché gli basta avere un profilo Facebook o Instagram: egli sa bene che sono i genitori stessi ad essere inconsapevoli e quotidiani “pusher” di tantissimo materiale da archiviare facilmente. La Polizia Postale da anni invita i genitori a non postare in rete foto dei figli attraverso la campagna #pensaprimadipostare. Ma purtroppo il desiderio di mostrare quanto siano meravigliosi i propri piccoli vince su tutto, fa dimenticare i rischi. Ricordo a questo proposito un altro “slogan” della campagna della Polizia Postale: “Se tuo figlio è la cosa più bella che hai non metterlo in rete”.
- Per chi usa i social e desidera condividere le immagini di famiglia con parenti e amici, impostare i filtri della privacy è sufficiente per tutelare i bambini?
Purtroppo no. Chi usa i social non deve utilizzarli per condividere immagini di bambini, poiché così facendo dà inizio ad una condivisione incontrollata ed incontrollabile con tutti i rischi e le violazioni appena esposte.
Le cronache di ogni giorno, e gli ultimi fatti di violazione della privacy di cui proprio Facebook si è reso responsabile, sono la ulteriore dimostrazione che chiunque, con banali conoscenze informatiche, può violare i profili social.
Ricordo inoltre che all’apertura dei profili facebook l’utente acconsente a che il social network possa riutilizzare o addirittura cedere a terzi i contenuti ivi pubblicati. Se vi ritroverete la foto di vostro figlio che avete pubblicato sui social sulla pubblicità dei pannolini non avrete praticamente tutela.
Le foto profilo di whatsapp sono ancora più esposte a condivisioni incontrollate.
- Se la mamma ha un blog e posta le foto dei bambini solo a corredo dei suoi post, i rischi sono minori?
No. Sono identici.
- E cosa ne pensa dell’accesso ai social da parte di ragazzini che frequentano le scuole medie? Soprattutto su instagram non è raro incontrare ragazzini di questa età che inizino a postare foto e a interagire con altri iscritti.
Purtroppo anche in questo caso la colpa è dei genitori che dovrebbero regalare il primo cellulare a 18 anni poiché si tratta di uno strumento che spesso nemmeno un adulto sa utilizzare senza farsi male…
Il bullismo e soprattutto il cyber bullismo è cronaca dura degli ultimi anni. Esiste il cyber bullismo perché esistono i “social genitori” e i minorenni in rete.
- Quando ormai i ragazzi hanno fatto il loro ingresso nel mondo virtuale, cosa possono fare i genitori per aiutarli a muoversi nel web in sicurezza?
Invito i genitori a recarsi agli incontri informativi della Polizia Postale per scoraggiare un uso scorretto dei social da parte dei minorenni quando si profila inevitabile.
di Giorgia Cozza