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C’era una volta una giovanissima ragazza, potremo definirla una ragazzina.
Certamente lei non sopporterebbe più di essere chiamata “bambina”, anche se quando disegna, colora, si veste e si pasticcia il viso facendo prove sull’uso dell’ombretto, un po’ bambina lo è ancora.
Ha imparato a farsi la treccia da sola, quella alta che parte dall’attacco dei capelli: un’impresa durata un pomeriggio, ma che sta portando bellissimi risultati. Piano piano affina la tecnica. Piano piano capisce come fare.
Poi ha imparato a lavarsi da sola i capelli, a testa in giù sulla vasca. E a mettersi l’asciugamano a turbante. Inoltre ultimamente non vuole più farsi vedere nuda dal fratello minore, ma neppure da papà. Chiude la porta del bagno e fa la doccia da sola.
Insomma la nostra “bambina” sta crescendo.

È in questi momenti che la relazione con mamma è fondamentale.
Quando una mamma sta con i propri figli, ascolta ognuno con attenzione, ne guida con pazienza la crescita e cerca di gettare le basi di un dialogo fatto di gesti e parole¹, vuol dire che quando giungerà a questa fase di crescita della propria figlia, avrà già risposto ad alcune questioni importanti.
Prima di tutto avrà già capito che è una femmina, come la mamma.
Le femmine sono differenti dai maschi dal modo in cui si approcciano alla vita, a partire dalle piccole cose: per esempio dal fatto che le femmine sono più sensibili alla musica rispetto ai maschi, vedono in modo differente, sono attratte dai visi delle persone e sanno orientarsi attraverso punti di riferimento².
La nostra ragazzina ha già avuto l’opportunità di rivolgere alcune domande alla mamma: perché a volte ha mal di pancia? Cosa vuole dire quando c’è bisogno di cambiarsi il pannolino (più piccolo di quello dei bambini, ma simile)? E perché il papà ogni tanto le porta dei fiori?
Sono domande legittime, alle quali mamma ha risposto con serenità e parole semplici, rispettando l’età nelle quale le sono state rivolte.
La ragazzina le ha chiesto alcune volte dei fiori del papà: una volta, quando aveva cinque anni, la mamma le ha risposto che papà voleva dirle che le vuole bene; la seconda volta aveva nove anni e la mamma le ha risposto che amarsi tutti i giorni non è facile, perché ci si stanca e talvolta capita di discutere e rispondersi male. Volersi bene è un impegno grande che implica tanto sforzo.

Perché i papà non partoriscono?
Anche questa domanda, stimolata dall’arrivo di un fratellino, ha avuto risposte adeguate con l’età. Adesso, che la ragazzina sente il bisogno di mettersi un po’ di deodorante dopo che è andata a ginnastica, sa cosa vuole dire quello che mamma le ha spiegato: sono le mamme a partorire perché loro accolgono la vita, mentre i papà la donano.
Sia le mamme, sia i papà sono importanti per i bambini, ma mentre le mamme hanno un corpo e una mente che è più portata a cullare i bambini, i papà hanno più propensione a proteggere le mamme mentre cullano il bambino. Le mamme sono morbide, calde e, soprattutto, hanno il latte (che il fratellino pareva proprio gustare anche quando mangiava già il pollo!).
Tutte le coccole, a ogni età, fanno bene. Ecco perché papà porta i fiori a mamma, e mamma prepara la pizza che a papà piace tanto. Quando ci si vuole bene, si cresce e si mette al mondo uno, due o più bambini. E per farli crescere sereni, li si coccola.
La nostra ragazzina lo sa bene, perché talvolta cerca ancora tanti abbracci dalla mamma, soprattutto quando scoppia a piangere per nulla. Ma non è vero che non è nulla: bensì è qualcosa! La vita che cambia, il corpo e il cervello che si stanno “ingrandendo” per conoscere di più (infatti, com’è diversa la scuola secondaria dalla primaria!). “Però che barba! Io volevo ancora farmi fare le coccole da mamma e papà”, sembra pensare la nostra ragazzina.
Mamma e papà ci saranno sempre, per le coccole e per stare vicini alla nostra ragazzina, anche quando lei non li vorrà, anche quando lei crederà di volere più libertà ma avrà comunque bisogno di essere guidata.

Insomma, la nostra ragazzina è lì che sta crescendo e con mamma pensano che sarebbe meglio conoscersi insieme, conoscere la femminilità, sapere come funziona il corpo e l’animo di una donna. Magari facendosi aiutare da chi ne sa di più.
Mamma e figlia, allora, decidono di prendersi qualche ora per loro, per stare insieme. Con altre mamme e altre bambine fanno un percorso di consapevolezza che si chiama “Il corpo racconta”³ e lo tiene una Consulente dei Metodi Naturali, quella che ha insegnato alla mamma tante cose sul suo ciclo ovarico.
Attraverso questo corso, la nostra ragazzina scopre tante cose che non sapeva, per esempio che le donne devono conoscersi e capirsi, perché è importante per la loro salute e perché capirsi vuol dire rispettarsi e, soprattutto, farsi rispettare.
Conoscersi vuole dire sapere che si possiede un valore immenso, enorme, e che si è preziose, in quanto donne, in quanto persone.
Adesso, quando ha qualche domanda sull’essere femmina, la nostra ragazzina ha un bel libro da sfogliare con mamma: un libro che le sta insegnando che il femminile è un tesoro!


di Rachele Sagramoso
Ostetrica e mamma di sette figli, si dedica alla preparazione alla maternità e al femminile e alla prevenzione della cosiddetta “violenza ostetrica”.


¹ M. Incurvati, G. Petrichella, 100.000 baci. L’educazione affettiva e sessuale in famiglia, Città Nuova, Roma, 2019.
² T. Cantelmi, M. Scicchitano, Educare al femminile e al maschile, Paoline, Milano, 2013; G. Guzzo, Cavalieri e principesse. Donne e uomini sono davvero differenti, ed è bello così, Cantagalli, Siena, 2017.
³ https://www.metodobillings.it/incontri-mamma-e-figlia/

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