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Homeschool non significa solo “scuola a casa”

L’homeschooling è un fenomeno complesso, difficile da rappresentare in un unico concetto; cercherò qui di inquadrarlo e, per quanto possibile, di render conto delle sue principali articolazioni. Esso consiste in una pratica educativa e di istruzione e apprendimento che si sviluppa e si attua principalmente al di fuori del sistema scolastico.
Il bambino o il ragazzino homeschooler, per definizione, non frequenta nessuna scuola in modo regolare. Questo è l’elemento che accomuna tutti coloro i quali si avvalgono dell’homeschooling.

Il termine Homeschool, o meglio Homeschooling, non è però sinonimo di “scuola a casa”, neanche se lo scriviamo Home School.
Infatti, l’istruzione con curriculum standardizzato e predefinito, coincidente con un insegnamento quantificabile, valutabile, programmabile, diretta da un adulto nella veste di docente (tutor o precettore), una sorta di scuola tra le mura domestiche o privata, è solo una delle molteplici modalità di questo approccio.

Esistono svariate altre possibilità, anche molto diverse fra loro. Ogni famiglia sceglie legittimamente, o talvolta scopre, inventa, quella che più si confà alla propria prole e alla propria situazione.
Senza pretesa di esaustività, si possono individuare almeno altre due tipologie principali di homeschooling, oltre alla scuola a casa:

  • L’apprendimento autoguidato (naturale, spontaneo): quell’approccio in cui il bambino è protagonista di tutte le fasi del proprio percorso. Il genitore, lungi dall’escludersi da questo processo e da limitarsi a lasciar crescere il figlio allo stato brado, lo segue con spirito collaborativo, amore e sapienza, sostenendo la sua curiosità e in generale il suo bisogno di imparare e consentendo l’accesso ai luoghi e alle fonti del sapere. Questa modalità si attua non in luogo dedicato, ma nella realtà quotidiana, all’interno del sistema sociale, nei vari gruppi con cui il bambino si relaziona. In questa tipologia non esiste un curriculum standard, o pre-programmato, ma solo l’evoluzione personale e unica di ciascuno, che scaturisce spontaneamente dalla relazione con le persone, la natura, la società, la città, la vita. In questo tipo di homeschooling (il cosiddetto unschooling), l’apprendimento non è quantificabile, né valutabile o comparabile secondo delle griglie oggettive o standard, ma solo in termini complessi e declinati sulla persona; esso ha però la forza pervasiva e la persistenza di tutte le cose fatte con piacere. L’apprendimento che avviene come risposta alla curiosità personale sviluppa quelle capacità di porsi delle domande, di indagare, di guardare oltre la superficie, di trovare delle risposte, di esperimentare soluzioni e imparare dai propri errori, la capacità comparativa, lo spirito critico e l’imparare ad imparare. Si impara vivendo, immersi nella complessità in divenire e nelle relazioni; allora l’interconnessione fra i vari aspetti della realtà è un fatto scontato e non un obiettivo da conquistare a posteriori.
  • L’istruzione con curriculum personale: è la modalità che pone al centro del processo ancora una volta il discente con i suoi bisogni e le sue aspirazioni. Sulla base di questi ultimi, il genitore costruisce il percorso personale del fanciullo. L’adulto quindi in questo caso si pone come guida, come organizzatore del processo: è lui che indica la strada da seguire, che sceglie e che programma, ad esempio, dei laboratori, delle attività, delle visite ai musei, delle letture, tutte incentrate intorno a un tema principale che interessa il ragazzo. Questo modo di procedere è rassicurante per l’adulto, in quanto è abbastanza quantificabile, comparabile e verificabile, pur essendo almeno in parte personalizzato e orientato sui bisogni del ragazzino. Ampio spazio è dato alla dimensione sociale e relazionale, che si attua attraverso la frequentazione di gruppi, luoghi e contesti eterogenei e arricchenti.

Nessuna di queste tipologie è migliore o peggiore, nessuna è più “veramente homeschooler”: hanno tutte una loro dignità, presentano dei vantaggi e degli svantaggi, sia per i figli che per i genitori, tutte hanno fra i loro teorizzatori autorevoli pedagogisti, insegnanti, esperti. Tutte sono ben documentate nella storia dell’homeschooling e dell’umanità.

Scuola a casa, apprendimento autoguidato, istruzione con curriculum personale non sono formule astratte e isolate da calare nella realtà, ma tipologie cui ci si ispira per reinterpretarle. Il più delle volte esse si intersecano, si completano e si arricchiscono, sia fra loro, sia con contributi esterni.
Perciò si registrano delle forme di apprendimento autoguidato integrato con dei momenti di scuola a casa, ad esempio, in alcuni ambiti (poniamo, nella lingua straniera o in matematica), attraverso dei corsi online o delle “lezioni” occasionali. Oppure possono esserci situazioni in cui l’istruzione con curricolo personale si integra con la scuola a casa. Altre in cui essa si integra con l’unschooling, con infinite gradazioni.
Ci sono pure esperienze di homeschooling aperte alla collaborazione con l’istituto scolastico del quartiere e in cui il bambino ha la possibilità di partecipare come uditore ad alcune lezioni oppure in cui può accedere a laboratori o a strutture/attrezzature della scuola pubblica. Ci sono anche storie di ragazzini homeschooler che partecipano a gite scolastiche o che incontrano i coetanei all’interno della loro classe.

L’homeschooling non è una cosa sola, si avvale di modalità e contributi diversi, di approcci pedagogici di varia origine e ispirazione: da Illic a Montessori, da Holt a Piaget, da Rousseau a Steiner.
In generale, più che di suddividere, etichettare, catalogare e contrapporre, si tratta di trovare momenti di sinergia, integrazione e collaborazione.

Solo così il mondo dell’educazione e dell’istruzione potrà trovare nuova linfa, arricchirsi di contributi e soluzioni sempre più innovativi per contribuire a far crescere comunità aperte e consapevoli.


di Nunzia Vezzola
Docente di scuola superiore e socia fondatrice dell’Associazione Istruzione Famigliare – www.laifitalia.it.

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