La terza parte dell’articolo del dottor Andrea Di Chiara a proposito della relazione tra adenoidismo e modifiche indotte alla struttura psichica e comportamentale degli individui e delle famiglie in seguito alla Rivoluzione Industriale.
Leggi anche la prima e la seconda parte.
Quanto meno tempo e attenzione la donna può dedicare ai propri figli piccolissimi (a causa dei ritmi forsennati del lavoro industriale, spesso fuori dalla propria casa), tanto più sarà costretta a minacciarli e manipolarli per imporre loro un comportamento controllato e servizievole sulla base delle esigenze del nuovo tipo antropologico di famiglia post Rivoluzione Industriale, ossia la famiglia triadica narcisistica (J. Nicolosi, opera citata).
La famiglia triadica (C. Socarides, A. Freedman, Objects of desires: the sexual deviations, International University Press, 2002) è il sistema che identifica una madre eccessivamente coinvolta nei confronti del figlio (eccessiva, invadente, possessiva, mirata al controllo ed escludente il padre) e un padre critico/distaccato (che viene vissuto dal bambino come un oggetto di identificazione pericoloso o indegno).
Con famiglia narcisistica si descrive un sistema familiare in cui l’individuazione del bambino come essere umano “a modo suo” minaccia l’investimento che i genitori hanno fatto su di lui come “bravo bambino”. Questa famiglia, così bistrattata sotto ogni aspetto dalla vita tecnologizzata e urbanizzata, ha bisogno di un sollievo alle proprie frustrazioni oltre che di una speranza di riscatto. Il figlio, in questa organizzazione “genitoricentrica”, ha il compito di gratificare i bisogni emotivi dei genitori, in particolare per mantenere lo status quo tra il padre distaccato e la madre troppo coinvolta (famiglia triadica). Il padre e la madre vedono il figlio non per quello che è come individuo separato da loro e per le sue reali necessità, ma per come li fa sentire; e il “bravo bambino” è quello che fa sentire i genitori adeguati, rispettati, fieri, non annoiati, non arrabbiati, non tristi. Il “bravo bambino” non piange, non fa i capricci, mangia tutto senza storie, va volentieri a scuola e la segue con profitto, non si sporca, non urla, non si comporta in maniera incivile. Il bambino, nella famiglia narcisistica del dopo Rivoluzione Industriale, è uno strumento psicoattivo di contenimento dell’insoddisfazione per i propri genitori (S. Donaldson-Pressman, R.M. Pressman, The narcissistic family: diagnosis and treatment, Jossey-Bass, 1994).
I promulgatori, quasi gli agenti pubblicitari, presso la gente comune dell’opportunità, anzi della correttezza e civiltà di questo modello familiare, in Italia furono Carlo Collodi con Pinocchio (prima apparizione 1881) e Edmondo De Amicis con Cuore (1886). Questi libri non poterono che fare la loro comparsa dopo che lo stato più liberista – votato alla trasformazione tecnologica e indebitato con l’aristocrazia internazionale del denaro – il Piemonte, ebbe eliminato con l’inganno il più grande stato legittimo preindustriale: il Regno delle Due Sicilie. La trasformazione della penisola italiana in un’altra figlia della Rivoluzione Industriale, per le necessità narcisistiche delle grandi famiglie dell’aristocrazia del denaro, passò anche per il lavaggio del cervello degli svantaggiati subalterni.
Libri come Pinocchio e Cuore vennero impiegati dal nuovo stato industriale, liberista, laico, scientista, positivista, malthusiano, eugenista, darwinista e colonialista, come strumento propagandistico per convincere il proletariato della superiorità morale della famiglia narcisistica che sforna “bravi bambini” a beneficio dello stato stesso. I “bravi bambini” oggi vanno alla scuola dell’obbligo a farsi programmare la mente, e domani vanno ubbidienti, fieri e civili alle fabbriche e alla guerra dei loro padroni.
I pochi soldi a disposizione, l’insicurezza e le amarezze rendono gli adulti facilmente dediti alle sostanze psicoattive di contenimento (alcol, caffè, tabacco); con un esempio familiare del genere il bambino non potrà che andare incontro al conflitto di svalutazione di sé, e non potrà che soccombere imparando ad indossare la maschera del “bravo bambino”, versione infantile della maschera adulta del “gentiluomo” o della “persona civile”.
La postura corporea classica dell’adenoideo corrisponde a quella dell’individuo depresso, tendenzialmente malinconico, svalutato nella propria essenza. Questo tipo di individuo vive costantemente nell’aspettativa ansiosa (più o meno reale) del prossimo episodio di aggressione emotiva, di rifiuto, di svalutazione del proprio sé.
L’ipotesi è che una società come la nostra, basata sull’induzione precoce del senso di inadeguatezza e indegnità, provochi nei singoli individui uno stato di insicurezza più o meno continuo e subliminale (svalutazione di sé), che si traduce nell’attivazione dell’asse dello stress ipotalamo-ipofisi-surrene (Selye) e col rilascio più o meno continuo e subliminale di cortisolo. Questa situazione personale e, più in generale, sociale manifesta i suoi effetti epigenetici nel concepimento di bambini che, perfino prima della nascita, possono essere condizionati all’ansia:
“La programmazione fetale è anche in grado di influenzare l’espressione dei geni. I ricercatori ritengono che non sia tanto l’esposizione allo stress, quanto la risposta acquisita ad esso (in particolare il sentirsi in pericolo), il punto determinante nelle malattie dell’adulto e nello sviluppo di alterata espressione genica. I glucocorticoidi come il cortisolo sono ormoni dello stress e influenzano direttamente i livelli circolanti di glucosio, il carboidrato-base, fonte di ogni nostra energia. Nel feto, i glucocorticoidi giocano un ruolo fondamentale nel metabolismo del glucosio e nella maturazione di fegato, reni e cellule del sistema immunitario. Sono anche potentissimi regolatori dell’espressione genica, della crescita e della maturazione tissutale. Lo stress prenatale modifica i livelli di cortisolo e riprogramma permanentemente la funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con cambiamenti permanenti nell’assetto del sistema nervoso e nella futura capacità di far fronte a qualsiasi stress. Molte delle sensazioni che associamo a stati d’ansia, di depressione e di eccitazione, hanno origine nell’ipotalamo, ma i cambiamenti propriamente fisici, prodotti dalle emozioni, sono creati dai due centri che esso controlla: il sistema endocrino e il Sistema Nervoso Autonomo (SNA). In una donna incinta, presa da improvvisa paura, l’ipotalamo ordina al SNA di mettere in atto una serie di cambiamenti fisiologici (far battere il cuore più velocemente, far dilatare le pupille, far sudare le palme delle mani ecc.). Contemporaneamente viene segnalato al sistema endocrino di rilasciare nel sangue alcuni neurormoni. Questi, alla fine, raggiungono anche il feto. Questo meccanismo si realizza creando una predisposizione emotiva all’ansia. Un bambino, bombardato dall’ansia materna durante la gravidanza, può essere condizionato a essere ansioso. Un’altra conseguenza più importante è la predisposizione fisica all’ansia, acquisita mediante un’alterazione dei centri che sovrintendono all’elaborazione delle emozioni. Se il bambino è regolato su un tono troppo alto o troppo basso, l’ipotalamo e i sistemi ad esso collegati, cioè l’endocrino e il SNA, non si regoleranno nel modo corretto.” (A. Di Chiara, A. Garoli, Adenoidismo – La relazione dimenticata tra sistema endocrino, sistema immunitario, respirazione, Youcanprint 2017).
Alla nascita, il progetto forma-funzione specie-specifico per l’essere umano prevede il verificarsi di un sano e deciso attaccamento (bonding) con la mamma prima, dai primi mesi all’anno e mezzo, e col papà poi, dall’anno e mezzo ai tre. Ma nella famiglia triadica narcisistica post Rivoluzione Industriale la mamma e il papà sono individui con svalutazione del sé, con ostilità verso situazioni e persone su cui proiettano inconsapevolmente i ricordi del proprio vissuto infelice, e con dipendenza da una o più tipologie di strumenti e/o sostanze psicoattive di contenimento. Per cui il bambino non potrà che andare incontro all’attaccamento insicuro e verrà controllato emotivamente con le prime sostanze di contenimento, che nell’infanzia sono derivati dello zucchero, della farina bianca e del latte industriali. Senza contare che, al raggiungimento dell’età della scuola dell’obbligo, la paura dell’abbandono aumenterà con l’incomprensibile consegna del bambino alle autorità scolastiche. Praticamente tutti i bambini si ammalano appena vengono portati a scuola per la prima volta. E se anche tutti, superficialmente, ascrivono questo accadimento al solito virus che i bambini si passano tra loro, è da intendersi come episodio di importante caduta delle difese immunitarie, più o meno grave, più o meno transitorio a seconda degli individui e della loro storia e caratteristiche personali.
Assuefatto a livelli di cortisolo subliminalmente aumentati già dalla vita fetale, con un sistema immunitario al di sotto delle proprie capacità funzionali sia per gli effetti immunisoppressori del cortisolo, sia per gli effetti immunosoppressori dell’attaccamento insicuro, il bambino adenoideo di più frequente riscontro, almeno in Italia, sarà magro e spesso emaciato, il tipo più frequentemente affetto da disordini neuropsichiatrici (ADD, ADHD, spettro autistico).
Concludendo, la Rivoluzione Industriale ha portato con sé stimoli sensoriali di vario genere, con vario grado di disfunzionalità, che hanno di fatto minato pesantemente il tradizionale sentire e sentirsi umani, la consapevolezza corporea, l’empatia non buonista, la solidarietà, l’importanza del ruolo individuale nel proprio contesto sociale. Siamo ormai ridotti a una gigantesca comunità di individui atomizzati, disintegrati come una goccia d’olio nell’acqua dopo omogeneizzazione forzata. Gli uomini hanno perso le proprie prerogative maschili, di cui non sono nemmeno più consapevoli (C. Risé, Il maschio selvatico 2. La forza vitale dell’istinto maschile, San Paolo Edizioni, 2015; R. Bly, Iron John. Per diventare uomini, Mondadori), e si ritrovano ad essere più o meno apertamente ostili nei confronti delle donne e dei loro figli, da cui si sentono messi alla porta. Le donne avvertono gli uomini come incapaci in generale e in particolare inadatti a difendere se stessi, loro e i loro figli, per cui si appropriano di ruoli non di loro competenza nell’ansia di salvarsi. Il bambino a volte percepisce tutto questo ancora prima di venire al mondo: si prende l’incarico, immane e non di sua competenza, di porre argine a questo disastro, e finisce per vivere una vita non sua. Una vita che non permette di respirare. Fuor di metafora l’adenoidismo, cioè l’incapacità di respirare col naso perché il sistema immunitario (= la propria identità) è in condizioni di grave svantaggio, in fondo, è solo questo.
di Andrea Di Chiara
Odontoiatra, agopuntore, perfezionato in occlusione e postura in chiave kinesiologica, promotore e Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale – AIPRO.