Un altro articolo tradotto dal blog The Montessori notebook di Simone Davies, mamma e maestra Montessori alla Jacaranda Tree di Amsterdam.
Occuparsi di bambini piccoli è effettivamente difficile: sono impulsivi, scappano nella direzione opposta quando si devono vestire, lanciano oggetti, non ascoltano, ignorano noi e gli altri perché sono impegnati a perfezionare diverse capacità.
Hanno bisogno di muoversi. Hanno bisogno di testare i loro limiti per vedere come funziona il mondo. Hanno bisogno di testare il proprio corpo per diventare più forti e più competenti.
Ecco perché è difficile! Dobbiamo essere la corteccia prefrontale dei nostri figli. Come dice la mia amica Jeanne-Marie «tenerli al sicuro è il nostro compito». Per esempio, quando seguono il loro istinto che dice loro di arrampicarsi sul tavolo e non usano la parte razionale del cervello per prendere questa decisione, siamo noi a dover imparare come meglio sostenerli senza privarli dell’abilità di capire se ci riescono in autonomia. Possono scendere le scale da soli? Quanto aiuto dobbiamo offrire?
Tante risposte, idee e suggerimenti in questa coloratissima guida:
La sopravvivenza di un bambino dipende da noi.
Ci vorranno un po’ di anni prima che non abbia più bisogno di noi per cibo, vestiti, riparo e cure giornaliere. Dobbiamo essere reperibili e vigili 24 ore su 24 e se manca una rete di appoggio è un’enorme responsabilità per i genitori.
Un bambino spesso vuole essere indipendente. Nei primi sei anni di vita diventa gradualmente più indipendente a livello fisico: vuole fare le cose da solo e ha bisogno di acquisire abilità per avere successo. Questo può portare a una battaglia tra il nostro bisogno di tenerlo al sicuro e il suo desiderio di sentirsi capace e indipendente.
Occuparsi di un bambino tutto il giorno può essere un lavoro senza riconoscimenti.
Quelli di noi che necessitano della conferma di star facendo bene, potrebbero aspettare anni prima di vedere i frutti del loro lavoro. La pazienza di sedersi con un bambino che fa i capricci sarà ripagata in futuro quando si rivolgerà a noi mentre attraversa un periodo difficile. Quelli che sono abituati a ricevere complimenti a lavoro e a casa, potrebbero far fatica a reggere la mancanza di feedback o a ricevere solo lamentele da parte del figlio
È facile incolpare noi stessi quando nostro figlio si comporta male.
Quando siamo responsabili del nostro bambino e lui fa male a un altro bambino o ci morde, invece di vederlo come un problema di nostro figlio, a volte incolpiamo noi stessi (ingiustamente).
Quando mio figlio non riusciva a dormire, pensavo di essere una cattiva madre e di star facendo qualcosa di sbagliato. Questo finché non ho fatto un passo indietro e ho capito che potevo stabilire una routine serale per dargli appoggio: in fin dei conti lui era un individuo e io dovevo essere solo la sua guida e la sua roccia.
Ci sentiamo in colpa perché non facciamo abbastanza o perché ci prendiamo del tempo per noi stessi, perché lavoriamo troppo o perché scegliamo di stare a casa. Viviamo in un’epoca in cui subiamo molte pressioni. A volte sogno di come sarebbe più semplice la vita se fossi una casalinga degli anni Cinquanta! Almeno il mio unico ruolo sarebbe chiaro (ok, ammetto che il sogno non dura mai a lungo!). Ma è una vera fatica: grazie al telefono siamo raggiungibili da chiunque e a ogni ora del giorno; abbiamo accesso diretto a qualunque informazione ci possa servire; non finiamo mai di rispondere alle mail; e come se non bastasse abbiamo un bambino che ha bisogno di noi.
Quindi a volte ci sentiamo in colpa perché sentiamo che dovremmo fare di più o perché è un male volere del tempo solo per noi stessi.
Non vogliamo che nostro figlio soffra. Facciamo di tutto e di più per renderlo felice. A volte facciamo fatica a fissare dei limiti perché non vogliamo che ci odi ed è difficile rimanere coerenti con essi. Perciò, quando concediamo troppo, alla fine scattiamo, urliamo, ci arrabbiamo.
Una volta ho sentito dire che se nostro figlio soffre, è molto probabile che abbiamo troppo controllo su di lui. E se invece siamo noi a soffrire, è nostro figlio ad avere troppo controllo su di noi.
Il metodo Montessori può aiutare a fare il genitore nella zona di mezzo. Ci paragoniamo agli altri: sui social network sembra che tutti abbiano vite perfette, ma noi non ce l’abbiamo; abbiamo un bambino che un minuto prima è felice e ride e quello dopo diventa un tornado che butta tutto per terra.
Credo che la nostra generazione voglia avere tutto: vogliamo essere ottimi genitori, contribuire in maniera significativa alla società e goderci la vita già ora… non quando saremo in pensione.
Dovete sapere che non siete soli! Molte famiglie con cui lavoro si sentono allo stesso modo. E anche io. Ma credo che l’approccio Montessori possa aiutarci a trovare pace e tranquillità nelle nostre vite di genitori.
Quindi, ecco alcuni consigli che do quasi ogni giorno ai genitori: non prendetela sul personale. Per noi di Montessori l’adulto – l’insegnante, il genitore o il tutore – è la guida del bambino.
Il bambino non sta cercando di tormentarvi. Al contrario, quando mette alla prova i vostri limiti, dovreste sentirvi onorati della sua fiducia nel vostro amore, che non cambierà solo perché vi mette alla prova. Io di solito dico: «È dura vederti passare un momento difficile. Sono qui se hai bisogno di aiuto». Questo vi aiuterà a essere la sua roccia in grado di sostenerlo e a separare il suo problema dai vostri, vi permette di agire invece che reagire.
Stabilite un “posto del sì”, noi lo chiamiamo ambiente preparato.
In casa dovete avere almeno un’area in cui il vostro bambino può sentirsi libero di esplorare liberamente e in sicurezza.
Se continuate a dire di no quando tocca mobili o apparecchi elettronici, allora non va bene: dovete invece riuscire a organizzare la vostra casa in modo da non avere queste cose invitanti (ma non sicure) a sua portata.
Bisogna anche fare in modo che possa essere indipendente. Per esempio far sì che possa prendersi da bere da solo, raggiungere il lavandino per lavarsi le mani, avere piatto e posate a portata di mano così che ci possa arrivare senza aiuto.
Inoltre, deve avere la possibilità di scegliere e raggiungere in autonomia i materiali per le attività educative.
Sappiate che i bambini hanno bisogno di ordine.
Noi lo chiamiamo periodo sensibile all’ordine. Al bambino piace seguire la stessa routine ogni giorno, fare sempre le stesse cose e allo stesso modo. Questo potrebbe anche significare che vuole fare colazione con lo stesso cucchiaio ogni mattina. Se lo capite, potete rendere le cose meno frustranti per lui (e per voi) semplicemente facendole sempre allo stesso modo o fornendogli spiegazioni quando non è possibile.
Capite che vostro figlio è unico. Definiamo questo processo “seguire il bambino”.
Ciò aiuta a smettere di fare paragoni con gli altri e con ciò che è “normale”.
Riuscirete invece a vedere che vostro figlio cresce secondo il suo tempo, il suo ritmo, seguendo i suoi interessi. Dovete essere solo la sua guida e non c’è niente di male nel chiedere aiuto se il vostro bambino fa fatica in certi ambiti, come ad esempio la comunicazione verbale.
Questo vi spingerà ad accettarlo per quello che è.
Prendetevi cura di voi, fa parte della preparazione dell’adulto.
Se siete stanchi o ammalati, non potete prendervi cura di vostro figlio in maniera tranquilla.
Perciò, trovare il tempo per prendervi cura di voi stessi non deve farvi sentire in colpa. Può essere anche solo un bagno la sera, uscire con gli amici o invitare qualcuno a casa in modo da poter uscire con il vostro partner (se ce l’avete).
Ma può anche essere un momento con il vostro bambino: farvi una tazza di tè, ballare la vostra musica preferita, usare oli essenziali o (la mia preferita) uscire insieme.
Coinvolgete vostro figlio nelle attività di tutti i giorni. Invece di cercare di intrattenerlo tutto il giorno, noi di Montessori lo coinvolgiamo nella vita pratica.
Con questo termine intendiamo tutte le cose che facciamo ogni giorno, dal preparare da mangiare al pulire al fare la spesa o al riordinare prima che arrivino ospiti.
Invece che metterlo davanti alla televisione così da avere tempo e spazio per sbrigare le faccende, sappiate che al bambino piace contribuire e sentirsi parte delle attività quotidiane.
È una partita a lungo termine non una soluzione veloce: crescere un figlio, infatti, non succede in una notte.
Con l’approccio Montessori intendiamo piantare dei semi che vedremo crescere più avanti nella sua vita.
Invece di dargli una piccola ricompensa per corromperlo, cerchiamo costantemente di fargli riconoscere il suo impegno.
Invece di metterlo in punizione, aiutiamolo a capire come calmarsi e come farsi perdonare.
Suggerimento avanzato: capite cosa vi fa scattare e fate un po’ di lavoro interiore per migliorare, questo fa parte della “preparazione spirituale dell’adulto”.
Se sentite che il comportamento del vostro bambino vi fa andare su di giri, cercate di capire qual è la causa alla radice. Spesso succede che il bambino attivi qualcosa in noi su cui bisogna lavorare individualmente, magari qualcosa che viene dalla nostra infanzia o un tratto distintivo della nostra personalità.
Per me, si trattava di allentare un po’ la presa e accettare che non tutto poteva essere perfetto. Ancora adesso continuo a lavorarci sopra e a capire che anche l’imperfezione va bene.
L’ultima cosa da dire per rassicurarvi è che l’impegno fisico nel crescere un bambino e le notti insonni non durano per sempre. Ho due adolescenti che cercano di essere indipendenti in diversi modi e io continuo a cercare di essere la loro roccia e di fornire loro sostegno. Però adesso dormo tutta la notte e mi godo i frutti di questo viaggio genitoriale!
Spero che questo articolo vi faccia sentire meno soli e che vi aiuti a trovare un modo più semplice di fare il genitore, per potervi liberare un po’ del senso di colpa e riuscire comunque a crescere esseri umani curiosi e responsabili.
Per saperne di più su come crescere vostro figlio seguendo il metodo Montessori, vi consiglio il mio libro Il bambino piccolo Montessori.
Leggi l’articolo originale: Looking after toddlers is hard — and what we can do about it
Traduzione di Arianna Rossignoli
Revisione di Francesca Pamina Ros