Riusciranno i giovani che seguono un’istruzione parentale a rispettare orari e tempi tipici del mondo del lavoro?
Questa inquietudine nasce dalla constatazione che agli homeschooler manca il suono della campanella, quindi una scansione sistematica del tempo e una distribuzione delle attività omogenea durante la giornata e la settimana.
Si sente spesso dire che “i bambini hanno bisogno di ritmo”. Tutto vero, i bambini hanno un ritmo: il loro ritmo personale, il ritmo sonno-veglia, il ritmo fame-sazietà, il ritmo circadiano. Ci sono bambini che presentano una maggiore disponibilità per l’apprendimento la mattina, altri invece si concentrano più facilmente alla sera. Alcuni hanno bisogno di fare più pause, altri meno.
Il ritmo è qualcosa che ogni bambino possiede e che non è necessario imporre dall’esterno. Al massimo lo si potrà assecondare, ma non è opportuno tentare di modificarlo.
Il suono della campanella impone una suddivisione artificiale delle attività seguendo una scansione precisa (60 minuti in Italia, 45 minuti in molti Paesi europei).
È ben noto che la soglia di attenzione media è generalmente inferiore ai tempi che ho prima citato.
La campanella, quindi, da un lato costringe a seguire dei ritmi di attività non fisiologici, dall’altro obbliga ad uno zapping continuo fra le varie materie.
L’esperienza e una parte della pedagogia insegnano, infatti, che quando un bambino o un ragazzo prova un interesse sincero e spontaneo per un argomento o per un’attività, ci investe tutto il tempo che può, ci dedica giornate intere, talvolta anche settimane, se non mesi.
A differenza di quel che si fa a scuola, i bambini preferiscono approfondire un tema per volta e sviscerarlo in tutti i suoi aspetti, con un approccio necessariamente interdisciplinare, piuttosto che dirottare il loro interesse verso altre mete.
La campanella del mattino che obbliga i bambini ad alzarsi presto e a prepararsi per uscire di casa per affrontare la giornata con il gruppo-classe, l’insegnante che sgrida e mette una nota se si arriva in ritardo, la vergogna che si prova davanti ai compagni.
Questi possono essere stimoli che aiutano a spronare i ragazzi a incominciare la giornata per tempo e a non perderne inutilmente?
Ormai, diversi studi dimostrano che, per la maggior parte dei bambini e degli adolescenti, il risveglio all’alba non è fisiologico, ma, anzi, è fonte di stress psico-fisico dovuto alla mancanza di un riposo adeguato.
E sappiamo quali danni provoca lo stress al cervello allo sviluppo cognitivo e relazionale delle persone. Per molti di loro questa pratica rappresenta una fonte di sofferenza non indifferente e con il tempo può facilitare l’insorgere di malattie.
Alzarsi al mattino senza sveglia, vivere il risveglio senza frenesia, non essere sottoposti a una scansione artificiosa delle attività o a uno zapping fra le materie non è una perdita, ma un guadagno in termini di salute, equilibrio e armonia con le varie dimensioni vitali.
I ragazzi che praticano homeschooling vivranno sempre senza riuscire a sintonizzarsi con i ritmi del mondo esterno, senza sapersi dare degli orari e senza saperli rispettare?
No! Non sarà così. Perché con il tempo il ragazzo spontaneamente sentirà il bisogno di relazionarsi con l’esterno e quindi con altri ritmi rispetto ai propri e a quelli dell’ambiente famigliare, cercando di entrare in relazione con questi e provando a rispettarli riscontrandone di volta in volta un’utilità.
Oltre la scuola e l’homeschooling
Riparare i danni della pandemia ed educare per il mondo che verrà
Una proposta di intervento educativo da realizzare nel contesto dell’istruzione parentale per gli allievi della scuola secondaria inferiore e superiore, ispirata al modello umanistico dell’educazione integrale (che coinvolge corpo, mente, anima e spirito), con il proposito di formare anime libere e capaci di sentire e di pensare.
di Nunzia Vezzola
Docente di scuola superiore e socia fondatrice dell’Associazione Istruzione Famigliare – www.laifitalia.it.