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I trimestri dell’endogestazione

Nel campo materno-infantile, i termini endogestazione e esogestazione sono ormai da tempo in uso e fanno riferimento rispettivamente al periodo di crescita e sviluppo prima all’interno dell’utero materno e successivamente al di fuori di esso, fino al raggiungimento di una maturità fisica e a un certo grado di indipendenza del bambino.

Questi due periodi hanno ognuno la durata di 9 mesi e il loro andamento segue una variabilità di trimestre in trimestre, così che le sensazioni fisiche ed emotive riscontrabili nell’endogestazione possono essere ritrovate anche nell’esogestazione. In particolare, secondo la teorizzazione di Verena Schmid, autrice riconosciuta nel campo materno-infantile, il percorso che madre e bimbo andranno ad affrontare prevede le fasi di adattamento, apertura e infine separazione.

Il primo trimestre della gravidanza è caratterizzato dalla novità, dalla sorpresa, dall’impatto tra la conservazione di quello che la donna è e la madre che sta diventando: è una fase di cambiamento fisico ed emotivo, di ambivalenza tra accettazione e rifiuto. Oscillando tra la situazione precedente, quella presente e quella futura, la donna vive un momento di sensazioni e vissuti diversi e contrastanti. Essere incinta è una novità, qualcosa di sempre inaspettato finché non se ne ha la certezza e, anche davanti all’evidenza, l’esperienza è così forte e diversa da tutto ciò che si è mai provato o potuto pensare in precedenza che necessita un certo tempo per essere riconosciuta. L’inscriversi nel corpo di tale esperienza è una sensazione difficile da percepire e un pensiero difficile da formulare, poiché direttamente connesso al miracolo che si sta compiendo nel ventre della donna. Le riflessioni su ciò che accade sono legate a dubbi, gioie, perplessità, sogni, emozioni.
Anche se il cambiamento corporeo, nel primo trimestre della gravidanza, non è ancora particolarmente visibile, si manifestano dei segnali nella donna: una grande stanchezza, per cui la gravida si addormenterebbe ovunque, la necessità di riposo e tranquillità, a volte un’intensa nausea.

Il secondo trimestre è quello dell’apertura e dell’espansione. L’ambivalenza dei primi mesi è solitamente superata, insieme anche alla maggior parte dei disturbi, il bambino si fa sempre più presente sia perché la pancia inizia a vedersi più chiaramente, sia attraverso i suoi movimenti. Quest’evidenza apre anche a una maggiore socialità della donna, sia fra pari (è questo il periodo in cui molte donne iniziano un corso di accompagnamento alla nascita) sia con gli altri intorno a sé, compreso il padre, che seguendo i movimenti del piccolo può sentirsi più partecipe e riconoscerne l’evidenza che, fino a quel momento, era stata percepita solo dalla madre. È il periodo più radioso della gravidanza e se il lavoro e lo stress non influenzano il benessere della mamma, questa si sente fiorire, ritrova energia e allegria.
È anche un periodo di maggior apertura all’ascolto di sé e del bambino, l’ambivalenza lascia spesso spazio alla simbiosi tra madre e figlio. In questo periodo emerge l’idea della gravidanza come manifestazione della femminilità adulta, dell’attività sessuale e della fertilità femminile: le mamme di solito si sentono fiere e felici! Comunicano molto con i bimbi, iniziano i primi giochi, le carezze e i cullamenti. Questo è un periodo importantissimo: se la donna crea un intenso legame con il suo bambino in utero, se lo accoglie e lo conosce in questo momento, sarà in grado di partorirlo con più facilità, affrontando la separazione del parto.

Il terzo trimestre è invece quello della separazione: il bambino è ormai cresciuto e occupa molto spazio, si punta, si fa sentire; presto si disporrà a testa in giù, dando segni di voler nascere. Il bambino è sì una compagnia costante, ma a volte inizia a esser percepita come una presenza invadente, qualcuno che c’è sempre, e accompagna la donna nelle sue giornate da molto tempo ormai, qualcuno a cui pensare e da coccolare con il pensiero e le carezze alla pancia, ma allo stesso tempo una persona che, con i suoi ritmi e le proprie necessità, si fa spazio nel ventre della madre, facendosi sentire in ogni modo, a volte disturbandola nelle sue incombenze e nei bisogni quotidiani, come mangiare e dormire. Le donne avvertono che lo spazio del bambino si è ristretto, capiscono come è posizionato il piccolo e a volte evidenziano i suoi movimenti come particolarmente intensi e fastidiosi. La pancia è ingombrante e il peso affatica le donne. Si percepisce come sempre più vicina (e necessaria) la separazione, che però genera un po’ di timori. Questo è un periodo di preparazione per la separazione stessa: il pensiero e la percezione della donna servono come elaborazione e lavoro fisico e mentale rivolti alla progressiva separazione fisica, la quale permetterà al bambino di venire al mondo come una persona a sé stante.

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di Nicoletta Bressan
Educatrice perinatale e insegnante di massaggio infantile AIMI.


Liberamente tratto e rielaborato da:
AA.VV., Educare alla nascita. Strumenti fisiologici e maieutici. Nuovi standard, Quaderni D&D numero sei, Scuola Elementale di Arte Ostetrica srl, Firenze, 2008.

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