All’evento Bellunese di LAIF ho avuto il piacere di ascoltare l’intervento di Morena Franzin, che ha usato una bella metafora associata all’istruzione parentale: l’homeschooling come viaggio.
Il viaggio come percorso di apprendimento
Immaginiamo che si voglia andare a visitare la torre di Pisa.
Qualcuno vorrà andarci con un viaggio organizzato, ipotizza Morena, qualcun altro deciderà, invece, di prendere la macchina e di partire, gli appassionati di ciclismo magari preferiranno andarci in bici.
Sono modalità diverse di arrivare alla stessa meta e facendo più o meno lo stesso percorso, ma con qualche differenza.
Con un viaggio organizzato si hanno molte certezze, magari anche una guida che sceglie le visite da fare e che spiega il valore dei monumenti che si visitano, ci sono orari fissi da rispettare. Per qualcuno potrà essere rassicurante, per altri portà richiedere qualche piccolo sforzo di adattamento, qualche sacrificio. Ma i vantaggi sono evidenti: le responsabilità e le fatiche del viaggio si delegano, il sapere viene elargito, quasi servito su un piatto come al ristorante, e la compagnia, bella o brutta che sia, è assicurata.
Chi si sposta in macchina ha una maggiore libertà di scelta, ma, allo stesso tempo, affronta più fatiche e difficoltà: deve organizzare il percorso e scegliere l’itinerario più consono, deve cercare e reperire personalmente le informazioni necessarie per meglio apprezzare i luoghi che visita, non ha l’obbligo di rispettare degli orari o l’esigenza di adeguarsi a un gruppo, ma può assaporare l’avventura e godere della compagnia delle persone che incontra man mano.
Anche qui, l’autostrada non è l’unica possibilità, si può, ad esempio, decidere di prendere un fuoristrada, percorrere le strade sterrate e arrivare alla torre di Pisa dopo aver visitato i paesi dell’Appennino, dormendo nei Bed and Breakfast che si trovano lungo il cammino e mangiando i prodotti tipici locali.
Il ciclista, anche lui, studierà un itinerario appropriato alle proprie esigenze, cercherà le informazioni necessarie e percorrerà strade alternative, coltivando la sua passione e nello stesso tempo sviluppando la propria forma fisica.
Il senso della metafora mi pare chiaro.
Il viaggio organizzato, in cui il singolo deve adeguarsi alle esigenze e ai ritmi del gruppo ma trova le soluzioni già pronte, potrebbe corrispondere al percorso scolastico.
Il viaggio con mezzo proprio è la metafora dell’homeschooling, nelle sue sfaccettature: chi va in autostrada è paragonabile a chi fa scuola a casa, chi prende la jeep o va in bicicletta ha scelto un percorso e una modalità più simile a quella dell’apprendimento non strutturato o autoguidato.
Forse ora appare più chiaro perché non ha senso sottoporre gli homeschooler agli esami scolastici intermedi.
Immaginiamo di voler valutare a che punto si trovino i nostri turisti dopo un certo tempo dalla partenza, diciamo tre ore. Ovviamente, chi fa il viaggio organizzato sarà, magari, anche arrivato.
Poco importa se fino a ora non ha fatto altro che sonnecchiare sul sedile del pullman, magari ascoltando solo distrattamente la guida, sarà comunque già a destinazione con il gruppo.
Chi si muove con mezzo proprio può avere tempi di percorrenza molto vari.
Il ciclista, magari, si sarà spostato di soli 150 chilometri ma avrà potenziato la sua capacità di orientamento usando carte geografiche o altri strumenti, avrà ammirato diversi paesaggi, parlato con qualche persona, gustato dei prodotti del territorio, fatto attività fisica.
Chi si sposta in macchina avrà scelto un determinato percorso perché meglio rispecchia il suo interesse e forse avrà anche fatto una tappa a metà strada per visitare un luogo che gli piace. Dopo tre ore non sarà ancora arrivato, ma si sarà arricchito di altre esperienze.
Una cosa è certa: tutti arriveranno alla torre di Pisa, in tempi diversi e ognuno con il proprio bagaglio di esperienze.
Oltre la scuola e l’homeschooling
Riparare i danni della pandemia ed educare per il mondo che verrà
Una proposta di intervento educativo da realizzare nel contesto dell’istruzione parentale per gli allievi della scuola secondaria inferiore e superiore, ispirata al modello umanistico dell’educazione integrale (che coinvolge corpo, mente, anima e spirito), con il proposito di formare anime libere e capaci di sentire e di pensare.
di Nunzia Vezzola
Docente di scuola superiore e socia fondatrice dell’Associazione Istruzione Famigliare – www.laifitalia.it.