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Homeschooling e unschooling: orientarsi tra le tipologie di apprendimento parentale.

L’homeschooling e l’unschooling sono due tipologie di apprendimento parentale. Sono entrambe due forme di istruzione famigliare, gestite cioè direttamente dalla famiglia, che tengono conto dei bisogni e delle aspirazioni sia della famiglia che del bambino, declinandoli all’interno delle cosiddette competenze chiave. Ma come si organizzano, nella pratica, queste specifiche modalità di apprendimento? Nell’articolo Nunzia Vezzola, docente, mamma homeschooler e socia fondatrice di Laif, confronta homeschooling e unschooling, mettendone in luce differenze e punti d’incontro.


Homeschooling: le possibilità della scuola a casa

Chi fa scuola a casa di solito ha svariate possibilità; ne cito di seguito alcune, senza pretesa di esaustività:

  • iscrivere il bambino a una scuola parentale, o a una scuola online, o crearne una con un gruppo di genitori che si trovano a fare un percorso analogo;
  • fargli prendere lezioni, in presenza o a distanza, almeno in alcuni ambiti dello scibile, scegliendo accuratamente i docenti e le varie offerte formative;
  • provvedere direttamente ai momenti dedicati all’apprendimento, gestiti sia all’interno della famiglia (magari con il supporto di zii, nonni, cugini o altri), sia in cooperazione con altre famiglie homeschooler.

Nel primo caso, se in famiglia ci sono delle competenze, queste si possono mettere a disposizione dei bambini.
Ma è molto interessante anche imparare insieme: cosa c’è che un ragazzino debba studiare e che i suoi genitori non possano apprendere insieme a lui?
Nel secondo e terzo caso è possibile organizzare uno scambio di competenze fra genitori, dove, per esempio, il papà inglese passa una mattina alla settimana a giocare o conversare con il gruppetto di bambini (tra cui anche suo figlio), la mamma ingegnere fa matematica con tutti e l’altro papà pittore li coinvolge in una creazione artistica.
I momenti strutturati di apprendimento, nell’homeschooling, sono in genere piuttosto limitati, per lo meno fino alla biennio delle superiori incluso, anche in caso si scelga una modalità più vicina all’approccio di tipo scolastico.

Mi viene in mente una mia collega (docente di lingue anche lei) che ha fatto un viaggio di sei mesi intorno al mondo con la famiglia. I suoi figli per tutto quel periodo hanno perso le lezioni scolastiche e, essendo sempre in giro, il tempo per fermarsi a studiare di fatto non c’era. I momenti dedicati allo studio si riducevano alle ore di attesa in aeroporto: lì si svolgeva la “scuola a casa”, con la mamma e il papà come insegnanti per un totale risibile di ore, ovviamente.
I ragazzi, al loro rientro, hanno superato brillantemente l’esame di idoneità, a tal punto che gli stessi genitori ancora non riescono a capacitarsi.
Sicuramente sono ragazzi molto motivati e talentuosi, ma è anche vero che i risultati sono buoni in generale sia perché il rapporto docente-allievi è estremamente vantaggioso, sia perché la mente è libera e ricettiva, non essendo continuamente sottoposta alle sollecitazioni di uno zapping costante fra le materie scolastiche.

Unschooling: cos’è l’apprendimento autoguidato

Chi opta per l’apprendimento autoguidato (o naturale o informale) di solito si muove all’interno di una vastità enorme di possibilità, tanto ampie e diversificate quanti sono i bambini in istruzione parentale.
Ecco alcuni esempi di soluzioni organizzative dell’apprendimento se si sceglie l’unschooling:

  • anche se non sono la maggioranza, ci sono famiglie che viaggiano spesso per motivi di lavoro e i figli si spostano con i genitori: alcuni mesi in un Paese, un anno in un altro, e via così; ogni volta nuovi amici, una nuova lingua, nuove abitudini, una nuova casa, con tutti gli input che questo comporta;
  • esistono famiglie di artigiani e artisti, che creano con svariate tecniche o modalità e partecipano a eventi di vario genere nel loro settore; anche loro spesso si portano appresso la prole nei loro spostamenti, rendendo i figli partecipi di momenti ricchi e stimolanti;
  • molte famiglie hanno un lavoro che non richiede grandi spostamenti, fanno una vita più sedentaria e con una routine quasi prevedibile. Ma anche in questi casi, le occasioni di apprendere per il bambino sono abbondanti e offerte con generosità dalla realtà e dalla comunità in cui è immerso.

È importante che i ragazzini abbiano il tempo e gli spazi per giocare liberamente, che non vengano esclusi dalla vita degli adulti che li accompagnano, che siano ammessi come spettatori del mondo adulto e che abbiano libero accesso alle attività per cui provano interesse.
In effetti, i bambini imparano osservando i genitori e gli adulti vivere la vita quotidiana, fare le cose di tutti i giorni e imparare a loro volta cose nuove.

È importante che i bambini stiano in un ambiente in cui gli adulti agiscono

John Holt sottolinea quanto sia fondamentale che i fanciulli siano immersi in un ambiente in cui vedono gli adulti agire. Deve passare il messaggio che imparare non è una cosa da bambini, ma un processo che coinvolge tutti gli esseri umani  a tutte le età.
Dal bisogno di emulazione, unito all’istinto di apprendere, scatta la molla della curiosità. Non serve che spieghiamo o mostriamo o proponiamo qualcosa, anzi, può essere controproducente. Ricordiamo John Holt: «» «Ho il sospetto che molti bambini imparerebbero l’aritmetica, e la imparerebbero meglio, se fosse illegale».

Homeschooling e unschooling per accompagnare i figli nel loro percorso di apprendimento

In tutti i casi, l’apprendimento è un processo misterioso e continuo che avviene nel tempo. Se un bambino non risponde immediatamente a una sollecitazione non significa che l’approccio non sia corretto e nemmeno che il ragazzino sia svogliato; soltanto, potrebbe non essere ancora il suo momento per alcuni temi. A queste condizioni, tutti i genitori, anche senza titoli di studio, sono potenzialmente in grado di accompagnare i propri figli nel loro personale processo di apprendimento.


di Nunzia Vezzola
Docente di scuola superiore, mamma homeschooler e socia fondatrice dell’Associazione Istruzione Famigliare – www.laifitalia.it

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