La postura a bocca aperta è il sintomo immediatamente evidente di una sindrome, un tempo conosciuta come adenoidismo, che comprende tutti i sintomi e segni psichici, neurologici, ormonali e immunitari – fino al modificarsi dei tratti del viso (facies adenoidea) – che risultano dalla precoce incapacità di respirare col naso.
Mentre, fino a prima della Rivoluzione Industriale, l’adenoideo era in estrema minoranza all’interno della propria comunità che lo identificava addirittura come lo “scemo del villaggio”, oggi la frequenza epidemiologica è nettamente aumentata, così che incontrare un bambino senza il minimo tratto posturale, facciale e psico-neuro-endocrino-immunitario di adenoidismo, è clinicamente un evento infrequente.
In un paio di precedenti articoli (Alimentazione e Rivoluzione Industriale. Una trasformazione antropologica? e Forma dei denti e Rivoluzione Industriale. Una trasformazione antropologica?) ho fatto il punto della situazione su alcuni collegamenti, alcuni inediti, altri molto poco noti anche agli addetti ai lavori, tra i cambiamenti delle abitudini di vita indotti dalla tecnologizzazione e urbanizzazione forzata delle comunità umane a partire dalla Rivoluzione Industriale e i cambiamenti del fenotipo o forma-funzione specie-specifica dell’essere umano.
La forma-funzione specie-specifica di un insieme di esseri viventi come, ad esempio, Homo Sapiens, è lo specifico rapporto tra la disposizione di volumi e superfici corporee (forma) e l’attitudine al movimento (funzione) caratteristiche dell’essere umano. La forma-funzione specie-specifica è determinata nei suoi limiti estremi dalle informazioni contenute nel genoma (genetica), ma nelle sue manifestazioni locali dipende dalle interazioni tra individui e ambiente di vita (spazio-tempo: essenzialmente latitudine e periodo storico). L’ambito che studia come tali interazioni tra viventi e ambiente di vita modificano la forma-funzione specie-specifica è noto come epigenetica.
In condizioni naturali le modifiche alla forma-funzione specie-specifica dipendono spesso da cambiamenti climatici, geologici, astronomici e sono, pertanto, piuttosto rare o addirittura improbabili (se consideriamo una finestra temporale di osservazione dell’ordine di grandezza della vita umana). La conservazione, per tempi indefiniti, della forma-funzione specie-specifica viene determinata dalle cosiddette pressioni canalizzanti, cioè da quelle caratteristiche dell’ambiente di vita naturale sufficientemente rigide da consentire un limitato range di variabilità delle diverse manifestazioni della forma-funzione (questo è il motivo per cui gli animali selvaggi sembrano tutti uguali e gli individui delle comunità umane tradizionali e non tecnologizzate appaiono spesso così simili tra loro da sembrare tutti imparentati).
L’essere umano attualmente è l’unico, su questo pianeta, capace di indurre artificialmente modifiche alla propria forma-funzione. Il sovvertimento di origine artificiale, cioè attuato con materiali e metodi di origine tecnologica, del rapporto interattivo tra la specie e il suo ambiente, altera conseguentemente la forma-funzione propria di detta specie. Tale alterazione è qui riferita come degenerazione, ossia l’allontanamento dalla forma-funzione specie-specifica che garantisce la massima efficienza col minimo dispendio energetico.
Secondo lo zoologo Dmitry Konstantinovich Belyaev “una variazione ambientale, che allenti le pressioni canalizzanti, può scatenare la variabilità morfologica tamponata dell’ambiente iniziale. Specie selvatiche portate a vivere in cattività mostrano una inattesa esplosione di variabilità…. Quando si stabiliscono condizioni in cui la varietà genotipica si palesa (ad esempio l’allevamento) sono guai per la specie. Quanto più i fenotipi rivelano le debolezze dei genotipi, tanto più la specie si avvia alla decadenza” (D.K. Belyaev, Destabilizing selection as a factor in domestication, The Journal of Heredity, 70, pp. 301-308, 1979).
Lo zoologo Belyaev riuscì a selezionare volpi “domestiche” a partire da volpi selvagge che mostravano di tollerare l’uomo. Notò che l’allevamento o domesticazione degli animali favorisce la comparsa di forme e comportamenti che in natura non si manifestano, e che sono proporzionali al grado di degenerazione (= allontanamento dalla forma-funzione specie-specifica che garantisce la massima efficienza col minimo dispendio energetico, causato da un sovvertimento del rapporto interattivo specie-ambiente) degli individui della comunità allevata. È importante sottolineare che nelle volpi domestiche non compaiano nuovi caratteri provenienti da mutazioni genetiche, ma i caratteri apparentemente nuovi, comparsi con la domesticazione, sono già presenti nel genoma e le nuove condizioni di vita inducono gli organismi a manifestarli.
Parafrasando quanto sopra: la Rivoluzione Industriale (= variazione ambientale artificiale) consente all’uomo di non essere più costretto a cacciare, raccogliere e lavorare a mano la terra (= allentamento delle pressioni canalizzanti). A questo punto l’uomo da naturale si trasforma in addomesticato, e compaiono forme umane precedentemente del tutto infrequenti (= si scatena la varietà morfologica tamponata dall’ambiente iniziale). Alcune forme umane (ad esempio l’adenoideo, o individuo che non riesce a respirare col naso a bocca chiusa), soprattutto oggi, a più di 300 anni dalla Rivoluzione Industriale, testimoniano l’indebolimento della nostra specie (= genotipo): disordini psiconeuroendocrinoimmunitari sin dall’infanzia, malattie croniche degenerative, incapacità riproduttive diffuse, nevrosi e psicosi in quantità mai registrate, demenza.
Non è impossibile trovare in letteratura autori che abbiano osservato le diverse manifestazioni dell’adenoidismo (= sindrome manifestata dall’individuo che non riesce a respirare col naso a bocca chiusa) in associazione con le alterazioni alimentari post Rivoluzione Industriale (vedi ad esempio S. Kahn, P. Ehrlich, Jaws: the story of a hidden epidemic, Stanford University Press, 2018; M. Gelb, H. Hindin Gasp! Airway health – the hidden path to wellness, 2016). Addirittura c’è stato chi, come l’antropologo Charles Loring Brace, ha messo in relazione la tipica dentatura disfunzionale dell’individuo civilizzato con la diffusione dell’uso delle forchette e dei cucchiai che prese piede in coincidenza con la Rivoluzione Industriale.
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di Andrea Di Chiara (odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave kinesiologica, promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale – AIPRO).