La percezione corporea nel post parto rispecchia, come avevamo anticipato nel precedente articolo, l’andamento adattamento-espansione-separazione legato ai differenti trimestri dell’esogestazione, proprio come abbiamo riscontrato nel vissuto relativo alla gravidanza (endogestazione).
È, però, allo stesso tempo, un’esperienza più confusa e più ricca, perché il bambino ora è presente, una persona da accudire, capire e con cui il legame evolve giorno dopo giorno.
Parliamo, per prima cosa, della percezione e della visione del corpo materno nel primo trimestre dopo il parto.
Quello della madre è un corpo che ha portato, che è passato per una prova impegnativa e a volte ne è uscito rinvigorito, ma anche lacerato, talvolta sofferente, spesso diverso da come era prima. I segni di tutto questo sono ben visibili e narrati dalle donne, soprattutto quando ci sono state lacerazioni, episiotomie o tagli cesarei, i quali comportano punti e una più lunga ripresa. A volte, ma non sempre, come invece viene proposto dalla maggior parte della letteratura sulla maternità, le donne sentono “la nostalgia della pancia”, collegata alla nostalgia dell’avvertire il bambino muoversi dentro sé, ma anche a tutta la serie di attenzioni e coccole ricevute in gravidanza, che sembrano venire meno nel momento in cui si diventa madri. Quanto detto viene riassunto ed espresso in un generale senso di benessere o malessere che si intreccia costantemente con la gestione delle necessità del bambino, alla ricerca di un equilibrio che possa soddisfare tutti il più possibile: il primo trimestre è infatti quello dell’adattamento. La felicità del ritrovarsi finalmente il proprio bimbo fra le braccia si mescola alla preoccupazione per il futuro, alla stanchezza e alle difficoltà che può portare il prendersi cura di un essere così piccolo e indifeso, che richiede cure continue e prossimità fisica, al bisogno di organizzarsi. L’interazione con il neonato passa, nei primi tempi, principalmente per questa gestione dei suoi bisogni fondamentali (tra cui vogliamo ricomprendere non solo il nutrimento in senso stretto, ma anche quello affettivo). A seconda delle esperienze, i bisogni del piccolo risultano più o meno comprensibili ed evidenti nelle modalità di manifestazione e soddisfazione. La gestione del neonato e della relazione con lui si nutre anche dell’ambivalenza tra vicinanza e lontananza, tra voglia di stare sempre uniti e necessità di staccare anche solo per qualche momento.
L‘allattamento è all’inizio, tutto da avviare, sperimentare, consolidare: questo è il periodo in cui purtroppo è più facile avere ragadi e in cui il bambino viene continuamente monitorato e pesato, di settimana in settimana, per verificarne la crescita. La soddisfazione della donna che nutre il proprio piccolo di riuscire in questo compito biologico si alterna alla fatica di avere un neonato costantemente addosso.
Il secondo trimestre è quello dell’espansione. Tra madre e figlio e all’interno del loro contesto di vita, si è solitamente instaurato un certo equilibrio ed è più facile vivere insieme, capirsi, godere della presenza dell’altro. Si instaura nuovamente la simbiosi, il legame si approfondisce, la relazione diventa più intima e gratificante. La donna è totalmente al centro dell’esperienza, vive un senso di pienezza, il bimbo cresce grazie al suo nutrimento. Il corpo della donna inizia a tornare com’era prima, l’utero ha ormai ripreso le sue dimensioni normali, la muscolatura ha ripreso tono e, a volte, le donne iniziano a perdere i primi chili in eccesso.
Questo è il periodo in cui, generalmente, l’allattamento si stabilizza, perché le madri o i figli hanno preso un proprio ritmo e le donne hanno imparato a capire i segnali dei piccoli. Ciò non accade sempre, soprattutto quando nel primo trimestre non si è instaurata una buona routine e se l’allattamento non è stato esclusivo e a richiesta. Purtroppo, già in questo trimestre, alcune donne sono costrette a rientrare al lavoro, anticipando così la fisiologica tendenza alla separazione caratteristica del terzo trimestre e deprivando così mamma e figlio del momento più sereno e fruibile per l’espansione della relazione in direzione della pienezza.
Nel terzo trimestre, quello della separazione, madre e figlio iniziano a distaccarsi. Il corpo della donna è tornato a essere proprio come era prima del parto, la forma fisica spesso è riacquisita, ritornano le mestruazioni e la donna ha più tempo da dedicare alla propria vita. Ai piccoli spuntano i primi dentini e così iniziano a mangiare da soli; l’allattamento non è più esclusivo (dai sei mesi circa si ha l’introduzione dei primi cibi e pappe) e spesso viene sospeso entro i nove mesi o l’anno al massimo (ancora poche sono le madri che mettono in atto un allattamento prolungato, anche dopo l’anno). Il bambino esplora il mondo intorno a sé con maggiore autonomia e spesso la madre ha voglia di staccarsi e tornare a una vita che non sia esclusivamente dedicata al figlio, cosa che passa solitamente per la ripresa del proprio ruolo lavorativo. I bambini vengono mandati al nido o affidati ai familiari e iniziano a raggiungere un piccolo grado di dipendenza dalla madre, che passa anche tramite il loro allontanamento fisico (almeno per parte della giornata). Le competenze motorie del bimbo gli permettono prima di gattonare e poi successivamente di camminare sempre un po’ più lontano, tornando alla sua base sicura per ricaricarsi e poi allontanandosi nuovamente dalla mamma.
Non è detto che il distacco sia netto e indolore. A volte per le donne c’è sia la stanchezza del continuare a essere totalmente disponibile per i figli, sia la malinconia del separarsene. Anche quest’ultimo trimestre è un percorso intenso e porterà alla nascita di un nuovo essere sociale, o meglio di due: un bimbo indipendente, capace di relazionarsi e aprirsi agli altri con fiducia nelle sfide quotidiane (perché ha avuto una base di accudimento sicura nella figura genitoriale) e la sua stessa mamma, che ritornerà alla vita “normale” sicuramente diverse da prima, grazie all’esperienza vissuta in questi mesi.
Leggi anche I trimestri dell’endogestazione
di Nicoletta Bressan
Educatrice perinatale e insegnante di massaggio infantile AIMI.
Liberamente tratto e rielaborato da:
AA.VV., Educare alla nascita. Strumenti fisiologici e maieutici. Nuovi standard, Quaderni D&D numero sei, Scuola Elementale di Arte Ostetrica srl, Firenze, 2008.