L’Italia si conferma essere un paese che non considera i bambini.
I bambini sono presenze nascoste, invisibili, le cui necessità sembrano non essere nemmeno viste dai governanti.
E mai come in questo momento questo fenomeno è apparso in tutta la sua solare evidenza.
Siamo tutti estremamente preoccupati per le conseguenze del blocco totale, di carattere economico, sociale, industriale, in tutti i settori. Siamo ansiosi e nervosi perché non vediamo gli amici, perché non usciamo la sera, non facciamo la nostra corsetta nel parco, perché i mercati sono chiusi. Tutto più che sacrosanto, intendiamoci.
Ma… i bambini? I loro bisogni, le loro esigenze psichiche e fisiologiche naturali?
Pensiamo che siano comprimibili come quelle di un adulto? Non lo sono!
Il sacrificio che viene loro richiesto è feroce.
Il bisogno di correre, di uscire all’aria aperta, di incontrarsi e giocare con altri bambini è essenziale e non può essere paragonato allo svago di un adulto. Ne va del loro benessere psicofisico! Ne va del loro corretto sviluppo!
Stiamo parlando di attività necessarie, indispensabili per i bambini, tanto più che nell’immensa maggioranza sono sani.
Bambini perfettamente sani, reclusi in 30-40-60 metri quadrati, insieme con adulti che hanno le loro (grosse) difficoltà.
La sofferenza che stiamo imponendo loro è evidente solo ai genitori, ma non sembra neppure sfiorare il governo che anche nella fase 2 vieta le passeggiate con i figli (ma con i cani sì), vieta qualunque contatto sociale se non con i congiunti stretti, quindi con cuginetti (forse) sì ma con i compagni di scuola certamente no.
In compenso ci laviamo la coscienza affidandoli agli schermi elettronici, che ormai hanno intossicato anche il cervello e la mente dei più piccoli. Ma pochissime sono le voci che si levano per segnalare questa sciagura.
Come è possibile che il governo italiano sia l’unico in Europa che disprezzi in questo modo i bambini?
Come è possibile nessuno si opponga? A che punto di passività siamo ridotti?
Davvero il popolo italiano è un gregge che si è trovato il lupo come pastore.
E come dice il detto: “Chi si fa pecora, il lupo se lo mangia”.
di Anita Molino
Editore Il leone verde