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Cos’è cambiato a un anno dall’arrivo del Covid?

Sono scoccati 12 mesi, un anno, un giro completo attorno al Sole.
E siamo ancora nelle stesse condizioni.

“Quindici giorni di chiusura”, ci avevano detto. Poi “teniamo duro ancora qualche settimana e ci riabbracceremo a Pasqua”, avevano ripetuto. “Persa la Pasqua, salveremo l’estate”, ci avevano garantito. Passata l’estate con distanziamento e bavaglio (“ma così potremo riaprire a settembre, anche la scuola!”), neanche il tempo per i ragazzi di salutarsi e riavviare le lezioni, che la girandola è ripartita: quarantene, chiusure, DAD al 50%, al 75%, a settimane alterne.
Un manicomio.
“Ma questo servirà per poterci riabbracciare a Natale” e poi il Natale è andato come sappiamo, ma ancora un piccolo sforzo e poi ripartiremo normalmente nel 2021. Così ci hanno ripetuto.
Ora siamo a fine marzo e sappiamo già che la Pasqua sarà persa per la seconda volta.
Un anno devastante sul piano psichico, sociale, economico e sanitario. E le cosiddette “misure di contenimento e contrasto al virus” hanno provocato danni immensamente più gravi del virus stesso.

Ma chi ha patito, e sta patendo più di tutti, sono i bambini e i ragazzi.
Su di loro è calata un’azione malvagia, che li ha privati degli alimenti sani (una normale socialità, le relazioni con i compagni e gli insegnanti, lo sport, i parchi gioco) e li ha costretti ad accettare cibo tossico (sedentarietà davanti a uno schermo, sterilizzazione dei contatti sociali, vita online, distanziamento, mascherina obbligatoria anche nei servizi igienici).
Il grido di allarme da parte di molte centinaia di psicologi dell’età evolutiva, di pediatri, di educatori è passato inosservato. Ha prevalso la paura, il terrore sparso a piene mani ogni minuto, ogni ora, ogni giorno da tutti i media, i Tg, i giornali. Il senso delle proporzioni è evaporato, tutto ha assunto contorni plumbei, la capacità di discernere si è annullata.
E intanto i ragazzi si avviano a perdere il secondo anno scolastico.
Non ci si illuda che la DAD possa in qualche modo supplire. Sono innumerevoli ormai gli studi (ma basterebbe stare insieme con i nostri figli una mattina per vederlo di persona) che attestano il fallimento integrale di una modalità che si pone agli antipodi di qualsiasi esigenza pedagogica, didattica e psicofisica.

Certo non mancano voci che protestano, che mettono in luce questi aspetti catastrofici, che chiedono a gran voce la riapertura. Ma sono poche, isolate, non fanno massa.
A ben vedere il governo qui ha un potentissimo alleato: sono le stesse famiglie purtroppo, che in maggioranza non solo sembrano accettare volentieri questo orrore, ma criticano (anche ferocemente) i genitori che ne chiedono la fine.
A tutti questi genitori, che in buona fede sostengono questa misura feroce e disumana credendo di fare il bene dei propri figli, suggeriamo di informarsi per esempio su quello che succede all’estero. E, per limitare il confronto all’Europa, sarebbe opportuno domandarsi per quale ragione la Francia non ha chiuso le scuole, la Spagna neppure, la Germania le ha riaperte da tempo, la Svizzera (che confina con la Lombardia!) ha le scuole aperte. E non citiamo altre realtà (come la Russia o l’India) dove l’esperienza Covid è stata dichiarata chiusa e la gente vive normalmente.

Da noi invece il ministro attuale dichiara che la DAD continuerà anche dopo la fine dell’emergenza rivelando quindi un sinistro obiettivo che nulla ha a che fare con la salute, ma piuttosto con la violenta trasformazione della scuola pubblica in qualcosa di radicalmente differente, con modalità estremamente digitalizzate e fortemente inspirato alle idee anti-umane che da più parti vengono suggerite, proposte, imposte.

Come genitori e cittadini, ci stiamo chiedendo quali sono i veri obiettivi di questo inferno?
Siamo in grado di informarci da soli?
Siamo capaci di maturare una nostra visione?
O preferiamo stare davanti alla televisione con la bocca aperta e lo sguardo spento?
Che ognuno si dia una risposta.


di Anita Molino
Editore Il leone verde.

Un commento

    • Andrea Botteon

    • 4 anni fa

    Sono un papà, fortunosamente in istruzione famigliare riguardo ai miei figli, da più di quattro anni, e devo dire che la maggioranza dei genitori che conosco, frequento, accettano passivamente tutto quello che “il sistema” cala dall’alto, il dio televisore è ben lontano dall’essere superato.

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