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Il papà: perché coinvolgerlo nell’accudimento del bambino fin dalla nascita?

La risposta potrebbe essere semplicissima, e cioè “il papà ha bisogno del bambino e il bambino ha bisogno (anche) del papà”. In realtà i motivi che sollecitano un coinvolgimento attivo del padre fin dalla nascita del bambino sono numerosi e profondi. Il padre può essere biologico, adottivo o sociale, ma è sostanzialmente colui che costruisce una relazione significativa con il bambino, attraverso l’interazione e l’accudimento. Oltre alla mamma, con la quale fin dal concepimento si realizza un legame profondo e permanente, il bambino ha bisogno di sperimentare altre forme di relazione, meno simbiotiche ma altrettanto significative, per imparare a rapportarsi con il mondo esterno e la realtà sociale.

La presenza paterna

Il papà rappresenta per il bambino quello che gli psicologi definiscono “l’ambiente non condiviso”, e per ogni padre (anche biologico) occorre procedere ad una forma di “adozione” del figlio. Questo complesso processo richiede conoscenza reciproca, esperienze condivise, interazioni fisiche, mentalizzazione… occorre che anche il papà tocchi il bambino, che lo accarezzi e lo cambi, che gli parli e lo ascolti, che cerchi di calmarlo quando è agitato. I momenti di presenza con il papà possono essere condivisi con la mamma (e il bambino sperimenterà così la ricchezza della loro relazione) oppure essere esclusivi, e in questo caso la mamma potrà riposare e occuparsi di se stessa. Non c’è alcun pericolo che il bambino faccia confusione tra i due, è come apprendere due diversi linguaggi, l’importante è che ci sia coerenza e reciprocità tra di loro.
Gli studi di neuroscienze degli ultimi anni dimostrano che anche nei padri possono avvenire modificazioni ormonali molto simili a quelle materne, in grado di favorire empatia e sensibilità, competenze di cura e capacità di sacrificio. Ci sono ovviamente differenze di genere: le modifiche neurobiologiche dei padri richiedono l’interazione attiva e periodica con il bambino, in caso contrario non si realizzano (mentre la madre dopo il parto risulta perennemente “accesa” e attiva). Questi studi ci mostrano che i compiti di cura non sono esclusivamente femminili, ma hanno caratteristiche umane e possono coinvolgere chiunque si mostri disponibile e interessato.

Una paternità consapevole

La paternità precoce ha bisogno di essere promossa, almeno per contrastare lunghi secoli nei quali i maschi non hanno avuto alcun ruolo nel parto e nell’accudimento di un bambino piccolo. Gli incontri di accompagnamento alla nascita e poi quelli successivi, paradossalmente, sono più utili ai padri che alle madri (queste hanno già molte competenze innate). Un papà preparato sarà una risorsa preziosa, avrà più iniziativa e saprà assumersi più facilmente le responsabilità legate al diventare genitore. Alcuni studi recenti indicano che un padre presente e responsabile aumenta la probabilità che l’allattamento della madre abbia successo, che si riduca il rischio di depressione postparto, che negli anni successivi il legame con i figli sia più solido (anche nell’eventualità di separazione dei genitori). Un accudimento cooperativo produce effetti benefici anche alla vita di coppia e all’affettività tra padre e madre. Un bambino accudito anche dal padre a sua volta sarà un adulto con maggiori competenze sociali e saprà prendersi cura dei propri figli, realizzando un importante effetto virtuoso transgenerazionale.

Il rapporto padre e figlio

La qualità dell’interazione padre-figlio va promossa attivamente, e occorre agire anche con migliori congedi per entrambi i genitori. Purtroppo abbiamo ancora pochi studi scientifici che analizzano quali interventi e programmi di sostegno risultino più efficaci; su questo tema siamo agli albori di una nuova era e molto resta ancora da fare. Sappiamo però che la strada è quella giusta e stiamo già verificando gli effetti benefici di questo processo: molti papà rinunciano volentieri alle precedenti libertà e modificano senza fatica le proprie abitudini per passare più tempo con i figli e dare un contributo significativo alla loro crescita. I bambini, da parte loro, non hanno limiti nel restituire questo affetto moltiplicato e arricchito della loro felicità.


di Alessandro Volta
Pediatra neonatologo, autore di Neopapà è facile e L’allattamento spiegato ai papà.

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