Rallentare, fare una pausa o semplicemente prenderci il tempo che ci serve.
In che cosa tutto ciò può rivelarsi un modello di vita, una filosofia, un modo di agire ecologico?
Quale può essere il collegamento tra il movimento Slow e la protezione dell’ambiente?
Se vi dico riduzione non avrete certo problemi a trovare il collegamento con l’ecologia.
Il movimento Slow, proponendo di vivere ogni istante con consapevolezza, conserva un aspetto più equo e quindi sovente più lento, comportando una moderazione del ritmo frenetico imposto dalla società di oggi, un rallentamento generale di alcune attività a vantaggio di un incremento di altre più in armonia con le nostre fisiologie.
Rallentamento consapevole
L’obiettivo di questo percorso è di preservare contemporaneamente l’essere umano e l’ambiente; dunque, è attraverso un rallentamento consapevole che questo scopo potrà realizzarsi.
La filosofia Slow può essere applicata a tutti gli aspetti della vita corrente: l’alimentazione, il consumo, i cosmetici, le medicine, i viaggi, gli spostamenti urbani, la sfera professionale, l’agricoltura, la sessualità, i traslochi ecc.
In altri termini: ovunque i ritmi siano troppo frenetici, esiste un’alternativa Slow e questa avrà delle ripercussioni (più o meno importanti) sull’ambiente.
Il movimento Slow sostiene, prima di tutto, che il rallentamento dei tempi della nostra quotidianità permetta di ritrovare un equilibrio personale e globale, è una mentalità altruista se ragioniamo sul lungo termine.
Uno dei capisaldi ecologici è quello di risincronizzarsi con la natura, ritrovando i nostri ritmi fisiologici associati alle ore del giorno, ai mesi, alle lune, alle tappe della vita, alle stagioni. Smettendo di subire il flusso di routine, cadenzato e imposto dagli schemi sociali, limitiamo allo stesso tempo la possibilità di soffrire di problematiche legate all’iperattività come lo stress, l’esaurimento nervoso, la depressione.
Fare di più con meno
Si tratta, quindi, di diminuire la quantità per guadagnare in qualità: lavorare di meno e fare meglio, mangiare di meno ma più sano e più tranquillamente, produrre di meno ma di migliore qualità; per noi e per l’ambiente.
In sostanza, meno frenesia e più consapevolezza. A supporto di questo insieme di valori, si sceglieranno un’agricoltura biologica diversificata a misura d’uomo, imprese cooperative e sistemi di autogestione come la sociocrazia.
Nel modo di pensare Slow tutto è interconnesso in maniera coerente e la salvaguardia dell’ambiente è presente in ogni punto.
Diminuire gli spostamenti
Il nostro quotidiano è sovente frenetico, pieno di impegni, di attività di ogni genere e dunque di spostamenti continui. Trasporti pubblici per alcuni, automobile per altri.
Tutte queste attività così interessanti, però, ci fanno vivere una vera e propria corsa contro il tempo e il prezzo da pagare è una grande quantità di inquinamento e di stress.
Meno attività vuol anche dire meno spostamenti e dunque più calma e un minore impatto sull’ambiente.
Il viaggio in versione Slow si riassume così: andare meno lontano; prendere meno l’aereo; limitare i trasporti in generale.
Si tratta di prendersi il tempo di vivere le esperienze senza seguire schemi di vacanza o di viaggio, spesso già interamente pianificati.
Bisogna uscire dai sentieri conosciuti per poter beneficiare di incontri inaspettati e arricchenti, vivere il momento tenendo a mente che il presente ha un impatto sul futuro e che le nostre azioni hanno delle conseguenze.
Ridurre l’impatto di carbonio, fare acquisti equo solidali, ecologici, locali, non avere fretta, scoprire e sperimentare lentamente: ecco i valori che difende il viaggiatore Slow. Molti viaggiatori che praticano questo tipo di avventura scelgono di fare camminate in montagna o altre escursioni nella natura.
Seguendo questo approccio, possiamo scegliere di viaggiare maggiormente in luoghi vicini a noi, scoprendo le cose che ci circondano con un occhio nuovo. Non è sempre necessario attraversare il mondo, il viaggio può essere anche non molto distante dalla nostra porta di casa.
Viaggiare è uno stato d’animo che non è legato al numero di kilometri percorsi.
Ridurre il lavoro
Lavorare di meno vuol dire guadagnare meno soldi, il che significa meno denaro da spendere! E di conseguenza smettere di consumare il superfluo, avere meno e condividere di più, evitare gli acquisti compulsivi, cercare di capire se si ha veramente bisogno di tale oggetto e il motivo per cui lo si acquista.
Il mondo di oggi, con i suoi mali e i suoi problemi, avrebbe tutto l’interesse ad adottare la filosofia Slow, sia per i singoli individui, sia per il futuro del nostro pianeta.
È chiaro a tutti che ognuno di noi, in forma individuale e collettiva, debba prendere coscienza che rallentare è una necessità primaria mondiale. L’incessante corsa ai profitti delle industrie e delle grosse imprese genera catastrofi ecologiche e umane terrificanti e non vi può essere aumento del profitto senza aumento dell’inquinamento, dell’asservimento e dello sfruttamento delle risorse.
Gli animali vengono stipati negli allevamenti, sfruttati fino all’ultimo, con un ritmo che finisce, molto spesso, per ucciderli prematuramente in condizioni orribili. Se sono malati, non c’è tempo per curarli e si finisce per sopprimerli, chiudendo così la questione.
In agricoltura la situazione non cambia molto: saturiamo il suolo con prodotti chimici nefasti e pericolosi per far sì che tutto cresca più in fretta e meglio.
Adottando un modello di vita più lento proteggiamo tutte le forme di vita, dal neonato al papavero ma anche l’acqua e le api.
Rinascita
Zero rifiuti, veganesimo, decrescita, minimalismo: tanti movimenti che sono in accordo con il pensiero Slow.
Vivere Slow è una formidabile opportunità di apprendimento e di rinnovamento. Scartando la pressione e lo stress e imparando a conoscersi, a capirsi e a rispettarsi, diamo alle nostre vite l’occasione di reinventarsi e di evolvere verso la serenità.
Mostrando tutto ciò ai nostri bambini, agli amici, ai vicini, cambieremo in maniera molto semplice il nostro mondo e quello di coloro che ci circondano.
Dalla rivista e blog Grandir Autrement, articolo di Jenny Balmefr Оzol-Durand
Traduzione di Elisa Gregorio