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homeschooling

Molte famiglie in homeschooling, a fine anno, sostengono un esame o un accertamento, trovandosi così di fronte alla necessità di predisporre un “programma svolto”.
Questa incombenza è spesso motivo di ansia e di insicurezza.

Nunzia Vezzola, docente e socia fondatrice dell’Associazione di Istruzione Famigliare, spiega quali sono le differenze tra esame e accertamento, quando scegliere uno e quando l’altro, e come preparare un “programma” ad hoc, seguendo le “Indicazioni nazionali per il curricolo”.

Che differenza c’è fra esame e accertamento?

La differenza è che l’esame è un concetto scolastico (una misurazione delle conoscenze e competenze sulla base di un programma dato), mentre l’accertamento si riferisce al diritto-dovere genitoriale di istruire i figli e verifica la sussistenza di un percorso di apprendimento a favore del bambino o del ragazzo.

Concretamente, di solito l’esame è organizzato per materie, si effettua tramite delle verifiche scritte e/o orali, si svolge davanti a una commissione composta da più docenti, ha la pretesa dell’oggettività, quindi della misurabilità. L’esame valuta i contenuti: le tabelline in terza elementare, le frazioni in quarta, e così via.
L’accertamento può avvenire attraverso un colloquio (talvolta anche solo fra dirigente, bambino e genitori), non è organizzato per materie, né in base a un programma, bensì si sviluppa a partire dal percorso di apprendimento del bambino, dai materiali che ha portato, o dalle cose che racconta spontaneamente. È finalizzato infatti ad accertare che il bambino sia dentro a un processo di apprendimento personale, nel quadro delle competenze e delle “Indicazioni nazionali per il curricolo”, ma non valuta i contenuti di questo percorso.
Esame e accertamento danno lo stesso esito: entrambi validano il percorso di istruzione parentale (homeschooling) e tale validazione si esprime attraverso il concetto “idoneo” oppure “non idoneo” in tutti e due i casi. Per questo, formalmente, il dirigente scolastico, rilascia in entrambi i casi un attestato di idoneità.

Di solito, scelgono l’esame le famiglie che intendono inserire i propri figli nel percorso scolastico standard per l’anno successivo, oppure quelle che desiderano una validazione del proprio curriculum, o ancora quelle che seguono i libri di testo e/o la programmazione delle scuole.
Invece, le famiglie che lasciano il bambino libero di imparare in autonomia, secondo le leggi biologiche, quelle che praticano un approccio informale all’apprendimento, sono più propense a richiedere una forma di accertamento rispettosa e coerente con il percorso di apprendimento intrapreso.Poniamo il caso di un ragazzino, appassionato per esempio di storia, che a 8 anni legge libri sui dinosauri, sui pirati, sugli Egizi, sui Romani, sui cavalieri del Medioevo e sulla mafia, chiede ai genitori di portarlo al museo, di vedere documentari e in generale di parlare con lui delle sue scoperte. Non avrebbe senso fargli un esame basato sul programma svolto dalla classe di suoi coetanei che lui non ha frequentato. I bambini in classe avranno studiato la preistoria, gli Assiri e i Babilonesi, i Fenici, lui invece è affascinato da altre civiltà, dalle loro caratteristiche, dalla loro cultura e ricerca informazioni su di esse perché spinto dalla curiosità e dall’interesse. Si è interessato di mafia per un monumento sulla piazza del paese, dedicato alle vittime della criminalità organizzata. E da questo elemento del suo territorio, il ragazzino ha preso le mosse per delle autentiche ricerche su una tematica trasversale alle materie scolastiche, che abbraccia l’educazione civica e il diritto, così come la storia e la geografia.
La verifica dell’esistenza di un percorso di apprendimento nel caso di questo ragazzino potrà consistere in una conversazione che gli dia l’occasione di mostrare le sue scoperte e avventure nel mondo della conoscenza.

Cosè un programma?

Premesso che i programmi ministeriali non esistono più, ma sono stati sostituiti da
traguardi e obiettivi generali con il focus sulle competenze, il “programma svolto” rappresenta il resoconto sintetico del percorso svolto, o delle sue parti salienti; è un elenco di obiettivi raggiunti, di vette scalate.
In ambito scolastico, il programma è organizzato per materie ed è solitamente una semplice lista. Per cui la storia è, per esempio, separata dall’inglese e non si può fare storia in inglese (cioè, si può, ma allora si deve chiamare CLIL ed è un progetto a parte, quindi un programma a sé).
In un programma scolastico, di solito si riportano le conoscenze acquisite, le abilità e le competenze sviluppate durante l’anno; si fa una tabella, o un elenco, finendo così per assomigliare molto all’indice del libro di testo.
In homeschooling non è necessario che un “programma svolto” sia per forza strutturato in questo modo: il punto di riferimento per l’istruzione sono le “Indicazioni Nazionali” con le otto competenze chiave. È questo il punto di partenza del “programma”, è lì che sono contenuti gli obiettivi e i
traguardi delle varie tappe dell’apprendimento. Proprio la loro declinazione in riferimento all’esperienza di apprendimento del bambino è il nostro “programma svolto”.

In homeschooling si può proporre un portfolio?

In ambito professionale, per portfolio si intende una raccolta di documenti, o una selezione di lavori, foto, materiali, che vengono presentati come esemplificazione del proprio stile e delle proprie capacità tecniche; di solito quindi un portfolio è corredato da documenti di vario genere, scelti in modo tale da rendere testimonianza di un’evoluzione o di alcune peculiarità.
Se vogliamo riprendere l’esempio precedente della storia, i traguardi previsti alla conclusione della scuola primaria sono riassunti in questo paragrafo delle “Indicazioni Nazionali per il curricolo”:

  • L’alunno riconosce elementi significativi del passato del suo ambiente di vita.
  • Riconosce e esplora in modo via via più approfondito le tracce storiche presenti nel territorio e comprende l’importanza del patrimonio artistico e culturale.
  • Usa la linea del tempo per organizzare informazioni, conoscenze, periodi e individuare successioni, contemporaneità, durate, periodizzazioni.
  • Individua le relazioni tra gruppi umani e contesti spaziali.
  • Organizza le informazioni e le conoscenze, tematizzando e usando le concettualizzazioni pertinenti.
  • Comprende i testi storici proposti e sa individuarne le caratteristiche.
  • Usa carte geo-storiche, anche con l’ausilio di strumenti informatici.
  • Racconta i fatti studiati e sa produrre semplici testi storici, anche con risorse digitali.
  • Comprende avvenimenti, fatti e fenomeni delle società e civiltà che hanno caratterizzato la storia dell’umanità dal paleolitico alla fine del mondo antico con possibilità di apertura e di confronto con la contemporaneità.
  • Comprende aspetti fondamentali del passato dell’Italia, dal paleolitico alla fine dell’Impero Romano d’Occidente, con possibilità di apertura e di confronto con la contemporaneità.

Il nostro ragazzino in homeschooling appassionato di storia ha quindi spontaneamente raggiunto praticamente tutti i traguardi previsti, muovendosi al loro interno in modo naturale, sospinto dalle sue passioni e dagli stimoli che gli giungono dalla famiglia e dall’ambiente umano, sociale e fisico in cui vive. Forzarlo all’adesione a un programma predeterminato comporterebbe il rischio di soffocare il suo bisogno di esplorazione.
I vantaggi di un apprendimento naturale, in sintonia con le leggi biologiche, sono innumerevoli; ricordiamo qui soltanto la permanenza e solidità delle conoscenze e competenze acquisite, sulle ali dell’entusiasmo, per bisogno personale, come risultato di una ricerca.

Se la famiglia interpreta l’homeschooling come un’opportunità per offrire al proprio figlio un percorso personale, tarato sulle sue caratteristiche, potrebbe predisporre un portfolio che prenda le mosse, per esempio nel caso della storia, dal paragrafo delle “Indicazioni Nazionali” sopra riportato (eventualmente corredato dagli obiettivi previsti) e declinarlo nello specifico del bambino in questione, indicando e documentando le fasi principali e gli strumenti di questo percorso personale nella storia.
Perciò il portfolio conterrà, poniamo, l’elenco dei libri che il bambino ha letto, dei musei che ha visitato, delle mostre e/o dei film e documentari che ha visto, della gita agli scavi archeologici nel comune vicino a cui ha partecipato, e così via.
Sarebbe utile anche corredare il tutto mediante ulteriore documentazione, come foto, filmati, disegni, elaborati scritti e altro.
Indicheremo anche se il bambino ha svolto parte o tutte le fasi delle sue indagini in un’altra lingua, e segnaleremo di quali supporti o documenti si è servito.
Aggiungeremo se nostro figlio si è cimentato in attività manuali o di altro tipo: se si è cucito abiti di una certa epoca, se ha cucinato dei piatti secondo la tradizione dell’antica Roma, se ha realizzato delle piccole manifatture, per esempio, dei vasi o delle suppellettili.
È anche un’idea quella di portare questi materiali autoprodotti al colloquio di accertamento.

Naturalmente, potrebbe darsi che ci si debba confrontare con l’obiezione che mancano gli Assiri e i Babilonesi, o cose simili. Ma le “Indicazioni Nazionali”, che sono legge dello Stato, supportano ampiamente la nostra posizione: non entrano nello specifico, non fanno un elenco esatto delle civiltà da studiare, ma indicano solo un possibile punto di partenza (il paleolitico) e un possibile punto di arrivo (la fine dell’Impero Romano), con aperture anche alle epoche successive.
Inoltre è noto che la successione cronologica dei fatti non è l’unico modo di studiare la storia, che le materie non hanno confini se non per convenzione.
In fondo, chi fa homeschooling ha scelto, nella maggior parte dei casi, di non seguire un percorso di tipo scolastico.


di Nunzia Vezzola
Autrice, docente di scuola superiore e socia fondatrice di LAIF Associazione Istruzione Famigliare.

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