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La scuola digitale iperconnessa fa male

Condividiamo la lettera che la docente Mena Senatore, professoressa da trent’anni, ha scritto alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Ministra si fermi! La scuola digitale iperconnessa fa male”.


Cara Ministra dell’Istruzione,

vorrei esprimerle il mio pensiero da docente di scuola secondaria di secondo grado, ma soprattutto mamma.
So che questa lettera non sortirà alcun effetto, ma la situazione orribile che stiamo vivendo che ci fa sprofondare nell’angoscia e nell’incertezza, ci dà la forza di dire e fare tutto quello che forse non siamo riusciti a fare per una vita.
Ho deciso di scriverle facendo appello alla sua sensibilità di donna e docente, non so se lei ha figli.

Insegno da trent’anni e ho visto pian piano persone incompetenti distruggere la scuola, ho protestato quando c’era da protestare, senza ottenere granché, purtroppo.
Ho visto negli ultimi anni anteporre interessi economici e logiche aziendali al benessere dei ragazzi, al sapere, alla cultura, cercando nel mio piccolo di difenderla, ma lo tsunami è troppo potente, il sistema è spesso marcio e sfugge alla nostra comprensione, o forse no.

Lei si è trovata a ricoprire questo ruolo in uno dei momenti più difficili e amari della nostra storia e ci rendiamo tutti conto che non è facile,
tuttavia, desidero esprimerle ciò che mi scuote dentro.

Vorrei che per una volta, a governare, a prendere decisioni sulla scuola, fosse una persona competente, empatica e sensibile al benessere dei bambini e dei ragazzi.
Nell’anno più terribile della storia della scuola, lei potrebbe trovare la sua grande occasione di dimostrare di esserne all’altezza.

La didattica a distanza, da lei tanto decantata, è stata ed è fondamentale in certi casi, soprattutto se diventa un supporto emotivo e psicologico (l’emotività e l’empatia hanno bisogno del contatto fisico, ma adesso la situazione d’emergenza ne azzera ogni possibilità), non lo è, come di fatto sta accadendo, se diventa surrogato della didattica vera, in presenza: una didattica a oltranza, una sorta di accanimento terapeutico che stride con quello che sta accadendo nelle nostre vite.

I bambini, i ragazzi, sono stressati dalla miriade di contenuti su contenuti da scaricare ogni minuto, le famiglie stremate, ma lei va avanti.

Parto subito da una considerazione che riguarda la salute di studenti e docenti: l’iperconnessione fa male.

I bambini e i ragazzi stanno subendo, grazie alla smania in cui molti docenti e dirigenti sono scivolati in seguito alle sue direttive, un ciclone elettromagnetico senza precedenti che lascerà danni ben superiori di quelli dai quali stiamo proteggendo i nostri figli.

Credo le siano noti gli effetti delle onde EM studiati dall’Istituto Ramazzini di Bologna e tanti altri sul sistema immunitario, sul DNA, sulle cellule degli organismi viventi, e in particolare dei minori i quali, fino a 16 anni ci insegnano gli esperti, hanno una membrana cerebrale più sottile rispetto a quella degli adulti per cui la penetrazione di onde è del 60% maggiore.

Altro pericolo: l’iperconnessione e la dipendenza.
Legittimare l’uso dei mezzi digitali per tante ore al giorno non fa che accrescere il rischio di dipendenza dai mezzi stessi, con conseguenze disastrose su ritmi sonno-veglia, su metabolismo, su comportamenti di vario genere.
A tal proposito, una lettura illuminante potrebbe essere per lei Demenza digitale di Manfred Spitzer, neuroscienziato tedesco. Accanto a lui, tanti altri neuroscienziati (Steiner, Christakis, Greenfield ecc) affermano la correlazione tra dipendenze e disturbi dell’attenzione, della memoria, della concentrazione.
Se aggiungiamo a questo l’impossibilità per i bambini di muoversi, dovuta all’emergenza, il cocktail è micidiale.

Come vede, la mia preoccupazione tocca diversi aspetti, non ultimo quella della salute fisica (vista, sistema muscolo-scheletrico ecc).
E poi non ignorerei i rischi cui stiamo esponendo i minori fornendo i loro dati su piattaforme digitali, autorizzando video e pubblicazione di
immagine. Non mi addentro in questo discorso, poiché non sono un’esperta in informatica, ma non ci vuole molto per rendersene conto.
Ho già sentito di casi di accessi illegittimi e altri spiacevoli episodi. Ai docenti sta imponendo qualcosa che non rientra nei loro obblighi e doveri approfittando dello spirito di missione che caratterizza la categoria, unito a una specie di complesso di inferiorità o timore del giudizio dell’opinione pubblica.
Non avremmo mai lasciato, in ogni caso, i nostri alunni soli in questa situazione.

Io non so quale potrebbe essere l’alternativa, è una cosa troppo grande alla quale nessuno di noi era preparato, ma sono sicura che se si organizzasse tutto nell’interesse dei minori, si troverebbe la soluzione giusta.
Nel fare questo, la prego di ascoltare chi possa illuminarla e aiutarla a pensare al meglio per i nostri figli. Si rivolga a psicologi dell’età evolutiva, pedagogisti, pediatri e neuroscienziati, per favore, prima di adottare decisioni!

I bambini stanno pagando un prezzo troppo alto, stanno vivendo un’esperienza senza precedenti alla quale nessuno di noi riesce ad attribuire un senso.

Si fermi un attimo, cara Ministra, e si dia un’occasione per dimostrarsi all’altezza del compito che è chiamata a svolgere.
Sia capace di superare certe bieche visioni aziendali della scuola, con la legittimazione della Dad il processo di aziendalizzazione sarebbe completo, come quelli che l’hanno preceduta e che l’hanno distrutta.
Anni e anni di tagli ai due pilastri della società, la scuola e la sanità, ci stanno facendo ora raccogliere gli amari frutti.
Nel primo caso stiamo pagando con i morti, con le strutture al collasso, con gli ospedali chiusi.
Nel secondo caso, con scuole e classi incompatibili con la possibilità di riapertura e pagheremo ancora con generazioni devastate.

Colgo l’occasione per augurarle buon lavoro e la ringrazio per l’attenzione.


di Mena Senatore
Docente e autrice di Bambini digitali.

Leggi l’articolo originale: Professoressa da 30 anni, scrive ad Azzolina: “Ministra si fermi! La scuola digitale iperconnessa fa male”

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