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I libri, materiale per crescere (II parte)

Nell’intervista all’autrice Elisa Mazzoli, apparsa in Vita dell’infanzia, la rivista dell’Opera Nazionale Montessori, si parla dell’importanza dei libri nei primissimi anni di vita.

Leggi qui la prima parte.


Qual è il ruolo dell’adulto nel rapporto bambino-libro e quali sono gli scopi della mediazione narrativa?

Parlo di questo in tutti e due i miei manuali Fai un libro fanne un altro e Mi fai una storia?
Parlo anche del silenzio che è necessario, in alcuni momenti, perché noi adulti ci sentiamo sempre in dovere di spiegare, di dare, di somministrare e di regolare i ritmi di lettura di un bambino.
Assolutamente no, il nostro dovere è quello di fornirgli libri, già da quando è piccolissimo nel nostro abbraccio, ma poi bisogna lasciarlo accedere liberamente a queste risorse.

Ho giocato, in uno dei miei manuali, ad elencare dei diritti dei lettori molto piccoli, uno di questi diritti ad esempio è il diritto al risguardo.
Il risguardo è quella pagina che tiene incollata la copertina all’interno; noi spesso leggiamo un libro a un bambino o glielo diamo in mano e pretendiamo di andar subito avanti dove cominciano le prime parole, ma lui ha il diritto di fermarsi a quella prima pagina, che per noi è una semplice texture, mentre per lui già è una storia, un messaggio che il libro gli dà e quindi deve avere assolutamente la sua indipendenza nello sfogliare un libro.
Il nostro ruolo è importante come mediatori, e lì dobbiamo esserne convinti, e come responsabili dei contenuti che forniamo.

Sono convinta che il bambino non debba accedere liberamente agli scaffali, ad esempio delle librerie, dove si trovano tantissimi prodotti che non sono stati valutati.

Spesso troviamo nelle librerie albi illustrati e pubblicazioni che rispondono a un criterio di gradimento dell’arte ma a volte dimentichiamo il bambino, è lui il protagonista non il libro.


Il leone verde Piccoli è la nostra collana di illustrati rivolta alla prima infanzia: libri cartonati e illustrati, storie e poesie da condividere con i piccoli già durante la gravidanza, per crescere insieme e rafforzare il legame familiare. Uno strumento efficace per migliorare la comunicazione con i piccoli e aiutarli a esplorare il proprio mondo interiore.


Hai dato una bellissima definizione di adulto, vicinissima a quella che ci ha donato Montessori. L’educatore non è il protagonista del processo educativo ma ha il compito di preparare l’ambiente al fine di permettere il raggiungimento di quell’indipendenza a cui tanto anela il bambino dalla nascita. Bambino che chiede a gran voce “Aiutami a leggere da solo”, da una tua frase parafrasata di Maria Montessori.
Dunque come stimolare l’autonomia nella lettura del bambino piccolo?

Con la lettura ad alta voce delle parole che sono scritte, indicando con il dito le figure quando sono molto piccoli, e poi facendo tutto un lavoro di incoraggiamento e di accompagnamento silenzioso su altri fronti, che non sono quelli del libro: lavorare sull’autostima del bambino, sulla sua capacità e indipendenza nella costruzione del suo mondo.

Quando un bimbo è sicuro di sé e si sente libero di sperimentare e di provare, di cadere e di rialzarsi allora leggerà un libro con assoluta passione e concentrazione, creando un rapporto libro-persona che durerà per sempre.

Quando il bambino vive amando il prossimo, la natura, il mondo, allora è un bambino che ama leggere. Il lavoro da
fare è a monte. L’oggetto-libro (per i più piccoli un buon cartonato con pagine cartonate, che può avere anche buchi e finestrelle, tutto a norma CE) non fa altro che suggellare le relazioni forti che il bambino ha già creato con gli altri e con il mondo.


Come muoversi in una libreria insieme a un bambino: andare a istinto in base alle proprie conoscenze, far scegliere al bambino, chiedere una consulenza professionale? Come mettere in successione queste azioni?

Tutte e tre le cose insieme con la consapevolezza che, in ogni libreria in cui entri, troverai un mondo diverso quindi, dove stai entrando? Da un nuovo libraio? Allunga l’occhio, come quando stai osservando il tuo bambino che cammina e guardi se laggiù in fondo dove sta andando ci sia un burrone, una piccola collinetta.
Dipende molto dall’età del bambino. È un’avventura entrare in una libreria, un po’ come nella vita in generale; il ruolo dell’adulto è di accompagnamento e con un po’ di criterio si cerca di scegliere.

La maggior parte sono libri bellissimi, quelli che troviamo nell’editoria per bambini. Io drizzo un po’ le antenne su certi tipi di pubblicazioni che sono ingannevoli, contorte; alcune ad esempio non hanno corrispondenza tra parole e immagini. Questo non vuol dire che devono essere libri sempre didascalici: ci sono anche delle poesie, delle filastrocche spalmate su albi illustrati meravigliosi.

Importantissime sono le corrispondenze che i bambini cercano laddove, ad esempio, si racconta una fiaba, che è costruita su moduli archetipici da rispettare, in quanto si muovono all’interno dell’emotività del bambino.
Nella fiaba c’è una istanza del male che combatte contro il bene e il bene, alla fine, deve sempre prevalere. Non si può modificare il finale di una fiaba perché lo si ritiene troppo truce; la fiaba deve essere rispettata affinché svolga il suo lavoro.
Tutto questo deve inoltre trovare una sua corrispondenza in certe immagini. Le immagini infatti possono sostituire anche alcune parole, che devono essere poche ma belle.

D’altra parte esistono libri con contenuti inadatti o racconti confusi e sleali nei confronti dell’infanzia.
Insomma, sono tanti gli inganni che si possono trovare nella letteratura per bambini. Il consiglio che darei ai genitori è semplicemente quello di ricercare, a seconda del proprio gusto personale e artistico, dei propri valori di vita, la semplicità, provando sempre a innalzarsi al livello del bambino.

Un libro chiaro e semplice è capace di far passare insieme un tempo di buona qualità.

Il libro non deve mai servire per intrattenere in quanto è un momento di crescita e di sviluppo sia dei bambini che degli adulti, e una volta che lo abbiamo condiviso, vedremo che il bambino troverà in quel libro un amico, una risorsa per andare nel mondo.


È giunto proprio il momento di chiederti il significato della bellissima frase “rendere la lettura una prova d’amore e non una prova d’attore”: che cosa intendi?

La lettura animata è meravigliosa ma si tratta di spettacolo, il libro passa in secondo piano. Può essere divertente ed essere fatto assolutamente bene da persone professioniste ma è un altro campo, è teatro. E nel teatro molto spesso il bambino non può inserirsi.

Io invece mi occupo di lettura dialogata, quella corale dove i bambini possono entrare e partecipare.

Poi vi è anche la lettura intima, fa-miliare di cui stavamo parlando prima, che precede tutte le altre.

Sono anche una narratrice quindi spesso faccio formazione sulla mediazione narrativa, ma vedo che quando i genitori e gli insegnanti partecipano a tali corsi, appena leggo un albo e faccio un po’ ridere, subito prendono appunti e mi chiedo: “Che cosa ho detto? Ho usato un tono diverso?”.
Ecco, loro cercano sempre la nota attoriale e poi vanno a chiedere in libreria quel titolo che ho letto, perché fa ridere, è buffo, simpatico.
Invece tali corsi servono a introdurre alla conoscenza degli albi, che può essere variegata.
Io posso leggere un albo cosicché tu conosca la collana in cui tale albo è inserito e possa trovare un secondo albo che ti piace, e magari scoprire un cartonato che è stato disegnato da un autore che inizia ad appassionarti.

Ma soprattutto è importante avere la consapevolezza che ciò che passa per voce di mamma e papà o di una figura di riferimento, è molto più potente di ciò che passa attraverso la voce di un esperto.

È la relazione che conta, è il rapporto che abbiamo con i nostri bambini mentre forniamo loro questo oggetto educativo che fa la differenza, non il modo in cui lo raccontiamo o quanta scena ci facciamo attorno: è la sostanza che conta, non la forma.
E questo è un rischio grande, soprattutto per chi fa il mio mestiere: seminare quella seduzione nei luoghi che si toccano e poi andarsene lasciando un senso di frustrazione nei genitori, nelle famiglie che pensano: “No, ma io non sono bravo come lei a raccontare, non potrò mai usare questo strumento”. Non è così.


La giusta equazione sarebbe allora: relazione empatica + un buon libro = volare con fantasia e libertà nella realtà del mondo. Così come fai intuire nella tua filastrocca Il libro è libero.

C’era una volta e c’è ancora, una porta
la porta è lunga e non è corta
la porta è dritta e non è storta
la porta è chiusa e non è aperta.
Soffia il vento da sinistra e da destra
piega la porta, diventa finestra.
Il vento canta come una cicala
e la finestra diventa una scala.
Salgo la scala e poi scendo veloce
non ho paura, sto in equilibrio.
Leggo le favole ad alta voce
perché la scala, adesso, è un bel libro.
Il libro finisce ma non importa
è stato scala, finestra e anche porta.
Il libro è libero, il libro è un gabbiano
apre le ali e vola lontano.


Dalla lettura intima in famiglia alla lettura al nido: come può un’educatrice di nido rispettare, in un gruppo di venti bambini, i tempi di lettura di ognuno?

La lettura al nido a venti bambini non è secondo me auspicabile, meglio fare dei piccoli gruppetti.
Un gruppetto al nido di sei bambini è già molto corposo.
A volte, però, capita di lavorare con la lettura insieme a bambini di gruppi più ampi, per necessità varie e si cerca sempre di fare in modo che siano gruppi di età omogenea perché si riesce a lavorare più miratamente con alcuni cartonati. Oppure si devono ricercare cartonati o albi dove viene contemplata una diversificazione dell’età.
Si deve collaborare in più educatori; si utilizzano libri grandi in cui si vedono bene le immagini e non si mette il bambino in una condizione di doversi muovere fra gli altri per vedere la figura; si lascia muovere liberamente il bambino che si alza dal punto in cui era seduto per andare a maneggiare un oggetto o per salire su un piccolo gradino; si osserva il suo sguardo, che a volte rimane sul libro anche se lontano.
Tutto deve essere spontaneo, non forzato.

Attenzione alle tipologie di libri: figure nitide e riconoscibili, storie semplici.

In generale si parla di storia quando i bambini hanno competenza narrativa, cioè dai venti, ventidue mesi in poi, prima meglio libri elencatori con nomenclature, e libri con protostorie, primi semplicissimi abbozzi di storie.


Quando stai per scrivere un libro, quali sono le caratteristiche che cerchi di rispettare affinché il risultato sia piacevole, utile e benefico per il bambino?

Devo avere ben chiaro che cosa voglio fare dall’inizio alla fine, cioè: perché sto scrivendo quel libro, qual è il mio obiettivo? Tutto per non farmi trascinare dall’impeto artistico, perché il mio libro è per bambini e deve essere ragionato.
Devo creare nella mia mente uno storyboard, per sapere cosa dirò nelle varie aperture di pagine e devo pensare a come lo voglio dire.
Quindi devo sapere dove colloco quel libro, in quale ipotetica collana e avere bene in mente quale tecnica artistica accompagnerà auspicabilmente le mie parole: solitamente lavoro gomito a gomito con gli editori e con l’illustratore che si occuperà delle immagini.
Per i bambini molto piccoli soprattutto si lavora molto in squadra e insieme si svolge un lavoro grande di semplificazione: fino a quando non si arriva al livello del bambino che è un livello molto alto.

Spesso si usa la parola imbastire, proprio come quando si fa un vestito.
Quando parlo con i miei editori o con gli illustratori dico: “Ho scritto una prima bozza del testo ma l’ho lasciato lasco”, come si dice con le vele delle barche, cioè ho lasciato il testo molto morbido in modo che, mano a mano che procediamo nel lavoro insieme, possiamo tesare la vela e prendere il vento nella direzione giusta per i bambini, perché sono loro che poi andranno a navigare.


Intervista a Elisa Mazzoli a cura di Martina Crescenzi
in Vita dell’infanzia, Gennaio/Febbraio 2020, Anno LXIX, n. 1/2, pp. 58-64
Rivista dell’Opera Nazionale Montessori

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